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Dalla restaurazione ai moti insurrezionali: come nacque il Regno d’Italia

Approfondimento di storia per la ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia - parte seconda

Senigallia, Porta Lambertina (detta anche Porta Fano) vista da via CarducciSeguendo la serie delle vicende che hanno portato alla nascita del Regno d’Italia è opportuno soffermare l’attenzione su alcuni momenti o fattori.
Tutti sono d’accordo nell’affermare che già da secoli esisteva l’idea di Italia come unità linguistica, culturale, spirituale: ma l’idea “politica” dell’Italia risale al periodo tra 1700/1800, cioè la rivoluzione francese con le sue idee di libertà, Napoleone con la costruzione del Regno d’Italia (1805) ed il Romanticismo con l’esaltazione dello “spirito”, nazionale e quindi la lotta contro lo “straniero” per l’indipendenza dall’Austria.

Con il Congresso di Vienna e la Restaurazione, l’Italia torna ad essere divisa in stati e staterelli sotto il dominio diretto o indiretto dell’impero asburgico: pura e semplice “espressione geografica” secondo Metternich.
Nonostante la politica repressiva, le idee di libertà e democrazia continuarono a diffondersi nella clandestinità dando origine alla cospirazione ed al fenomeno delle società segrete, la più celebre delle quali è senz’altro la Carboneria.

I moti insurrezionali del 1820-21 e del 1830-31 che scoppiano in Europa e in Italia sono la diretta espressione del settarismo: essi hanno come “nemico” l’assolutismo monarchico e come fine la Costituzione, cioè la formazione di uno stato liberale che riconosce e garantisce i diritti propri dell’uomo: la vita, la libertà, la proprietà e la giustizia.

Senigallia, Porta Lambertina (detta anche Porta Fano) vista da via MamianiIl fallimento di quei moti, e del relativo settarismo, segna in Italia una svolta importante: nasce un nuovo grande dibattito ideologico – politico con altri personaggi tra cui spicca la figura del Mazzini, senza dimenticare i Cattaneo, Gioberti, Balbo, D’Azeglio, etc.

Negli anni ‘30 le idee di Mazzini dell’Italia “una, indipendente e repubblicana”, di democrazia, di insurrezione popolare fanno numerosi proseliti specie tra i giovani (la Giovine Italia) e darà origine ad alcuni moti nel 1833/34 e nel 1844, il cui fallimento segnerà la crisi del mazzinianesimo.

Di contro, gli anni ’40 vedono l’affermarsi delle teorie federaliste nelle sue varie articolazioni: democratico/repubblicana (Cattaneo) e moderata/monarchica filo-sabauda (Balbo) o filo-papale (Gioberti, neoguelfismo).
Il federalismo soprattutto nella versione riformistico-monarchica risulta la soluzione più realistica e quindi fattibile anche nell’immediato: addirittura nel ’46/47 dopo aver avviato una serie di riforme nei rispettivi stati, il neo eletto Pio IX, Leopoldo II granduca di Toscana e Carlo Alberto, re di Sardegna, firmano i preliminari di una lega doganale.
Unico renitente Ferdinando II re di Napoli.

Senigallia, Porta Lambertina (detta anche Porta Fano). Targa commemorativaMa a creare lo spirito nazionale, la coscienza di popolo che ha diritto all’emancipazione, contribuisce in maniera decisiva la cultura.
Dalla filosofia (Rosmini), al cattolicesimo liberale (Gioberti), alla letteratura (Manzoni, D’Azeglio), alla musica (Verdi con il Nabucco), alla scienza (congressi annuali degli scienziati italiani).

Fiorisce negli anni 1830/40 tutta una letteratura storico-memorialistica che rifacendosi ad un passato più o meno lontano, come il Medioevo o il Rinascimento, ricorda episodi di lotta del popolo italiano per la sua libertà, sollecitando quindi i “contemporanei” a prendere coscienza della tragica situazione attuale e a prepararsi alla rinascita (o a risorgere).

Certamente la cultura e il sentimento nazionale (concetto di Patria) rimangono circoscritti ad una élite, ma tant’è che pur con tale limite, creeranno coloro che “faranno” l’Italia, cioè i Patrioti.

di Laura Pierini

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