Radicali Marche: "sull’acqua un dibattito meno inquinato"
Niente patto di stabilità per chi gestisce il servizio idrico, le società in house. Ecco parentopoli?
Da una lettera aperta indirizzata al Sindaco di Senigallia da un esponente dell’Idv apprendiamo l’adesione dell’intera amministrazione comunale ai referendum “contro il nucleare e l’acqua privatizzata”. Se per il nucleare ed il Si al relativo referendum non abbiamo altro da aggiungere, sull’acqua, sui referendum ad essa legati e soprattutto sull’attuale gestione del servizio idrico ci preme spendere alcune brevi considerazioni.
Il Decreto Ronchi, pur tra parecchi aspetti censurabili (uno per tutti la soglia minima di partecipazione del capitale privato fissata al 40%), ha un merito indubbio, quello di risolvere un conflitto di interessi a tutt’oggi esistente, in forza del quale un medesimo soggetto, l’ente locale, da una parte gestisce attraverso società in house il servizio pubblico e dall’altra ne controlla l’efficienza e l’economicità, peccato che su questo conflitto di interessi né l’Italia dei Valori né altri difensori “dell’acqua pubblica” si siano soffermati.
Il risultato di questa commistione ad oggi non è esaltante, basti pensare alla media nazionale del 40% di dispersione delle rete idrica ed all’ancora più allarmante “scarsa consapevolezza della risorsa erogata da parte delle aziende incaricate della gestione delle reti”, come recita la relazione del 2009 presentata al Parlamento dalla Commissione di Vigilanza sulle risorse idriche.
Le società in house che gestiscono il servizio idrico di privato hanno solo la forma di società, per il resto sono una mera emanazione dell’ente locale che è proprietario del 100% del capitale e che ha la potestà di nomina e di revoca gli amministratori insieme a quella di determinare le tariffe.
Queste società pubbliche rispetto a comuni e province hanno però una grande peculiarità, quella di non essere sottoposte al patto di stabilità interno imposto per gli enti locali, che tradotto in una vulgata di immediata comprensione significa: possono assumere sia pur mediante bandi concorsi.
Chissà se c’è qualche relazione tra questa possibilità di assumere (invece negata a comuni e province), le gestioni non proprio improntate all’economicità delle aziende pubbliche e le molte Parentopoli che percorrono lo stivale?
Come di diceva quel saggio “a pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina”.
In conclusione, visto che la legge Ronchi sull’acqua riafferma espressamente proprietà, governo e gestione delle tariffe in mano all’autorità pubblica non possiamo che augurarci che il prosieguo del dibattito che ci accompagnerà fino al referendum sia più reale e meno inquinato da inesattezze, mistificazioni e dimenticanze sulle gravi storture del sistema idrico, che né l’attuale assetto né tantomeno il Decreto Ronchi sembrano aver la volontà di affrontare, su questo noi Radicali siamo sin da subito disponibili a fornire il nostro apporto.
da Andrea Granata
Segretario dell’Associazione Radicali Marche
www.radicalimarche.it
radicalimarche@radicalimarche.it
la citazione attriuita al saggio è notoriamente parte del repertorio di Giulio Andreotti: ora, non discuto che possa essere ritenuto un saggio, ma leggere un radicale citare (neanche a sproposito) il Divo Giulio fa un po' sorridere.
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