Senigallia, Piano Casa: dal gruppo SEL il no alla deregolamentazione
Casagrande: "Nessun immobilismo: logica di qualità ambientale e sensibilità sociale"
A proposito del piano casa recentemente approvato dal Consiglio Comunale, è forse bene fare una breve cronistoria. Il primo "Piano casa" è stato fatto dal governo Prodi attraverso il decreto collegato alla finanziaria del 2008 e firmato dai Ministri Di Pietro alle infrastrutture e Ferrero alla Solidarietà sociale, in cui si stanziavano 550 milioni di euro "per ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei famigliari svantaggiati" e "per il soddisfacimento delle esigenze primarie abitative".
In sostanza si agiva per chi la casa non ce l’aveva o la aveva in condizioni precarie, un importante programma di "social housing", di alloggi sociali per venire incontro alle classi più svantaggiate.
Subito dopo il governo Berlusconi ha bloccato i 550 milioni del governo Prodi, lanciando il suo "Piano casa" in cui non c’era alcun riferimento alla edilizia sociale, ma era concepito per chi la casa ce l’ha ed ha i soldi per ampliarla, secondo lo slogan berlusconiano "ognuno padrone in casa propria".
Con la scusa di rilanciare l’economiail governo Berlusconi ha introdotto norme "in deroga alle disposizioni legislative, agli strumenti urbanistici vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi" (art.2 com 1), suscitando proteste e preoccupazioni tra tutti coloro a cui sta a cuore la tutela del patrimonio dell’ambiente e dei nostri centri storici. Da precisare che anche il "Piano Casa" del Governo Prodi stimolava l’economia, ma con un impegno diretto dello stato di 500 milioni di euro e dando la casa a chi ne aveva bisogno.
Le Regioni, comprese le Marche, si sono dovute affrettatamente muovere recependo il Piano casa Berlusconi con provvedimenti a macchia di leopardo ma comunque secondo gli indirizzi del Governo. I provvedimenti del nuovo Centro Sinistra che governa le Marche, sono molto pesanti (LR 19 del 2010, relatore l’Assessore Viventi – UDC) e peggiorativi rispetto a quanto previsto nel 2009 e non a caso sono stati appoggiati anche dal centro destra ma non dai Verdi che però fanno parte della maggioranza regionale.
Nel Piano casa marchigiano si prevedono norme perfettamente in sintonia col Piano casa berlusconiano come l’ampliamento del 20% non più al singolo edificio ma per unità abitativa, interventi ammessi anche in zone vincolate dal Piano paesaggistico regionale (PPAR), riduzione dell’efficienza energetica degli edifici sotto pressione di alcune lobby professionali e di costruttori (alla faccia della innovazione) ed inoltre sono ammessi ampliamenti anche in zone a rischio idrogeologico.
Bene ha fatto dunque l’Amministrazione comunale di Senigallia e l’Assessore della Città Futura Ceresoni in particolare, a porre dei paletti rispetto a questa deregolamentazione che produrrebbe solo guasti al nostro territorio danneggiando l’immagine turistica della città.
E’ stato questo un atto politico importante che delinea un preciso indirizzo sul piano politico e culturale verso cui la maggioranza che guida la città si muove, in autonomia e senza alcun condizionamento.
E questo anche rispetto a tanti "malevoli" (a destra e a sinistra) che pensano che comunque tutto è "sempre in mano ai soliti interessi economici di pochi".
Non è così ed il Piano Casa di Senigallia lo sta a dimostrare.
Questo non significa voler ingessare la Città, tutt’altro. Gli interventi del Piano Cervellati del Centro storico, il recupero ma con dimezzamento delle volumetrie della area degradata dell’ex Opafs e valorizzazione della rendita fondiaria a finalità pubbliche, il progetto di recupero degli Orti del Vescovo con previsione di insediamenti di edilizia residenziale sociale, che significa circa 50 appartamenti nel centro storico per le fasce soci più deboli (anche questo è un piano casa), tutto ciò sta a dimostrare il contrario dell’immobilismo, ma ci si muove in una logica di qualità ambientale, sensibilità sociale rispetto del territorio e soprattutto nell’idea della "Città pubblica", della città di tutti e per tutti.
da Sinistra Ecologia Libertà
Circolo di Senigallia
E invece la Variante Arceviese, e la variante ex Sacelit che cosa stanno a testimoniare?
E il recupero dell'area degradata dell'ex Opafs è davvero una valorizzazione della rendita fondiaria a finalità pubbliche , o non è forse una valorizzazione fondiaria privata? Non si acquista un'area a destinazione pubblica se non si ha la speranza , per non dire la certezza, che c'è qualche anima buona disposta a convertirla in una rendita di ben 56 appartamenti.
Al centro storico per il momento sono partiti solo gli interventi sugli edifici nobiliari o stanno partendo solo interventi ex novo per tasche danarose.
In più quegli osannati appartamenti degli "orti del Vescovo" non sanno di pesante densificazione dipinta con troppa faciloneria da social housing ?
Conviene ancora restare "malevoli", perchè la città di tutti e per tutti è ancora di là da venire.
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