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Concluso l’omaggio di Senigallia a Mario Giacomelli: afflusso record di visitatori

"Entusiasta" l'Assessore Schiavoni. "Altri progetti in partenza" con il Musinf diretto da Bugatti

Mario Giacomelli
Afflusso record
di pubblico per le ultime mostre inserite nell’ambito dell’articolato progetto "M’arcord Mario. I luoghi, i volti e le parole di Mario Giacomelli", che Senigallia ha realizzato come affettuoso omaggio al noto fotografo e illustre cittadino.

Tra il 31 agosto e il 4 settembre, hanno infatti chiuso i battenti la mostra "Storia della fotografia a Senigallia: il gruppo Misa" allestita al Musinf, Museo d’Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia e visitata da 3.300 persone; "Una stagione sconosciuta: Mario Giacomelli e Aroldo Governatori", ampiamente apprezzata da oltre 4.500 visitatori a Palazzo Ducale tanto da essere prorogata di qualche giorno; e "Lavoro contadino e paesaggio agrario: le fotografie di Mario Giacomelli nel Museo Anselmi", percorso riallestito per l’occasione nel Museo di Storia della Mezzadria, ammirato da oltre 2.200 persone.

Accanto al successo di pubblico, si segnala anche il successo in ambito critico e editoriale delle iniziative lanciate nell’ambito di "M’arcord Mario". Dalle librerie, anche in campo nazionale, comincia infatti a pervenire la segnalazione che c’è molta attenzione attorno ai cataloghi delle esposizioni senigalliesi, che hanno approfondito le conoscenze sul ruolo di animazione culturale svolto da Mario Giacomelli, attraverso originalissime e finora poco conosciute esperienze di collaborazione con fotografi ed artisti. A questo hanno contribuito in maniera determinante gli apparati e le testimonianze di Achille Bonito Oliva, Simone Giacomelli, Charles Henri Favrod, Jean Claude Lemagny, Katiuscia Biondi, Ada Antonietti.

Si dice "entusiasta" l’Assessore alla Cultura del Comune di Senigallia, Stefano Schiavoni, di fronte alle "migliaia di visitatori presenti alle mostre del progetto dedicato dall’amministrazione a Mario Giacomelli, organizzate a partire dalla tarda primavera e appena concluse". Un bilancio "sicuramente positivo per la cultura a Senigallia, che ci spinge a continuare sulla strada dell’offerta culturale di grande qualità, dato che si traduce in numeri importanti. La stagione espositiva continuerà nei mesi autunnali– anticipa l’Assessore – con grandi nomi della Scuola del Misa della Pittura Analitica, dando naturalmente anche spazio a grandi autori marchigiani".

Estate "assai costruttiva per l’immagine di Senigallia Città della fotografia", osserva il direttore del Musinf Carlo Emanuele Bugatti, anticipando a sua volta che "in settembre l’attenzione sarà puntata sulle esperienze del gruppo Misa, con l’apertura a Palazzo del Duca della mostra dedicata aNiny e al Gruppo Misa. Simbolo della mostra sarà lo splendido ritratto fotografico di Riccardo Gambelli, esponente del Gruppo Misa, eseguito da Giacomelli".

L’itinerario comprenderà oltre a un’accurata suite delle fotografie di Riccardo Gambelli, anche una selezione di fotografie dei maggiori esponenti del gruppo Misa, appartenenti alla raccolta del Museo comunale d’arte moderna e della fotografia. Il settore storico della mostra presenterà, oltre alla documentazione dell’opera di Gambelli, fotografie di Mario Giacomelli, Giuseppe Cavalli,  Ferruccio Ferroni, Paolo Bocci, Bruno Simoncelli, Adriano Malfagia, Piergiorgio Branzi, Silvio Pellegrini. Le fotografie di Gambelli sono state catalogate dalla figlia dell’autore, Anna Gambelli, in collaborazione diretta con il Musinf, attraverso un attento lavoro di ricerca durato oltre due anni.

