Don Luigi Ciotti a Senigallia: "Non solo credenti, ma credibili!"
L'intervento di don Luigi Ciotti mercoledì 18 maggio nel piazzale della Chiesa della Pace
“Non saremo giudicati su quanto siamo stati credenti, ma credibili”. E’ del giudice Rosario Livatino, assassinato dalla Mafia nel 1990, tale affermazione; don Luigi Ciotti l’ha letta insieme ai suoi genitori, aprendo a caso il suo diario personale. E con questa frase si può riassumere perfettamente la riflessione di don Luigi mercoledì 18 maggio, nel piazzale della parrocchia della Pace.
E’ tempo di tradurre le parole in fatti, di passare dal concetto di libertà alla liberazione delle persone, dall’idea di giustizia alla lotta contro ogni forma di ingiustizia e di disuguaglianza, dal concetto di etica a scelte responsabili finalizzate al bene comune. E’ tempo di svegliarsi dal sonno, dal torpore, dall’apatia in cui tutti siamo immersi e credere nella realizzazione dei sogni, testimoniare la speranza racchiusa nel cuore di ogni uomo.
“La speranza ha due figli, la rabbia e il coraggio” ha ricordato don Luigi, citando sant’Agostino: è tempo di rendere autonomi questi figli, di lasciarli uscire di casa, di dar loro gambe e voce, perché si mostrino agli uomini, perché agiscano secondo la loro natura sino a provocare disgusto verso ogni forma di ingiustizia, di illegalità, di violenza, di schiavitù.
Un fiume in piena, un vulcano in eruzione, un raggio improvviso di sole che squarcia un cielo plumbeo: sono immagini che si addicono perfettamente all’intervento di don Luigi o, a onor del vero, di tutti coloro che collaborano nelle varie realtà rappresentate da Ciotti. Più volte ha sottolineato questo aspetto, parlando in prima persona plurale, precisando che solo il “noi” può cambiare la realtà, solo il “noi” vince, solo l’unione delle forze può realizzare l’impossibile.
Dietro questo discorso non solo l’umiltà di un uomo che senza una squadra non avrebbe mai realizzato nulla, ma l’invito a non sentirsi schegge nel vuoto, a non marciare soli, a non confidare unicamente sulle proprie risorse: l’individualismo e il protagonismo generano solo demagogie e false promesse.
“Il Vangelo e la Costituzione sono sempre stati i miei punti di riferimento”, ha affermato don Luigi, e partendo proprio da questi è possibile collaborare con ogni uomo senza alcuna distinzione; è sorprendente la sua libertà di pensiero, la sua capacità di dialogo, privo di qualunque pregiudizio, ma scaltro e acuto nel leggere e interpretare la realtà in cui ci troviamo, sia come comunità cristiana, sia come comunità civile, nazionale e mondiale. Il pensiero è andato immediatamente a don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993 perché prete scomodo e pericoloso; ma ha ricordato anche preti che celebravano l’Eucarestia in forma privata nei bunker per alcuni boss latitanti.
Don Luigi ha menzionato l’industria bellica italiana, unico settore in costante sviluppo, i continui tagli alla sanità, alla scuola, al sociale, ma anche la giornata europea contro lo spreco celebrata lo scorso ottobre, come forte segnale di revisione degli stili di vita occidentali. Molto incisivo e preciso è stato il suo richiamo alla cultura, alla capacità di informarsi in modo pulito e profondo per essere e agire responsabilmente.
Siamo immersi in un pensiero sbrigativo, frettoloso, che ci toglie il gusto della ricerca, della scoperta, della riflessione. La cultura oggi fa paura, viene ostacolata in tutti i modi: soltanto in questi termini si possono comprendere certe scelte politiche. Solo chi è ignorante, o peggio chi crede di sapere e di conoscere basandosi sul sentito dire o sul dibattito televisivo, è manipolabile e può essere catturato nella rete del potere illegale.
Nei saluti informali qualcuno gli ha chiesto: “Quando andrai in pensione, don Luigi?” senza pensarci su la risposta immediata è stata, “Quando chiuderemo gli occhi”: non è un mestiere operare per la giustizia, sarebbe riduttivo definirlo persino una missione … è la vita, è vita, è per tutta la vita. E anche in questa risposta ha usato il verbo al plurale! Grazie don Luigi! E’ reciproco l’augurio che ci facciamo, di tener sempre desto lo sguardo tutti insieme, di allargar all’infinito il numero dei membri della squadra sino a comprendere ogni donna e ogni uomo innamorati del Vangelo e della Costituzione.
dalla Parrocchia di S. Maria della Pace
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