Soppressione festività: arriva la mozione di Partecipazione e Rifondazione
Non accenna a placarsi "l'onda senigalliese" contro la proposta contenuta nella Manovra-bis del Governo
Tutt’altro che un fuoco di paglia quella che potremmo definire come un’ondata tutta senigalliese di indignazione verso la proposta del Governo Italiano di sopprimere le festività civili, facendole slittare sulla domenica o sul lunedì o venerdì, accorpandole al fine settimana. Nata dalle dichiarazioni del Sindaco, ora Partecipazione e Rifondazione hanno elaborato una mozione da votare in Consiglio Comunale. La pubblichiamo di seguito.
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SENIGALLIA
Sig. Presidente,
Le inviamo la seguente mozione affinché la comprenda all’ordine del giorno della prossima seduta del consiglio comunale.
Paolo Battisti, Roberto Mancini, Luigi Rebecchini
Senigallia, 19 agosto 2011
OGGETTO: CONTRO LA CANCELLAZIONE DELLE FESTIVITA’ LAICHE DEL 25 APRILE, 1° MAGGIO e 2 GIUGNO.
IL CONSIGLIO COMUNALE DI SENIGALLIA
Premesso che
– nella manovra finanziaria operata dal governo Berlusconi sono presenti disposizioni che non hanno nessuna attinenza con la risposta alla crisi economica e finanziaria, ma molto hanno a che vedere con la tenuta democratica e civile della Repubblica Italiana;
– in tal senso grave la volontà di spostare al fine settimana e addirittura sopprimere (facendole coincidere con alla prima domenica immediatamente successiva) le uniche festività civili (25 aprile, 1° maggio e 2 giugno) con la sopravvivenza delle sole festività della religione di Stato (la cattolica) in forza del Concordato tra Stato e Chiesa sottoscritto dal cav. Benito Mussolini nel 1929;
nel ricordare che
– la festa del 1° maggio venne proibita e soppressa dal regime fascista – con conseguente persecuzione degli attivisti sindacali e dei lavoratori che “si ostinavano” a festeggiarla lo stesso – e ripristinata solamente dopo la riconquista della democrazia . Essa si festeggia in tutto il mondo e vuole significare l’enorme contributo dato dai lavoratori e dalle lavoratrici allo sviluppo economico, sociale e culturale dell’umanità, nonché alla tutela della dignità del lavoro, della libertà sindacali e di autorganizzazione dei lavoratori stessi.
– il lavoro per la nostra Costituzione non è una merce da lasciare alle sole leggi del mercato ma un valore fondante della Repubblica stessa (art.1 della Costituzione);
– la festa del 25 aprile è il giorno della liberazione dal nazifascismo e dal ventennio della dittatura. Rappresenta il giorno più sacro della Repubblica, perché ricorda i caduti per la libertà, l’orrore della guerra, la memoria degli eccidi e dello sterminio, nonché il valore fondante del patto democratico che ha consentito la costruzione di una delle Costituzioni democratiche più avanzate al mondo;
– la festa del 2 Giugno è la festa della Repubblica, in cui si ricorda la libera scelta con cui il popolo italiano – per la prima volta con la partecipazione e il voto delle donne – decise di porre fine alla monarchia dei Savoia compromessa con la dittatura fascista e che aveva portato il Paese nelle tragiche avventure coloniali e all’orrore della seconda guerra mondiale al fianco della Germania di Adolf Hitler.;
– se proprio si vuole raggiungere un reale risparmio si può tranquillamente rinunciare alla costosa parata militare del 2 giugno a Roma, retaggio anch’essa della dittatura fascista;
considerato che
– non corrisponde al vero quanto affermato dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’Economia in sede di presentazione alla stampa della manovra economica, ovvero che negli altri Paesi democratici le festività civili sono accorpate o “disciolte” nella prima domenica utile (il 14 luglio in Francia o il 4 luglio negli Usa per fare solo due esempi, sono festività solenni, sacre e come tali intoccabili per quei popoli);
– secondo i dati OCSE del 2010, gli italiani dedicano al lavoro 1.778 ore all’anno: esattamente come quelli Usa (1.778) ma più di giapponesi (1.733), australiani (1.686), spagnoli (1.663), britannici (1.647), belgi (1.551),tedeschi (1.419), olandesi (1.337). Appare insensato l’aumento delle ore di lavoro a chi il lavoro ce l’ha già, ma che semmai andrebbe ripartito in modo più razionale ed equo con chi lo ha perso o non ce l’ha mai avuto;
– l’abolizione delle festività civili avrebbe inoltre un impatto pesantemente negativo – come sottolineato anche dalle associazioni di categoria – sul comparto turistico e ricettivo, in questo aggravando la crisi economica e non certo contribuendo a superarla;
valutato che
– la ricchezza di un Paese non la si misura soltanto in termini di Pil o di denaro ma anche di tempo che i lavoratori e le lavoratrici hanno da dedicare ai propri affetti, alle cure della famiglia, alla crescita culturale propria e dei figli;
– la logica che ispira anche questa parte della manovra appare punitiva verso il mondo del lavoro e la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici;
– il miglioramento tecnologico e la introduzione di quelle più moderne ha comportato negli ultimi decenni un aumento esponenziale della produttività del lavoro alla quale non è però corrisposta una più equa ripartizione della ricchezza prodotta. Si assiste – ed è una delle cause scatenanti e strutturali della crisi economica attuale – che a fronte di immensi guadagni concentrati in poche mani (il 10% delle famiglie in Italia detiene il 45% della ricchezza) la larga parte della popolazione (il 50% delle famiglie costretto a vivere con il 10% della ricchezza nazionale) e sottoposta ad un progressivo impoverimento e ad una cancellazione dei diritti acquisiti in anni di lotte e di progresso sociale e civile;
– data la sostanziale inutilità, anche pratica, della misura, sorge il dubbio se, per individuarne la ragione giustificativa, non si debba fare il processo alle intenzioni dei nostri governanti. In questa ottica va infatti ricordato che taluni di loro hanno criticato la celebrazione della Resistenza, hanno prospettato la soppressione della festa del lavoro, hanno dileggiato la bandiera e l’inno della Repubblica e si sono opposti alla celebrazione del Centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.
si appella al Presidente della Repubblica, in quanto custode dei valori costituzionali, affinché tuteli le feste civili che valorizzano il senso della Nazione e l’irrinunciabilità delle libertà;
chiede al governo e al Parlamento di cancellare dal provvedimento economico le disposizioni riguardanti la soppressione o lo “scioglimento” delle festività civili nella prima domenica utile;
impegna il Sindaco a farsi interprete presso l’Associazione nazionale dei Comuni d’Italia di una iniziativa a difesa delle festività civili della Repubblica;
delibera di inviare la presente mozione al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti di Camera e Senato e ai capigruppo di entrambi i rami del Parlamento.
I consiglieri comunali
Roberto Mancini – Paolo Battisti – Luigi Rebecchini
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