Dal Comitato per l’acqua bene comune alcune riflessioni e precisazioni
Holding, spa, capitali, pubblico/privato, referendum e Avenali: intervento a tutto campo
Mercoledì 17 luglio è uscito sulla stampa di Ancona un articolo dal titolo "Avenali: così si può potenziare Multiservizi". Intanto una precisazione: il "Comitato per l’Acqua bene comune" non ha avviato un iter per un confronto permanente con il Direttore e il presidente di Multiservizi, ma con una delegazione dell’assemblea dei soci, ovvero i Sindaci, perché il come si affronta lo scenario post referendario è un tema tutto politico, che deve essere gestito in forma partecipata, che speriamo fruttifera, tra Istituzioni ed, in primo luogo, i Comitati.
Per altro appare strano l’attacco iniziale "ripartire dall’autunno scorso…" o, meglio è del tutto fuori luogo, visto che nel frattempo nel Paese non è che non sia accaduto nulla, c’è stato un referendum, c’è stata una manovra del Governo che spinge verso una nuova stagione di privatizzazioni di tutti i beni comuni, consegnando i servizi pubblici in mano alla finanza.
Che per il Governo il voto degli italiani non conti nulla è comprensibile, è un po’ meno comprensibile che lo sia per Avenali, sarebbe assolutamente incomprensibile che lo fosse per i Comuni.
E allora la domanda che tutti dovrebbero porsi è se la holding che viene proposta sia in grado di resistere alle pressioni: FMI, UE, Governo o, invece, favorisce il processo di svendita. E’ evidente che una holding, in quanto società finanziaria, sarà tra le prime della lista: lo determina il suo assetto, la sua configurazione giuridica, il suo essere già parte di quel sistema; verrebbe da dire un processo automatico.
Altro che cercare di convincere il Comitato che "la vittoria referendaria può ben coniugarsi con il mantenimento dell’attuale assetto societario e col suo rilancio sotto forma di holding in linea col documento approvato mesi fa dall’assemblea"!
E qui c’è la seconda questione: chi e come si decide. Sarebbe interessante sapere quanti e quali Consigli Comunali hanno discusso il documento sopracitato, che disegna linee strategiche molto impegnative. I cittadini non hanno avuto sicuramente modo di discutere, eppure quello che avviene nei servizi locali li tocca direttamente.
Forse è il caso che qualcuno si chieda se non siano stati anche il senso di espropriazione, l’impossibilità di esporre il proprio punto di vista, addirittura l’inutilità di avere un punto di vista, a far si che fossero raccolte 1.400.000 firme e che più di 27 milioni di italiani si recassero alle urne, per dire che bisogna cambiare, per dire che i cittadini non sono sudditi chiamati a delegare qualcuno ogni 4 anni e, magari questo qualcuno delega un Amministratore Delegato o un Presidente di una SpA a scegliere sulle cose che incidono sulla propria esistenza.
No, qui sceglie l’assemblea dei Sindaci, ma in quanto gestori, in quanto soci di una Società per Azioni, per questo è importante sapere se almeno i Consigli Comunali hanno potuto discutere, per avere una idea sullo stato dei processi democratici che vengono attivati.
Ma, sotto questo profilo, nell’articolo la situazione appare anche peggiore e pone una serie di interrogativi. E’ stata decisa la costituzione della holding Multiutility? E’ stato dato il mandato al Presidente di allacciare contatti per creare un’associazione temporanea di imprese? Cosa significa che quella di aprire ulteriormente ad un partner industriale è solo una ipotesi?.
Ed ancora, con quali altre realtà Avenali pensa di aggregarsi? Chi lo ha discusso, se lo stesso Avenali la presenta come una iniziativa personale dichiarando, tra l’altro, di non volersi esprimere "per non condizionare i Sindaci"?
A proposito, che idea ha Avenali di se stesso e del suo ruolo se ritiene di condizionare i Sindaci? E i sindaci non si sentono minacciati e offesi da chi dichiara apertamente di poter limitare la loro libertà di scelta?
