Il Risorgimento: fenomeno complesso, rapido, contradditorio e "inaspettato"
Approfondimento di storia per la ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia - parte prima
Non è facile sintetizzare in pochi e brevi interventi il complesso fenomeno del Risorgimento che ha dato vita al Regno d’Italia. La formazione dell’unità d’Italia è molto diversa da quella di altri stati europei quali Francia o Inghilterra. Questi si sono formati nel corso di secoli a partire dal XII-XIII secolo per progressiva espansione intorno ad un nucleo centrale rappresentato dalla rispettiva monarchia.
I vari sovrani, infatti, in un percorso tutto sommato lineare ed operando su due livelli, sono riusciti contemporaneamente ad imporre il loro potere sulla feudalità e ad espellere dai loro domini altre potenze.
Non sono mancate, è vero, sconfitte e rallentamenti e tanto meno lunghe e sanguinose guerre, come la guerra dei 100 anni tra Francia e Inghilterra o la Reconquista spagnola, ma alla fine, già a metà del XV secolo, detti stati hanno conseguito con la loro identità nazionale, la loro unità politica e territoriale.
Senza mitizzare o demonizzare il Risorgimento, posizioni entrambe inaccettabili perché unilaterali e acritiche, se ne possono però sottolineare alcuni caratteri: il Risorgimento è un evento complesso, rapido, di breve durata, contraddittorio nelle sue componenti, ripensato e corretto in corso d’opera e “inaspettato” nei suoi risultati.
Complesso: Il Risorgimento non è stato un semplice fatto dinastico, di pura espansione territoriale, ma è stato un fenomeno politico, militare, culturale, morale e spirituale.
Rapido: se la sua durata complessiva non supera i 60 anni, di fatto il Risorgimento si compie nel biennio 1859-1860 con la II Guerra di Indipendenza e soprattutto la spedizione dei Mille, così improvvisamente dunque che molte diplomazie europee stentarono a credere nella sopravvivenza dell’Italia e ne rimandarono il riconoscimento ufficiale per almeno un biennio.
Contraddittorio: non poteva esserci maggiore divergenza di idee, oltreché di temperamento, tra quanti hanno “fatto” l’Italia: es: Mazzini e Cavour, rispettivamente repubblicano, rivoluzionario- democratico l’uno, monarchico, liberal conservatore, politico/diplomatico l’altro.
Ripensato e corretto durante le varie fasi, nei fini, nei metodi, nei soggetti: unità o federalismo, monarchia o repubblica; rivoluzione popolare o azione politico – diplomatica; questione “nazionale” interna o internazionale-europea.
“Inaspettato” nel suo risultato così diverso e improvviso rispetto alle condizioni di partenza: da un paese suddiviso in stati e staterelli sotto regni più o meno reazionari, clericali, per lo più arretrati sul piano politico, civile ed economico salvo pochissime eccezioni, è sorto un regno unito sotto una monarchia costituzionale liberale, relativamente moderno, abbastanza grande da giocare un ruolo significativo nel contesto internazionale europeo e mediterraneo.
E per finire, volendo essere pignoli, fenomeno “incompiuto”: occorreranno altri 60 anni circa perché l’Italia possa dirsi totalmente unita dalle Alpi alla Sicilia: Venezia verrà conquistata nel 1866: III Guerra d’Indipendenza; Roma 1870: breccia di Porta Pia; Trento e Trieste 1918: I Guerra Mondiale.
di Laura Pierini
E’ per questo che Roma ha posto la sua candidatura per le Olimpiadi del 2020, per celebrare cioè i suoi 150 anni di capitale d’Italia.
Grazie Sig.ra Laura,
Lei ha in poche righe reso comprensibile e chiare
le vicende che caratterizzarono la creazione dello Stato Italiano. Io sono del parere che la nazione Italiana esistesse già da diversi secoli, è giusto il suo passaggio relativo ai nuclei centrali intorno ai quali si è definita la nazione francese e inglese, e da noi se si prende in considerazione il ruolo di Roma non è stata la stessa cosa?
Francamente no; quale Roma? perché di qualunque Roma si parli essa non ha mai svolto lo stesso ruolo di una Parigi o altro. Infatti se intendiamo Roma quale centro civilizzatore del mondo, come già Mazzini ne aveva individuato fasi e caratteri, Roma dei Cesari, la medioevale Roma dei papi e la futura Roma dei popoli cioè di libertà e democrazia, in questo caso Roma è CAPUT MUNDI ma non d’Italia.
Se invece parliamo di Roma come di una capitale di stato, tutt’al più la si deve circoscrivere a capitale dello stato della Chiesa, cioè di un territorio ben definito nell’Italia centrale e ancora una volta non di un’intera nazione. Tale ruolo verrà chiaramente individuato da Mazzini quando nel 1849, dopo aver dichiarato
decaduto il potere temporale dei papi, fonda la Repubblica romana (1849).
Certamente non viene meno in Mazzini l’ideale di erigere Roma a caput mundi libero e democratico, ma prevale lo scopo di trovare in Roma una capitale AUTENTICAMENTE ITALIANA, tale cioè superando ogni campanilismo, da elevarsi al di sopra di tutte le altre eventuali candidate per quanto ricche di storia e di gloria, Firenze, Milano, Napoli e la stessa Torino che su tutte poteva rivendicare il ruolo di cuore del Risorgimento. Tale consapevolezza è espressa dallo stesso torinese Cavour che pochi giorni dopo la proclamazione del Regno d’Italia, proclama Roma sua capitale: occorreranno altri nove anni e ben tre guerre perché lo possa diventare.
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