Successo anche per la mostra "Lavoro contadino e paesaggio agrario: le fotografie di Mario Giacomelli nel Museo Anselmi", percorso riallestito appositamente per l’occasione nel Museo di Storia della Mezzadria "Sergio Anselmi" che in modo permanente conserva le immagini affidate da Giacomelli allo storico Sergio Anselmi.

Una rapida occhiata al libro delle firme nel periodo dedicato al progetto "M’arcord Mario"e si ha la percezione del fascino suscitato dal Museo e dalle foto di Giacomelli: "Quanto hanno amato, Anselmi e Giacomelli, la nostra terra!"; "Bellissimo"; "Grazie"; "Complimenti", e così via.

"Molti i visitatori, i complimenti, le richieste dei cataloghi della mostra, l’apprezzamento per l’intervista a Giacomelli del 1997 – dichiara la professoressa Ada Antonietti, direttrice del Museo e curatrice della mostra e del catalogo – Il successo è stato davvero notevole. Inoltre, le nove strutture ideate da Giuliano De Minicis per le fotografie nel chiostro sono state una suggestiva cornice "parlante" per gli affollati incontri di "Uomini e paesaggi" di questa calda estate 2011".

Ricordiamo che il progetto "M’arcord Mario. I luoghi, i volti e le parole" si è aperto il 21 maggio scorso alla Rocca Roveresca con la mostra "Vita del Pittore Bastari", ciclo di 105 fotografie in cui Giacomelli ritrae l’amico artista senigalliese, significativo perché rappresenta una svolta nella produzione del noto fotografo. E che prima di "Una stagione sconosciuta", nel mese di luglio Palazzo del Duca ha inoltre ospitato "La terra dalle ombre lunghe", serie inedita di foto scattate in Ladakh nel 1976 su precise indicazioni di Giacomelli stesso, dall’educatore senigalliese Enea Discepoli, al tempo grande viaggiatore in Oriente.

Il progetto "M’arcord Mario", in corso dal 21 maggio al 4 settembre, è stato promosso da Comune di Senigallia, con il patrocinio della Regione Marche, Provincia di Ancona, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Senato della Repubblica, in collaborazione con Musinf (Museo d’Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia) e Museo Anselmi, Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Banca Marche, partner tecnico 3D group, Istituto Panzini di Senigallia.

INFO – info@senigalliacittadellafotografia.it , 0716629203-350 Ufficio Cultura, 07160424 Musinf
 
