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Tagli all’ospedale di Senigallia, la soluzione della Fiamma Tricolore

Colpa del federalismo: stop all'area vasta e ricentralizzazione del servizio pubblico e statale

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Ospedale Civico di SenigalliaDispiace veramente leggere che nelle prossime settimane l’ospedale di Senigallia verrà ridimensionato nel suo organico. Il problema della Sanità a Senigallia, ma in generale un po’ dappertutto non è recente, parte da lontano. Nasce con l’istituzione delle Regioni (1970, Ugo La Malfa). Alle Regioni fu affidato il Servizio Sanitario Nazionale, nato dopo l’abolizione delle mutue di categoria (che funzionavano benissimo). Poi negli anni ’90, c’è l’innamoramento verso l’ultimo dei dogmi, quello liberista.

Le USL da entità tecniche, si trasformano in ASL, in «aziende», ciascuna col suo parlamentino e il suo governicchio spartitorio, e in più con il suo manager pagato come un manager privato, ma in quota a questo o a quel partito. E per ultimo in questi anni si è aggiunto il concetto di federalismo, la Sanità deve essere spezzettata ancora di più a livello provinciale. Risultato? Spese alle stelle. Addesso urge il ridimensionamento, occorre tagliare gli organici, ridurre le spese. 

Noi della Fiamma Tricolore modestamente proponiamo:

1) RICENTRALIZZAZIONE del servizio; 
2) ritorno ad un servizio PUBBLICO e STATALE;
3) Eliminare il concetto di AREA VASTA e CONFERENZA DEI SINDACI;
4) Ritorno ad una CULTURA DELLO STATO.

La Sanità deve tornare ad essere una competenza dello Stato centrale, restituita alla nazione come dice il suo nome: Servizio Sanitario Nazionale e invece così diverso in Puglia e in Lombardia.

Qui nelle Marche, la giunta regionale a guida PD propone il concetto di Area Vasta. Il PDL allo stesso modo sostiene l’idea di ASL provinciale (la chiamano di Zona) che non fa altro che spezzettare la Sanità ancor di più ed aumentare il numero dei dirigenti e quindi dei costi di gestione. Se prima il fiume del denaro pubblico in uscita passava per l’unico tubo dello Stato, ora in mano alle regioni e alle province passa per dozzine di buchi, l’immagine stessa del colabrodo. Costi aumentati a causa della privatizzazione dei dirigenti pubblici (prima pochi), ora manager (oggi aumentati a livello esponenziale). Occorre quindi liberare immediatamente la Sanità dalle grinfie della politicizzazione o meglio dalla spartizione partitocratica. E’ quindi necessaria l’abolizione della Conferenza dei Sindaci e la nomina dei tecnici da parte dei politici. 

E ancor peggio, il dott. Pesaresi come rimedio, in una logica liberista e neo-aziendale ci parla di «tagli», «report» e «profitti trimestrali». Le aziende private possono esternalizzare i costi, licenziare i lavoratori poco produttivi o in sovrapiù. Ma la Sanità non può essere gestita come un’azienda.
E’ questo che noi della Fiamma Tricolore intendiamo per dottrina dello Stato o meglio ritorno ad una cultura dello Stato. Gli ultimi vent’anni anni di sbornia liberista totale hanno avuto anche questo effetto spaventoso: l’irresponsabilità del capitale privato ha infettato il settore pubblico. Lo Stato (o una sua competenza, in questo caso la sanità) non è un’azienda, non foss’altro perché un’azienda seleziona i suoi addetti, non assume lattanti, né vecchi con l’Alzheimer. Lo Stato invece ha a carico tutti questi, gli improduttivi, i non più produttivi, ed ha un obbligo verso di loro. Questi obblighi sono, in una logica aziendale, dei costi. Orrore!!!
Ma questi costi restano a carico dello Stato, mica può, per diventare più competitivo, sbattere fuori dai suoi confini gli anziani e gli invalidi. Ciò significa che lo Stato non si riduce all’economia; l’economia è il suo limite, un condizionamento della realtà di cui tener conto, non il suo orizzonte ultimo. Il suo scopo non è il profitto, il suo campo non è il mercato, ma la civiltà; è mantenere la coesione sociale nell’avanzare di un popolo verso il futuro.

Ecco perché è opportuno ricreare quel «clima sociale» che ormai da troppi anni si è perso: il senso di un destino comune, l’onore alla competenza e la convinzione di lavorare per il bene comune, di tutti e non di una sola parte. Soprattutto in un momento di crisi economica e morale come questo. Il segnale da dare è: siamo sulla stessa barca, non ci sono scialuppe di salvataggio, remiamo tutti insieme per portare la barca in porto.

da Movimento Sociale Fiamma Tricolore
Marcello Liverani
Riccardo De Amicis

Riccardo De Amicis
Pubblicato Lunedì 7 febbraio, 2011 
alle ore 11:45
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