Processo per le bombole esplose alle Saline: si riparte da zero, o quasi
Troppi i dubbi e poche le risposte, le indagini devono essere rifatte daccapo
Colpo di scena a quella che, il 16 giugno, doveva essere l’udienza finale del processo per l’esplosione delle bombole del 12 maggio 2007, nei pressi del campo sportivo delle Saline a Senigallia, in cui rimasero coinvolti e gravemente feriti due ragazzi: Andrea Tarsi e Valentina Argentati, allora di 19 e 17 anni. Anzichè chiudere il caso, il giudice ha deliberato per la riapertura delle indagini.
La decisione della Dottoressa Francesca Giaquinto, che presiedeva l’udienza, è stata frutto della richiesta della PM Cinzia Servidei, che, ai sensi dell’articolo 507, ha chiesto un supplemento di indagini sulla vicenda, data la vistosa carenza di risposte che si è riusciti a dare in questi anni alle tante domande riguardo alle responsabilità sull’area attigua al campo da calcio, in cui sono insediate le associazioni di Protezione Civile e sulle bombole che vi risiedevano.
Le domande, sostanzialmente, sono sempre le stesse, attorno alle quali si sono concentrate le udienze precedenti: chi era il proprietario dell’area al momento dell’esplosione? Di chi erano quelle bombole? Chi doveva assicurarsi della loro manutenzione e messa in sicurezza? Chi poteva accedere all’area, oltretutto sommariamente recintata? Chi ha svolto i lavori nell’area, deliberati dal Comune nel 2005, e terminati nel 2010?
A tutte queste domande continua a non giungere risposta, nonostante le perizie, le testimonianze, le udienze in tribunale, le richieste fatte al Comune e alle associazioni che afferiscono alla Protezione Civile: sembra quasi che quell’area e quelle bombole fossero… di nessuno!
La PM Servidei ha chiesto che vengano ascoltati in udienza Loris Gresta, funzionario del C.O.C. (Centro Operativo Comunale), che coordina per conto del Comune le attività di Protezione Civile, e Renato Oreficini, responsabile Protezione Civile Marche, per cercare di far luce sulla proprietà delle bombole.
Dall’altra parte, a difesa di Renato Giovannetti, presidente del coordinamento volontari della Protezione Civile di Senigallia e unico indagato per lesioni e disastro, c’erano come sempre gli Avvocati Riccardo Pizzi e Marco Guidotti, che hanno espresso il loro parere sulla richiesta della Servidei. A loro dire, è inutile chiamare in aula sia Oreficini, che non può sapere nulla sulla proprietà delle bombole, che Gresta, il cui ruolo diventa operativo in caso di servizi di soccorso e assistenza.
Dopo un’ora di camera di consiglio, la Giudice Giaquinto si è espressa per la riapertura delle indagini, con la nomina di un nuovo tecnico che dovrà rifare una perizia completa. E’ emerso troppo poco da questi anni di inchiesta: troppo poco, per assurdo, anche per arrivare ad una assoluzione!
Il 14 luglio ci si ritroverà quindi di nuovo in aula con il nuovo perito. Il 12 luglio, invece, avrà inizio anche la causa civile che i genitori dei ragazzi, sempre presenti in aula, hanno intentato per cercare il modo di chiarire le responsabilità.
di Luca Ceccacci
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