 
M’arcord Mario. I luoghi, i volti e le parole di Mario Giacomelli – Senigallia

Alessandro Piccinini
Pubblicato Lunedì 5 settembre, 2011 
alle ore 19:41
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Commenti
Ci sono 8 commenti
Anonimo2011-09-07 08:35:37
10.000 persone in quasi 3 mesi ed in 3 diverse strutture, che costano alla comunità quasi una cifra prossima al milione di euro. In una città che, secondo le dichiarazioni ufficiali, ha avuto una stagione positiva superiore all'anno precedente, ovvero si parla di circa 200.000 presenze di soli turisti, un 40.000 sono gli abitanti. Stiamo parlando di un risultato privo di significato presentato come un successo (il 4% della popolazione è passata a vedere le mostre). Se poi pensiamo che tra costi espliciti e costi impliciti, i due musei di Senigallia (dati di bilancio) costano tra i 300 e i 400 mila euro all'anno (cioè si sono spesi 30 euro per ogni visitatore) viene da chiedersi perchè invece di esprimere tanto entusiasmo non si avvii una seria valutazione dell'utilità di tutto ciò.
Anonimo2011-09-07 08:41:39
Alla rocca roveresca per la madonna di senigallia sono stati dichiarate punte di 2500 visitatori al giorno (si pagano i biglietti quindi i dati sono verificabili a differenza delle visita al Musinf ed al museo dell'agricoltura). Quindi in 3 mesi le attività culturali di cui si va tanto fieri hanno prodotto (se i numeri sono veri) lo stesso numero di visitatori di 6/7 giorni di esposizione alla rocca roveresca di un dipinto minore. Credo si debba riflettere attentamente ed avere il coraggio di ammettere i fallimenti; forse bisogna cambiare le persone che si occupano di queste cose visti i risultati, oppure le stesse persone potrebbero non occuparsi più di queste cose (visti sempre i numeri)
enrico dignani 2011-09-07 17:28:44
Dignani costa poco.
C'è stata anche la promozione del poeta e pittore Enrico Dignani grazie a questa amministrazione, occasione per puntualizzare cosa è e a cosa serve l'arte, al Dignani questo sembra un gran merito.
Casimiro Mondino 2011-09-08 08:42:16
Una nota
Signor Dignani, leggo fugacemente le brevi note alla notizia sulle attività culturali di Senigallia. Personalmente ritengo che la cultura sia qualcosa di complesso, molto specialistico e che dovrebbe essere gestito solo ad altissimi livelli da persone con formazione, competenze ed esperienze certificate. Quindi ritengo che le attività culturali comunali si dovrebbero orientare alla divulgazione e sostegno di attività culturali socializzanti (sagre e feste che fanno molto bene ai cittadini ed ai turisti) e che si lasci l'arte (come d'altronde avviene in Francia) ad un sistema specialistico e di qualità. Ovviamente uesta è la mia personale posizione e non va necessariamente condivisa. Detto questo lei esprime apprezzamento per l'operato di un ufficio pubblico perchè la proposta al pubblico. Ora, premesso che sono molto felice per lei e mi auguro abbia molte altre occasioni simili, resta il fatto che è indubbio che lei sia felice dell'attenzione che l'assessorato le ha rivolto ma dovrebbe sancire una valutazione su basi di maggior oggettività. Ora, personalmente non conosco l'attendibilità dei dati pubblicati da entrambe le parti e temo che non possano in entrambe i casi essere oggettivamente attendibili, resta il fatto che stiamo parlando di soldi pubblici e spazi pubblici, che senza dubbio hanno dei costi (che non sono comprensibili) e che quindi devono necessariamente rispondere alla collettività. Se fossero iniziative culturali private nessuno potrebbe sindacare alcunchè, ma essendo pubbliche, se i dati sono quelli dichiarati, beh credo sia legittimo chiedere una verifica ed ottenerla. Spendendo soldi pubblici bisogna dimostrare che si opera nell'interesse della collettività e quindi ogni attività va sostenuta quando coinvolge significativamente la collettività. Non mi dica che la cultura in generale non riceve naturalmente consensi e che bisogna promuovere la cultura indipendentemente dai risultati, questa posizione non mi ha mai trovato d'accordo. La cultura, quando è vera, intensa e divulgata con competenza affascina e coinvolge. Quando ciò non succede significa che non c'è capacità, competenza e contenuto in ciò che si fa. Visti i tempi è ora che si riporti moralità nella società e non dubito che lei, come artista, non possa che essere d'accordo con questa posizione. Quindi credo che fosse meglio non giustificare l'operato dell'assessorato perchè le ha dato visibilità ma per motivi dimostrabili di buona gestione del denaro di tutti (che sono certo non manchino e si possano facilmente divulgare). Nel caso specifico, se le cifre sono reali da entrambe le parti, forse una revisione critica sarebbe opportuna. Ovviamente solo se le cifre sono reali da entrambe le parti.
