Il tribunale a Senigallia a rischio di chiusura
Silvana Amati difende la sezione distaccata: "Risolvere i problemi e non aggravarli"
Tra le tante novità poste in essere dall’ultima manovra finanziaria, approvata come è noto con il voto contrario dei parlamentari del Partito Democratico, c’è la previsione, entro un anno, della chiusura di molte sezioni distaccate di tribunali al fine dichiarato di risparmiare e razionalizzare personale e strutture.
Obbiettivo legittimo, anzi auspicabile e auspicato in una organica riorganizzazione di tutto il settore giustizia. Obbiettivo legittimo se ce ne fossero le condizioni, ossia se la situazione complessiva del sistema non fosse già quasi al collasso in tutto il Paese ed anche nella nostra provincia, a partire dal tribunale di Ancona.
Qui il carico di lavoro è già notevolissimo,con un organico insufficiente, tanto che anche per ottenere la semplice copia di un verbale si dice ci possano volere una o due ore.
I tempi dei processi risultano oggettivamente inaccettabili se è vero che per una causa civile ci vogliono mediamente cinque anni.
Nella situazione attuale invece la sezione del Tribunale di Senigallia è caratterizzata da un’elevata produttività ed efficienza, sia nel settore civile sia in quello penale, tanto che nel 2009 si sono svolti 500 processi penali e circa 400 civili.
In caso di soppressione certamente si aprirebbero numerosi problemi soprattutto per gli utenti. Verrebbe trasferito ad Ancona anche l’ufficio del Giudice di Pace, che ha competenza nelle liti minori e in materia condominiale, nelle cause di opposizione alle sanzioni amministrative come le contravvenzioni stradali. Ufficio al quale dunque i cittadini ricorrono con particolare frequenza.
Con la soppressione della sezione di Senigallia e il suo trasferimento, oltre che per i processi, ci si dovrebbe recare ad Ancona anche per la semplice accettazione dell’eredità e per tutte le questioni attinenti al Giudice Tutelare. Senigallia inoltre raccoglie l’utenza di tutta la valle del Misa, copre cioè un territorio vasto.
La concentrazione ad Ancona comporterebbe nella realtà effetti diametralmente opposti a quelli che la manovra vorrebbe realizzare con risultati contrari all’efficienza che si vorrebbe ottenere con il trasferimento nella sede centrale. Sono queste le considerazioni che obbligano tutti, a partire da chi governa il Paese, ad un impegno per verificare se si possano realizzare condizioni almeno di rinvio del provvedimento in attesa di una vera riforma di tutto il sistema.
Una riforma che tratti finalmente in modo esaustivo della riorganizzazione del sistema giudiziario, dalle regole per l’amministrazione della giustizia alla non secondaria riallocazione delle risorse e del personale.
da Silvana Amati
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