Referendum, la posizione della Fiamma Tricolore
Gli esponenti della valmisa intervengono sulle società per i servizi pubblici come la gestione idrica
Oggi le società che forniscono servizi (acqua, energia, trasporti, sanità) sono aziende private a capitale pubblico. Furono i governi di sinistra (Prodi, Ciampi, Amato) dopo il 1992 a trasformare la natura giuridica di queste strutture. Queste aziende ex di Stato sono state dichiarate private (SpA o srl), il che significa che sono ora soggette al diritto privato e non al controllo pubblico.
Ma la loro privatizzazione è meramente formale, legalistica. Restano aziende pubbliche per almeno due motivi: poiché l’azionista di maggioranza di queste presunte società per azioni resta il Comune o la Regione, a pagare le perdite sono sempre i contribuenti, attraverso le casse pubbliche.
A che cosa è servito dunque privatizzarle? Anzitutto, a sottrarre il loro operato al sindacato degli organi pubblici di controllo. Mentre le aziende pubbliche devono in qualche modo rispondere di come operano o trattano i patrimoni (pubblici) a loro conferiti, o dei loro sprechi, alla corte dei Conti e alla magistratura ordinaria, non è così per le società per azioni: possono fare quello che vogliono, nei limiti del codice penale, purché ci sia il voto della maggioranza del consiglio d’amministrazione.
Ma il vero motivo delle privatizzazioni sta nel fatto che nelle aziende pubbliche neo-privatizzate, i consiglieri di amministrazione non vengono più scelti tramite concorso pubblico, ma nominati direttamente dai partiti (sindaci, assessori provinciali e regionali) che trovano così il modo di ben remunerare amici e clientes.
E’ così che la spesa pubblica, anziché diminuire alleggerita dagli enti statali e parastatali, è cresciuta a debito, per giunta. Il costo delle partecipate incontrollate ammonta ad una quarantina di miliardi di euro, rendendo le nostre bollete le più care d’Europa.
Per curiosità andate qui: Multiservizi-spa.it.
Tra l’altro nella scorsa legislaturail governo Prodi presentava il ddl Lanzillotta che mirava alle stesse finalità del decreto Ronchi in quanto è l’Europa che ci impone di liberalizzare i servizi locali (come la Bolkestein) tramite gara.
Noi della Fiamma con questi referendum non c’entriamo nulla. E il male minore è NON ANDARE A VOTARE. Non vogliamo essere complici di chi già dispone di posti ben renumerati e di chi né vorrebbe disporre.
L’unica RIFORMA possibile è quella che il MSFT propone da sempre: RITORNO AD UN SISTEMA PUBBLICO PER TUTTO CIO’ CHE DA’ SERVIZI PUBBLICI. Via le partecipate, via i consigli di amministrazione, via le nomine dirette.
E’ dal 1992 che non si parla più di gestione pubblica dell’acqua.
Chi è disposto insieme a noi a raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare che ripristini il concetto non solo di ACQUA BENE COMUNE, ma soprattutto di GESTIONE PUBBLICA?
da
Marcello Liverani
Riccardo De Amicis
Corrado Catalani
Vittorio Mazzanti
Roberto Chiappetti
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