enrico dignani 2011-09-08 17:32:11
La cultura quella vera. quella misteriosa.
Specialistico e di qualità suona misterioso, a chi serve questo mistero? Qualsiasi corso di cultura generale parla chiaro a proposito dell'arte, lei forse confonde l'abitudine con l'educazione? La cultura quella vera è operativa anche a Senigallia è frammentata e sconosciuta ma c'è e va coltivata. Per la chiarezza a proposito del denaro pubblico la percepisco come un benemerito, comunque in quello che scrive mi sembra ci sia un pezzetto di ragione per tutti.
Casimiro Mondino 2011-09-12 18:17:25
Ritengo che la passione ed il piacere non sono garanzia di competenza e capacità, questo non va inteso come una posizione di preclusione agli spazi tipici dell'associazionismo (che però sono spazi privati sostenuti da soldi privati). Quando si spendono soldi di tutti bisogna avere la certezza che il lavoro sia fatto con grande qualità che si può ottenere solo con grande competenza. Ora ritengo per eseprienza personale che difficilmente in ambito provinciale si possano trovare persone di competenza adeguata a spendere decine di migliaia di euro ogni anno in modo corretto (perchè mediamente le attività culturali di una cittadina come Senigallia superano i 2 milioni e mezzo di costo l'anno, costi non rilevabili con chiarezza dai bilanci in cui ad esempio non risultano dipendenti impiegati nei musei, mentre al solo musinf ce ne sono due). Che la passione di privati cittadini possa produrre risultati interessanti, sia nell'organizzazione, sia nella selezione sia nella produzione di cultura non ho dubbi, ma credo che non si possano nemmeno avere dubbi sul fatto che chi fa un dato lavoro professionalmente abbia più competenze e capacità. Stiamo assistendo a molte forzature che hanno lo scopo di far credere il contrario, ovvero abbiamo dilettanti che alcuni settori della comunicazione o della politica presentano come di livello mondiale ed assoluto (pur non essendolo) per poter perseguire nell'acquisizione di privilegi. Al finde di chiarire il mio pensiero vorrei suggerire una riflessione di tipo sportivo lei pensa seriamente che un pilota dilettante possa esprimere livelli di qualità di un pilota professionista? Lei pensa che che gestisce operazioni costose come un team darebbe in mano ad un dilettante (se non un certo e futuro talento e quindi un professionista in fieri) la responsabilità di gestire un tale patrimonio? Oggi nella cultura connessa alle arti visive abbiamo assistito ad una degenerazione commerciale che ha permesso di presentare qualunque cosa come eccelsa, ma solo perchè nessuno di coloro che hanno competneza ed autorevolezza per esprimersi, ha dichiarato la divisione tra arte/cultura e arte/cultura commerciale. Vorrei citarle a tal proposito l'esempio di Doisneau, a chi si intende compiutamente di fotografia risulta evidente che Doisneau non è mai stato altro che un fotografo di livello internazionale ma di medio livello (l'affermazione viene dal suo più porfondo conoscitore che disse dopo il bacio, un fotografo mediovre venne elevato ai vertici della fotografia mondiale) ora la notorietà del bacio rientra nelle dinamiche di arte commerciale, come per le canzonette anche per le immagini valgono gli stessi principi. Se ne parla si vende, si cerca di far credere che se ne parla e forse almeno nel circondario si vende. Ma l'arte è altra e richiede una profonda conoscenza e competenza per poter essere giudicata e gestita; ho avuto modo di frequentare una ex direttrice di arte italiana che pur avendo enormi conoscenze storiche non aveva ne talento ne esperienza adeguate per giudicare e gestire l'arte, sono stato allievo di Dino Formaggio e li ho avuto modo di comprendere cosa significa avere tali doti. Ora è evidente che l'arte in se è un fenomeno popolare (questo per lo meno è la mia convinzione profonda) ma l'arte come fenomeno popolare non ha bisogno di mediazioni culturali (metto i miei quadri, le mie sculture, le mie foto in un bar, chi passa le apprezza oppure no e qui finisce il senso dell'arte e della cultura ma se qualcuno deve salire in cattedra, spendere soldi della collettività per proporre una via di apprendimento beh allora non può essere persona non in grado di garantire che tale spesa produrrà un risultato significativo. Infatti ad oggi la