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Processi civile e penale per cercare risposte sulle bombole esplose alle Saline

Le famiglie chiedono i danni al Comune. Nominato il Ctu: nuova perizia per chiarire le responsabilità

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Il luogo dell’esplosione delle bombole alle SalineSi sono svolte due udienze, in questi giorni, al Tribunale di Senigallia sull’esplosione delle bombole il 12 maggio 2007 al campo sportivo delle Saline, che ferì gravemente due ragazzi. Martedì 12 luglio prima udienza per la causa civile, intentata, per ottenere un risarcimento, dalle famiglie dei due ragazzi coinvolti nell’esplosione, Andrea Tarsi e Valentina Argentati.

Il caso dei due giovani, rappresentati in aula dalle legali Manola Micci e Valeria Barucca, è stato presentato per accertare e stabilire finalmente a chi vadano ricondotte le responsabilità cumulative o esclusive sulle bombole di gpl scoppiate, tra Comune di Senigallia, Coordinamento Protezione Civile e Falchi della Rovere. Il giudice dovrà pronunciarsi anche sulla richiesta di risarcimento avanzata per il danno causato dall’esplosione, della quale non si conosce l’entità.

Il Comune ha incaricato la Axa Assicurazioni di rappresentarlo in tribunale, tramite l’avvocato Antonio Squillace, che ha controbattuto all’accusa affermando che la condotta dei ragazzi antecedente l’esplosione è causa del sinistro che è occorso loro, quindi la responsabilità sarebbe di Andrea e Valentina. Dalla ricostruzione dei fatti di Squillace, tanta gente si era radunata nelle vicinanze del muro del campo sportivo delle Saline già prima dell’esplosione, e c’era una persona preposta ad avvisare quanti si avvicinassero, quindi anche i due ragazzi, ma loro sarebbero ugualmente passati in bicicletta a fianco al muro oltre il quale si trovavano le bombole, che esplodendo hanno scaraventato via Andrea e Valentina, ferendoli gravemente.

Questa ricostruzione, si discosta però dalle varie testimonianze che sono state raccolte durante le udienze dell’altro processo in corso, quello penale, dove più volte si è ripetuto che nessuno di coloro che si erano accorti del fumo e che avevano chiamato i Vigili del Fuoco aveva fatto in tempo ad avvisare i ragazzi del pericolo. La prossima udienza della procedimento civile è stata fissata per il 13 marzo 2012: prima di quella data gli avvocati delle parti in causa dovranno depositare le comparse.

Per quanto riguarda il processo penale, che vede imputato Renato Giovanetti, responsabile del Coordinamento volontari della Protezione Civile di Senigallia, si è svolta una nuova udienza giovedì 14 luglio, sempre al Tribunale di Senigallia davanti al giudice Francesca Giaquinto, che presiedeva però la corte per l’ultima volta: verrà infatti sostituita in seguito a un trasferimento che le è stato accordato.

Come deciso nell’udienza precedente è stato nominato il consulente tecnico d’ufficio (CTU), che nell’arco di tre mesi dovrà produrre una nuova perizia, sempre per definire chi fosse il responsabile dell’area dove erano riposte le bombole al momento della deflagrazione, che quindi avrebbe dovuto controllare, oltre che cercare di risalire a chi ripose lì le bombole.

Il perito è l’ingegnere Stefano Cartaro di Ancona, che lavora per l’Arpam, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche: l’avvocato Marco Guidotti, che difende Giovanetti insieme al collega Riccardo Pizzi, ha sollevato dei dubbi su questa nomina, dato che Roberto Oreficini, chiamato a deporre, è il suo datore di lavoro. Ma questa osservazione non sembrerebbe calzante, dato che Oreficini è chiamato in causa in qualità di capo della Protezione Civile delle Marche.

La deposizione di Oreficini di fronte alla PM Cinzia Servidei, ha riguardato ruolo e modalità operative della Protezione Civile, lasciando però intendere che le responsabilità logistiche, a livello locale, sono in generale da ricondurre al Comune, fermo restando che mezzi e materiali sono solitamente acquistati in autonomia dalle organizzazioni di volontariato.

Durante l’udienza è stato interrogato anche Loris Gresta, funzionario del C.O.C. (Centro Operativo Comunale) di Senigallia, che ha dichiarato di svolgere lavoro prettamente d’ufficio e di inventariato, di non sapere neppure che ci fossero le bombole in quell’area, che lui non visita dagli anni ’80.

Questa l’interrogazione fatta al CTU ing. Cartaro Stefano:
"Quale possa dirsi essere stata la dinamica dell’evento cui si riferisce il capo d’imputazione in particolare, cercando l’eziologia dell’incendio, eventuali profili di responsabilità soggettiva cui imputare eventuali condotte come vigilanza, controllo e manutenzione delle bombole il cui scoppio è dovuto all’incendio; accertando anche, se all’epoca dei fatti fosse presente un cantiere nell’area interessata, quale ditta stesse eseguendo i lavori" e "ogni altro elemento utile per la ricostruzione dell’evento…"

A questa interrogazione l’avvocato Guidotti ha chiesto di aggiungere: "stabilire l’esatta proprietà dell’area e se esistono riguardo l’impianto sportivo figure responsabili per la sicurezza e custodia".

Cartaro avrà 90 giorni dal 03/08/2011, dovrà consegnare il suo lavoro a fine ottobre e per il 1 dicembre è stata fissata la nuova seduta del procedimento penale.

di Barbara Baldassari e Luca Ceccacci

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