Terza questione. La holding. Si può infiocchettare come si vuole, ma la holding è unicamente una società finanziaria – SpA, finalizzata al controllo e alla gestione di altre SpA, che può svolgere anche attività produttive. La "holding imperfetta" non esiste, come holding imperfetta viene definita una modalità, che tra l’altro riguarda la gestione della sanità in alcune Regioni, nulla a che vedere con Società Finanziarie.
Ma perché si vuole minimizzare la scelta? Perché si ha paura di chiamare le cose con il loro nome e cognome? Holding incute meno timore di Società Finanziaria e holding imperfetta ne incute ancora di meno?
Evidentemente se si sceglie la strada della finanziarizzazione per la gestione dei servizi pubblici locali, quello che sta accadendo nelle nostre economie non ci manda a dire nulla.
Così come sembrerebbe chel’esito del referendum non mandi a dire nulla, come non ci fosse stato, e veniamo al 4 punto: l’acqua, o meglio il servizio idrico integrato e referendum.
Non crediamo che basti riscaldare la minestra cotta nell’autunno scorso, come sembrano credere il Presidente e il Direttore di Multiservizi per affrontare la questione. Tra l’altro quella minestra è avvelenata: il SII in una SpA a totale capitale pubblico (in House) all’interno di una società finanziaria (holding) a capitale pubblico-privato che la controlla e la gestisce.
Il 12 e 13 giugno la maggioranza assoluta degli elettori si è espressa in maniera chiara perché i servizi idrici venissero affidati a soggetti di diritto pubblico. E’ stato abrogato l’obbligo alla privatizzazione dei servizi locali compreso il SII ed è stata abrogata la norma che prevedeva la remunerazione nella tariffa del capitale investito.
La Corte Costituzionale nel dichiarare ammissibile il 2° referendum dice "si persegue, chiaramente, la finalità di rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua".
Decine di Comuni della provincia di Ancona hanno dichiarato che l’acqua è priva di rilevanza economica, alcuni Comuni che la gestione deve essere affidata ad un Ente diritto pubblico, altri che si impegnano per la ripubblicizzazione del SII.
Ci dicono: ma la società in house è pubblica in quanto a totale capitale pubblico. Non è vero, la natura giuridica di una SpA, ancorché a totale capitale pubblico, è privata e nasce "per l’esercizio in comune di una attività economica allo scopo di dividerne gli utili", come è detto nel codice civile.
C’è quindi una questione di finalità nello strumento che si sceglie per la gestione del SII: da una parte, la SpA, i profitti, la profittabilità, la finanziarizzazione; dall’altra, il pubblico, in nuove forme di democrazia partecipativa, la condivisione, la tutela del bene, l’accesso non discriminatorio per ragioni economica, la garanzia di un minimo vitale.
I veri protagonisti del referendum sono state le persone comuni, che, con il referendum, hanno visto la possibilità di affrancarsi dalle logiche predatorie che hanno caratterizzato i processi di questi ultimi venti anni, che hanno voluto riaffermare il principio della res publica e la necessità della riappropriazione sociale di ciò che appartiene a tutte e tutti, comprese le nuove generazioni.
Gli italiani con il loro voto hanno scelto la gestione pubblica dell’acqua. Il referendum ha fatto emergere una attenzione diffusa e una nuova responsabilità verso la collettività e verso il futuro.
Non si può far finta, o peggio ancora credere, che nulla sia accaduto e per parte nostra faremo in modo che questo non accada.
Un’ultima cosa e la diciamo con le parole di un grande maestro: Norberto Bobbio: "ove per pubblico si intenda manifesto, aperto al pubblico, compiuto di fronte a spettatori" e per privato, all’opposto, "ciò che si dice o si fa in una ristretta cerchia di persone, al limite, in segreto".
dal Comitato Acqua Bene Comune Senigallia
Coordinamento Marchigiano dei Movimenti per l’Acqua
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