Annullata la pena a Renzo Mandolini per l’omicidio alle poste di Senigallia
La Corte di Cassazione decide di riaprire il caso rinviando gli atti a Perugia. Dubbi sulla premeditazione
La Corte di Cassazione annulla la condanna a trenta anni di carcere inflitta a Renzo Mandolini per l’omicidio di Francesca Lorenzetti a Senigallia nel luglio 2008. Una sentenza che farà discutere quella presa dalla Suprema Corte, nel pomeriggio di mercoledì 2 febbraio: non si conoscono ancora con precisione i motivi dell’annullamento, ma sembra che i giudici abbiano accolto l’istanza presentata dalla difesa, l’assenza della premeditazione. Renzo avrebbe ucciso l’ex moglie – da cui era separato da circa 13 anni – in preda ad uno scatto d’ira.
Ora il procedimento, chiuso in un primo momento dalla Corte d’Assise di Ancona che aveva inflitto la pena detentiva di trent’anni al 56enne fisioterapista di Senigallia, verrà riaperto dai giudici della Corte d’Assise di Perugia.
All’appello si dovrà ora cercare di capire di nuovo se l’omicidio dell’a ex moglie 53enne, avvenuto il 17 luglio davanti all’ufficio postale di via delle Viole di cui era vice-direttrice, fosse premeditato o meno. All’origine del contenzioso, la questione economica e i problemi finanziari cui sarebbe andato incontro l’uomo in seguito alla separazione.
L’accusa sostiene che il fatto che l’uomo fosse uscito con un coltello da cucina con una lama da 29 centimetri sia di per sè sufficiente ad esprimere la premeditazione.
L’uomo invece si è sempre difeso sostenendo che era uscito per suicidarsi e che voleva parlare alla ex moglie prima del gesto: alle parole "ti voglio vedere rovinato", Mandolini avrebbe affondato la lama nel corpo della donna.
di Carlo Leone
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