La morte nelle carceri: una "pena di morte all’italiana"
Presentato a Senigallia il libro di Samanta Di Persio. Intervenuto Leoluca Orlando, deputato Idv
Venerdì 25 marzo a Palazzo del Duca è stato presentato l’ultimo libro di Samanta Di Persio "La pena di morte italiana – violenze e crimini senza colpevoli nel buio delle carceri" sulle morti in carcere misteriose e fatte passare in silenzio o con etichettature deresponsabilizzanti le autorità di polizia e guardie carcerarie. A commentare il dibattito è anche intervenuto Leoluca Orlando, deputato e portavoce nazionale dell’Italia dei Valori.
L’incontro è stato organizzato dai giovani IdV di Senigallia, ed è stato moderato dal responsabile della comunicazione del partito, Stefano Canti. Presente anche il Presidente del Consiglio Comunale Enzo Monachesi. Al dibattito sono stati alternati momenti di lettura di articoli della Costituzione, della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, ad opera dei giovani Idv.
Samanta Di Persio, giovane giornalista abruzzese, collabora con "Articolo 21" (associazione a difesa della libera informazione) e "Micromega". Ha già pubblicato "Morti bianche", sulle morti sul lavoro e "Ju tarramutu" (già presentato a Senigallia il 18 marzo dell’anno scorso) sul terremoto dell’Aquila.
Questo nuovo libro nasce da un impegno che la Di Persio ha preso con Ornella Gemini, madre di Niki Aprile Gatti (operatore informatico morto nel carcere di Sollicciano il 24 giugno 2008, apparentemente per un suicidio inspiegabile: dopo alcune indagini la Procura di Firenze chiude le indagini archiviandole come un suicidio; di recente il senatore Lannutti ha sollevato un’interrogazione parlamentare), e tratta dello spinoso ed attuale problema delle morti in carcere, portato alla ribalta grazie anche alle scomparse di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi ed altri (riportate nel volume e corredate di testimonianze).
Ma non si ferma solo a questo. Infatti si descrivono altri due fenomeni concatenati al precedente: il sovraffollamento delle carceri italiane ed i suicidi. Sul nostro territorio sono inoltre presenti circa 40 costruzioni da tempo non terminate, come Gela e Benevento.
Samanta Di Persio riassume in poche parole lo stato attuale delle cose: "I suicidi avvengono nei primi mesi di detenzione carceraria – ha detto – anche per reati di bassissima gravità, ad esempio imbrattare un muro. Nei nostri penitenziari vi sono pertanto condannati in via definitiva e detenuti in prevenzione carceraria. Ciòè dovuto soprattutto alle legge ex Cirielli del 2005, che vieta , nel caso di reati di poco conto, pene alternative alla detenzione; e alla legge Giovanardi-Fini del 2006, che inasprisce le sanzioni per produzione, traffico, detenzione illecita ed uso di sostanze stupefacenti, e va ad alimentare il sovraffollamento".
E si arriva al nocciolo della questione: molti suicidi in carcere sono state etichettati come ’morti naturali’, oppure delle morti in carcere sono state definite con fretta e senza ulteriori chiarimenti come ’suicidi’.
Alcune di queste persone, quando sono state fermate, si sono trovate sul posto e nel momento sbagliato (come Federico Aldrovandi e Giuseppe Uva), e in altri casi i poliziotti condannati in vari gradi di giudizio non sono stati sospesi dal servizio (come nel caso della morte di Riccardo Rasman e, più nota, di Carlo Giuliani).
Nell’ultimo caso, queste persone metterebbero in imbarazzo il Corpo di Polizia con la loro omertà ed irregolarità. "Pertanto – conclude la giornalista – questo è il messaggio che voglio rivolgere alla Gemini e agli altri: non ci deve preoccupare l’impunità, ma l’impunibilità. La politica deve avere in questi casi responsabilità civile".
E’ poi intervenuto l’on. Leoluca Orlando, presidente della Commissione d’inchiesta sugli errori in campo sanitario, il quale ha enfatizzato lo scarto notevole, indice di eversione, tra la nostra Costituzione formale e quella materiale: "Oggi le peggiori violenze si fanno contro la legge, ma anche CON la legge. La legalità del diritto non può quindi prevalere sulla legalità dei diritti. Niki Aprile Gatti, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, sono persone poco visibili, senza diritti in minoranza e in balia di uno Stato criminale; bisogna quindi dare spazio maggiore alle loro storie: nessuno ha il diritto di togliere la vita, tantomeno lo Stato".
E quindi vi è stata convergenza tra il pensiero di Orlando e il titolo del libro della Di Persio: a volte la detenzione è una ’pena di morte all’italiana’, sebbene la pena di morte ed ogni forma di violenza siano vietate dalla Costituzione (artt. 2, 13, 27) e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (art. 5).
A suggello del discorso, Orlando, ha raccontato la sua esperienza di sindaco di Palermo, quando concesse la cittadinanza onoraria ai condannati a morte di tutto il mondo, ed in particolare all’indiano Joseph O’Dell Cherokee, seppellito a Palermo.
All’incontro sono inoltre intervenuti il coordinatore provinciale di Ancona Ennio Coltrinari, il coordinatore dell’Italia dei Valori Marche David Favìa e il Sindaco Maurizio Mangialardi, al quale Orlando ha espressamente chiesto di dedicare una strada o piazza alla Costituzione oppure di conferire cittadinanza onoraria a condannati ingiustamente a morte. Mangialardi ha accettato la proposta, ricordando che è già stata intitolata una piazzetta ai Migranti.
Dai giovani IdV il rilancio della proposta d’iniziativa voluta fortemente da Ornella Gemini, madre di Niki Aprile Gatti dal titolo: "perdiamo un libro". L’iniziativa consiste nel lasciare il libro in un angolo della città dopo averlo letto con su scritto che questo libro non è stato dimenticato ma è stato perso e con la volontà espressa di continuare la perdita, per far vivere chi ha avuto una sentenza di pena di morte nel bel paese.
Il primo libro a Senigallia lo ha perduto proprio l’autrice del libro che lo ha appoggiato in una delle colonne all’entrata della Rocca Roveresca. I prossimi saranno i Giovani dell’Italia dei Valori Senigallia a lasciarlo nei luoghi della città. Da qui l’invito rivolto a chiunque abbia letto il libro di perderlo in un angolo della città, perché la città è cultura, e la cultura è vita: "così faremo rivivere questi ragazzi, li faremo raccontare la loro storia e li permetteremo di costruire una società migliore dove ognuno venga rispettato come uomo".
LA PENA DI MORTE ITALIANA
Violenze e crimini senza colpevoli nel buio delle carceri
di Samanta di Persio. Prefazione di Beppe Grillo.
Anno: 2011
Pagine: 252
Casa editrice: Rizzoli
di Simone Paolasini
Foto di Simone Paolasini (in alto) e Andrea Cesanelli (in basso)
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