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Primavera Araba: un palestinese e un egiziano l’hanno raccontata a Senigallia

La rivoluzione egiziana e la questione israelo-palestinese discusse in Biblioteca

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Piazza TahrirNel pomeriggio di mercoledì 21 settembre, di fronte ad un pubblico purtroppo poco numeroso, si è tenuto il già annunciato incontro dal titolo "La Primavera Araba – il racconto di chi l’ha vissuta". L’iniziativa è stata organizzata in concomitanza con l’Assemblea ONU dei Popoli e la Marcia per la Pace Perugia-Assisi.

Presiedevano l’Assessore Schiavoni per il Sindaco Mangialardi assente per un piccolo intervento e Orietta Candelaresi Presidente della Scuola di Pace “V. Buccelletti”.

I relatori sono stati: Ziad Abdel-Hamid El-Elaimy avvocato egiziano attivista per i diritti umani nonché membro dell’Esecutivo della Coalizione Gioventù della Rivoluzione egiziana e Yousef Nasser, palestinese, Professore di Economia e poi preside di Facoltà all’Università di Birzeit e dal 2005 sindaco eletto di Birzeit.

Il primo relatore Ziad Abdel-Hamid El-Elaimy ha parlato della rivoluzione egiziana durata 18 giorni spiegando come sia stata del tutto pacifica da parte della popolazione.

Non altrettanto è stata invece l’azione del governo che, sostenuto dai governi occidentali, ha risposto alle manifestazioni con la violenza uccidendo persone inermi tra cui donne e bambini.

Ha voluto sottolineare, sollecitato dal pubblico che si è mostrato molto interessato ed ha partecipato attivamente al dibattito, come la rivoluzione sia stata "La rivoluzione di tutti" ossia anche di coloro che a vario titolo sono spesso emarginati o quasi dalla vita pubblica, come ad esempio le donne o i cristiani.
Lo sforzo comune, supportato dalla comunione di intenti, sta ora continuando in vista delle elezioni e della stesura della nuova costituzione.

Tuttavia non mancano le insidie non solo interne ma, forse anche più pericolose, esterne come ad esempio quelle dall’Arabia Saudita e dallo stesso Occidente che finanzierebbero gruppi di persone per destabilizzare la situazione e boicottare l’attività del nuovo governo.

Il secondo relatore, Yousef Nasser ha riportato l’attenzione ai nostri giorni e a ciò che sta accadendo all’Assemblea ONU dei Popoli.

La Palestina preme per ottenere il riconoscimento di Stato, condizione che avrebbe dovuto appartenerle dal lontano 1947 quando l’ONU stabilì la creazione in quella regione di due stati uno palestinese e l’altro ebraico. Nel 1948 invece fu fondato il solo stato di Israele, determinando così la diaspora dei palestinesi.

Ora la rivendicazione della statualità da parte della Palestina si spiega soprattutto per le condizioni in cui versa il suo popolo sottoposto a violenze, angherie e soprusi da parte di quello israeliano che tra l’altro continua a limitarne diritti e a sottrarre terre con insediamenti ingiustificati, costruzioni di muri, blocchi e quant’altro.

Solo la condizione di Stato consentirebbe alla Palestina di invocare l’intervento del Tribunale internazionale per i diritti umani contro lo stato di Israele.
Nasser ha addirittura paragonato la convivenza palestinese – israeliana a quella passata in Sudafrica tra neri e bianchi.

E infine, a conclusione del suo intervento, ha proposto una sua ipotesi di soluzione della questione palestinese – israeliana. Tutti in genere pensano che la soluzione migliore sia quella di dividere il territorio in due parti: due popoli quindi due stati.

Ma considerando la frammentarietà del territorio abitato dai palestinesi inframmezzati dalle colonie ebraiche (ai palestinesi occorre un lasciapassare, pena l’arresto, per poter circolare), perché non pensare invece a due popoli ed un solo stato? Ipotesi molto audace, ma non così irragionevole.


di Claudio Leone

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Giovedì 22 settembre, 2011 
alle ore 16:57
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