maggioranza degli assessori alla cultura che hanno roganizzato eventi culturali lo hanno fatto solo per il proprio tornaconto politico (le eccezioni sono poche Daverio ad esempio assessore alla cultura del comune di Milano) o per sostenere interessi sempre politici e l'arte e la cultura sono state prese d'assalto come territorio di conquista per i silurasti (come le province, in pratica) basti pensare ai finanziamenti pubblici al cinema, definirli grotteschi è un atto di clemenza e basta (restando nell'orticino comune) vedere le iniziative che fioriscono (con costi totalmente iognoti) sulla fotografia, sulla pittura, sulla scultura. Attività che il solo buon senso comune fa ritenere incomprensibili e che i numeri (mi fermo a quelli citati dall'assessore 10.000 persone in una serie di mostre in spazi assolutamente centrali in un periodo di flusso estremo perchè si parla di 200.000 persone presenti a senigallia in quel periodo; il 5% della popolazione temporanea ha visto quegli eventi, una popolazione girovagante che trasforma la città in un fiume in piena per un mercatino serale, sfila senza nemmeno toccarla tutta questa esibizione di cultura. Ora è la dimostrazione che non c'è competenza in chi organizza altrimenti i numeri sarebbero diversi. Vuole un ultimo esempio l'anno scorso è stato lanciato il festival della fotografia di Senigallia, sempre dall'assessore Schiavoni e dal signor Bugatti, ciò che è stato fatto l'anno scorso era risibile e quest'anno la manifestazione si è dissolta. Ora se questa non è incompetenza ed incapacità? Penso che i soldi sarebbero spesi molto meglio se l'assessore si occupasse di cultura popolare sagre, feste che coinvolgano i concittadini in momenti gioiosi, riunioni in cui qualche centinaio di migliaia di euro sarebbero comunque e sempre ben spesi. Certo per queste persone sarebbe meno gratificante e le loro carrirere ne risentirebbero dal punto di vista del curriculum vitae, di conseguenza anche i loro compensi indiretti, ma per i cittadini sarebbe molto meglio. Ho partecipato ad una sagra del carciofo a Senigallia strepitosa e dal punto di vista culturale ed umano molto più utile e costruttiva di queste stucchevoli e inadeguate manifestazioni. Ovviamente è il mio punto di vista e non va condiviso.
Anonimo2011-09-13 10:24:42
Ritengo che attenzionare questo argomento sia cosa di rilievo,ma risulta tratteggiata, o diciamo a macchia di leopardo l'intelleggibilità del suo punto di vista che non pretende la condivisione, restano misteriosi i canoni che aggiornano il sapere contemporaneo a proposito del Fare degli Umani (arte)queste direttive scritte da qualche parte da menti che non sono provinciali. Mah!
Casimiro Mondino 2011-09-30 09:48:30
Penso che il mi opensiero sia molto semplice e preciso, occuparsi di arte di ntermini di organizzazione o critica è un'attività di expertise, per poter raggiungere un livello minimo (necessario ad ottenere la dovuta credibilità) di professionalità, in Italia (dove non esiste un metodo di formazione e selezione strutturato), biosgna necessariamente rivolgersi ad una ristrettissima cerchia di operatori il che rende improponibile questa proliferazione di critici, curatori ed organizzatori. Il problema di base che rilevo è proprio nel sistema formativo che inibisce la formazione seria di specialisti e consente la proliferazione di ipersonaggi improvvisati e di dubbie capacità. Per comprendere di cosa sto parlando basta porre asotto esame il lavoro di professionisti di primissimo piano (come appunto Daverio) con i molti ipotetici operatori del settore (partendo dai livelli più vicini quali quelli comunali e provinciali) affrontare criticamente il lavoro svolto analizzare le proposte ed i risultati. A questo punto credo sia semplice comprendere che, a causa di una volontaria inibizione di un sistema formativo esauriente (per consentire prevalenze di ordine politico e non qualitativo), la questione diventi assolutamente elittaria. Ovvero poichè non creiamo e formiamo seriamente gli addetti al settore cultura a livello di sistema dobbiamo ripiegare su quei rarissimi casi che, autoformandosi (per origine, intelligenza, opportunità, fortuna e quant'altro), raggiungono livelli di eccellenza indiscussa (Daverio è sempre un ottimo esempio). Se avessimo un sistema come quello in uso per la formazione di sommellier o assaggiatori d'olio (altre attività fondate sull'esperienza) allora non mi permetterei di esprimere sifatte posizioni. Penso sia sufficientemente chiaro.
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