Il 9 maggio la giornata per le vittime del terrorismo
Approfondimento storico tra strategia della tensione e anni di piombo
Il 9 Maggio del 1978 viene ritrovato in un’auto abbandonata in via Caetani a Roma, tra le sedi del PCI e della DC, il corpo di Aldo Moro. Il politico era stato rapito dalle Brigate Rosse 54 giorni prima, il 16 marzo, in via Fani durante un’azione che costò la vita alla sua intera scorta. Proprio il 9 maggio è il giorno dedicato alla commemorazione delle vittime dello stragismo e del terrorismo, fenomeni che, iniziati il 12 dicembre del 1969 con l’esplosione della bomba nella Banca dell’Agricoltura a Milano (16 morti e 88 feriti. Solo qualche giorno fa, 45 anni dopo il tribunale ha riconosciuto un risarcimento pecuniario ad un impiegato per i gravi disturbi seguiti a detto evento), caratterizzeranno la storia d’Italia negli anni ‘70/80: gli anni di piombo.
Forze di destra, neofasciste, e di sinistra, la sinistra extraparlamentare, nelle università e nelle piazze avviarono la cosiddetta strategia della tensioneo del terrore, nel tentativo di combattere lo stato seppure con metodi e obiettivi diversi attraverso la contestazione dei partiti politici tradizionali, la destabilizzazione della società e la distruzione del sistema democratico esistente.
Le organizzazioni neofasciste come: Avanguardia nazionale, Ordine Nuovo, Ordine nero, operarono per lo più attraverso la pratica delle stragi (1969 la Strage di piazza Fontana a Milano, 1974 la strage di Piazza della Loggia a Brescia e l’esplosione nel treno Italicus, 1980 strage alla stazione ferroviaria di Bologna) collegandosi a tentativi golpisti di destra (Valerio Borghese, golpe dell’Immacolata, 1970) per una svolta autoritaria antidemocratica dello stato.
Le forze opposte dell’estrema sinistra: Nuclei Armati Operai, Prima Linea e, soprattutto, Brigate Rosse invece cercarono di colpire bersagli, per così dire, individuali ma dal chiaro significato socio-politico-istituzionale: giornalisti, magistrati, poliziotti, sindacalisti, politici.
La violenza politica toccò il suo culmine con il caso Moro: colpendo lui si voleva “colpire al cuore lo stato”. Con Fanfani, Moro era l’esponente DC più rappresentativo degli anni ‘60-70, e con lui aveva avviato l’esperienza del centro-sinistra (’62-63) cioè la collaborazione tra DC e PSI, aprendo una stagione di riforme: edilizia, pensioni, scuola.
La crisi economica e la recessione (fine anni ’60 e anni ’70), la contestazione studentesca e le agitazioni operaie (autunno caldo ’69) avevano creato un clima di instabilità e tensioni politiche da guerra civile.
In questo contesto, il nuovo segretario del PCI, Berlinguer propone (1972/73) la nuova politica del “compromesso storico” che trova in Moro il più attento interlocutore, perfezionata più tardi nella teoria della “via nazionale al comunismo” cioè l’eurocomunismo e concretizzatasi poi in governi di “solidarietà nazionale”.
Ma è proprio il caso Moro a segnare l’inizio della crisi del terrorismo, anche se questo non significò per nulla la fine delle uccisioni in tutta Italia: solo nel 1981 si sono registrati 791 attentati con morti e feriti specie tra le forze dell’ordine.
Gli obiettivi prefissati dalle forze eversive sia di destra che di sinistra non furono conseguiti.
I gruppi neofascisti con i loro eccidi non provocarono quelle reazioni inconsulte della popolazione, pur nello straziante dolore, che poteva giustificare una svolta reazionaria.
Quelli di sinistra, nella loro volontà rivoluzionaria a loro volta non riuscirono a radicarsi in una base di massa, neppure nella classe operaia che continuò la sua battaglia politico-sociale per altre strade e, salvo pochi casi, rifiutando la lotta armata.
Lo stato, inoltre, attraverso interventi legislativi ed operativi più incisivi, grazie anche al dibattito interno dei gruppi terroristici, l’arresto di molti esponenti, il fenomeno del pentitismo riuscì a vincere, seppure non ad eliminare definitivamente, il terrorismo (vedi caso Biagi in Italia o l’11 settembre a livello internazionale).
Per ovvi motivi non si può far riferimento al contesto internazionale particolarmente critico in quegli anni (guerre arabo-israeliane, crisi petrolifera, Vietnam, etc.) né ad altri eventi interni altrettanto drammatici e destabilizzanti come la P2 (1981) o l’attentato mafioso al generale Dalla Chiesa (1982).
di Laura Pierini
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