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Senigallia, ex Sacelit, l’Associazione Lotta all’Amianto replica alla CISL

Montanari: "Nessun risarcimento ad personam: puntiamo a tutelare tutti gli ex dipendenti"

Carlo Montanari e Massimo OlivettiNessun risarcimento ad personam. Ma soprattutto: non è finita qui. Sono questi i messaggi con cui il Presidente dell’Associazione per la Lotta all’Amianto Carlo Montanari e il legale avv. Massimo Olivetti replicano all’uscita stampa della Cisl sugli indennizzi agli ex dipendenti della Sacelit Italcementi. Un risarcimento che finora ha portato nelle tasche dei senigalliesi che vi avevano lavorato, alcuni dei quali morti, altri malati, ben 6.820.000€ e che vedrà presto risarciti anche altri 30 ex dipendenti o i loro familiari.

Non si placano dunque le polemiche sulla vicenda della ditta che produceva manufatti in cemento-amianto dismessa nell’83 e che ha impiegato oltre 1200 persone fin dalla nascita nel 1947. E dopo le dichiarazioni riportate dalla stampa locale da parte dei vertici di zona della Cisl Renato Verdenelli e Maurizio Andreolini, il mediatore tra gli ex dipendenti e i vertici aziendali non poteva non replicare. Soprattutto perchè – a suo dire – le affermazioni non rendono giustizia a quanto è stato finora fatto e quanto si sta portando ancora avanti.

Andreolini e Verdenelli nei giorni scorsi avevano dichiarato che l’azione risarcitoria portata avanti dall’ALA era sicuramente "meritoria", ma che aveva per così dire "sollevato" l’azienda da qualsiasi altra aggravante futura per la salute degli ex dipendenti ora indennizzati, con un rimborso parziale e ad personam.

In poche parole, sarebbe stato risarcito solo un piccolo gruppo di persone, quando invece meritevoli di attenzione erano tante altre persone in quanto per anni la città aveva respirato aria inquinata dalle fibre di amianto. Inoltre chi si potrebbe ammalare in futuro, essendo già stato liquidato, potrebbe non aver più diritto ad alcun ulteriore risarcimento.

Appena saputa la notizia è arrivata la replica da parte del Presidente dell’ALA Montanari assistito dal legale Olivetti: "sono articoli che fanno male, innanzitutto perchè l’azione dell’ALA non è conclusa, ma specialmente perchè a fronte degli oltre 380 dipendenti che erano impiegati negli anni ’70 ne sono stati risarciti circa 80 mentre per altri 30 lavoratori stiamo ancora lavorando".
Insomma non è stata messa la parola fine. "Inoltre – ci tiene a precisare Montanari – finora ci siamo concentrati sugli ex dipendenti che avevano lavorato all’interno dell’azienda".

Finora nessuna causa era stata intentata contro la direzione della Sacelit, mentre a sapere che l’amianto era cancerogeno erano in diversi e fin dagli anni ’60-70. "E i sindacati perchè non hanno fatto nulla allora?" si chiede Montanari, lui stesso ex dipendente e malato. "Il risarcimento che siamo riusciti ad ottenere – continua – poteva essere richiesto prima, così avremmo risarcito anche molte persone che ora non hanno più diritto perchè caduto in prescrizione".

L’area della Sacelit ora bonificata per la costruzione del borgo delle torriInsomma i nodi all’interno della questione sono tanti: negli Stati Uniti la messa al bando dell’amianto è avvenuta negli anni ’50, in Italia nell’80; l’azienda smise di produrre questi manufatti solo nell’83 e finora nessun risarcimento era stato mai ottenuto nè tantomeno richiesto.

Ecco perchè sono suonate strane le parole della Cisl: l’azione dell’ALA non è mirata ad alcune persone, ma alla collettività dei dipendenti, molti dei quali ora morti proprio per colpa dell’amianto. Ma a molti non era stato diagnosticato un problema causato da amianto per cui l’operazione di contattare tutti i dipendenti o i familiari degli stessi defunti e cercare se la malattia potesse essere riconducibile all’amianto è difficile e ha fatto sì che per ora ci si concentrasse sulle persone che avevano lavorato a stretto contatto con le fibre nocive.

Per molti ex lavoratori è mancata quella prevenzione continua e annuale che l’azienda era costretta a garantire. Così si teneva sotto controllo la salute dei dipendenti, ma non quella della città o perlomeno degli abitanti delle zone limitrofe che per anni si sono visti tetti e finestre ricoperti di polvere senza sapere di cosa si trattava in realtà.
Zone che però secondo Comune di Senigallia, Arpam e Asl sono state correttamente bonificate e su cui verrà costruito il ben noto quartiere delle torri.

di Carlo Leone

Carlo Leone
Pubblicato Sabato 30 aprile, 2011 
alle ore 18:48
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Commenti
Solo un commento
Principi Matteo 2011-05-18 00:06:21
Mio padre lavorava li' ed è morto!
Mio padre ha lavorato per 35 anni alla Sacelit ed è morto per tumore alla prostata.Sono contento che finalmente qualche cosa si sia mosso.Se è possibile, vorrei sapere come fare per partecipare a questa class action.Grazie
ATTENZIONE!
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