Progetto RAPVITE: conclusa a Senigallia la tre giorni di aggiornamento
Operatori sociali e giuridici, forze dell'ordine, esperti di politiche sociali a confronto
Da sabato 18 a lunedì 20 giugno 2011, Senigallia è stata la sede di un importante Convegno Internazionale e Tavolo Interistituzionale nell’ambito del progetto europeo RAPVITE (www.rapvite.eu) che vede dal 1° gennaio 2010 il Comune di Senigallia ente capofila.
L’acronimo sta per “Ricerca-Azione Partecipata sulle Vittime della Tratta degli Esseri umani, dei crimini d’onore e dei matrimoni forzati nelle comunità immigrate africane e dell’Europa dell’Est” e l’azione, co-finanziata dalla Commissione europea nell’ambito del programma Daphne III e attuata in collaborazione con organizzazioni associative e non governative di Belgio, Bulgaria e Francia, sta affrontando il tema dell’integrazione dei giovani e delle donne immigrate, in quanto spesso vittime o più esposte al rischio di violenza, in particolare per comportamenti e prassi culturali legati al paese d’origine.
"All’interno del progetto si studiano le problematiche – ha dichiarato il Dirigente comunale ai servizi sociali del Comune di Senigallia Maurizio Mandolini – che per realtà come Senigallia sono nuove, ma dobbiamo cercare innanzitutto di affrontarle senza preconcetti per riuscire a dare uno sguardo allargato alle realtà europee".
Alla tre giorni senigalliese hanno partecipato operatori sociali, esperti di politiche sociali e legislazione, enti e associazioni, psicologi e assistenti sociali, medici e insegnanti che si sono confrontati prima sui quadri istituzionali e giuridici su cui si interviene (non solo quello italiano nè solo quello europeo); dal confronto sulle buone pratiche da seguire ne è nato un decalogo con le dieci raccomandazioni da proporre alla Commissione Europea in sede di trattazione di queste tematiche.
Infine lunedì 20 giugno, prima della conferenza stampa di presentazione, si è svolto il primo incontro del tavolo interistituzionale incentrato alla creazione di una rete di soggetti locali direttamente e indirettamente coinvolti sui temi (tratta esseri umani, matrimoni forzati e crimini d’onore).
Convegno che si concluderà degnamente durante la festa della musica europea in corso in questi giorni anche a Senigallia.
Dall’appuntamento che si è svolto sulla spiaggia di velluto (anche fisicamente con una sessione in uno stabilimento balneare) è scaturita la necessità di impegnarsi perchè le realtà come il Comune di Senigallia riescano a parlare una sola lingua di fronte a tutti i soggetti coinvolti con l’aiuto di una figura sociale – il mediatore culturale – per poter intervenire prima che il fenomeno dell’immigrazione diventi la scusa per dare libero sfogo a paure irrazionali.
Sulla stessa linea, anche se un pò più pragmatico e critico il responsabile per l’Università "Ca’ Foscari" di Venezia Esoh Elamè, il quale ha parlato espressamente di rischio che si perda l’occasione di intervenire concretamente se non si danno tempi certi e medio-brevi almeno in qualche azione al progetto. Successo, sempre nella sua opinione, l’ha riscosso il corso di formazione tenuto da docenti di caratura notevole, rivolto agli operatori sociali, sanitari, scolastici e forze dell’ordine, un’esperienza da allargare ad altri campi dei servizi sociali e non solo a quelli. Una debolezza però è quella che hanno tutte le realtà finora conosciute nell’ambito del progetto e cioè quella della frammentarietà o della mancanza di dati completi o sicuri sui fenomeni trattati.
La rassicurazione dell’Assessore ai servizi sociali Fabrizio Volpini – per quanto riguarda il coinvolgimento delle realtà associative straniere presenti sul territorio – ad andare oltre all’aspetto folkloristico come sottolineato da una partecipante al seminario e al progetto Catherine Iheme, nigeriana dell’associazione ACADS (Associazione Contro l’Abbandono delle Donne Straniere), è avvalorato anche dalle parole del Sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi che ha espressamente riferito di essere orgoglioso di come il progetto non sia solo una scusa per reperire dei fondi economici nè tantomeno l’occasione di nuovi slogan: "o collaboriamo tutti quanti – ha concluso il primo cittadino – oppure significa operare a compartimenti stagni. A noi serve riflettere in maniera condivisa".
di Carlo Leone
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