"Niente sconti al lavoro irregolare" la denuncia della CNA di Senigallia
Il caso della sartoria cinese scovata dalla Polizia non è isolato, a rischio la competitività del territorio
L’associazione senigalliese aveva già nei primi mesi dell’anno denunciato con preoccupazione il dilagante fenomeno del lavoro irregolare in ogni sua deleteria declinazione settoriale, dall’edilizia all’acconciatura, passando per la manifattura e diffusamente nel tessile.
"Mentre si continua ad assistere alla chiusura di storiche aziende locali, fatte di piccole attività autonome e coraggiose cooperative che hanno tenuto in vita con passione e professionalità un filone che per anni ha caratterizzato l’economia del territorio, al contempo si riscontra nel nostro bacino economico una singolare concentrazione di unità produttive condotte da stranieri, nella fattispecie cinesi, che stanno caratterizzando fortemente l’intero tessuto imprenditoriale nel settore in questione, propagandosi a macchia d’olio lungo tutta la filiera, dalla produzione alla commercializzazione, fino ai servizi post vendita".
La CNA ribadisce la sua assoluta e convinta fiducia nell’attività di controllo e puntuale intervento sanzionatorio condotto dalle forze dell’ordine locali e dal canto suo ribadisce l’ampia disponibilità ad attivarsi a sua volta per rendere più agevole tale funzione, segnalando casi sospetti grazie anche al supporto delle imprese associate. Va detto tuttavia che tale processo in atto ormai da anni rischia di trasfigurare il tessuto produttivo locale, un diffuso distretto del tessile condiviso tra le medie vallate senigalliesi e quella jesine, dove le centinaia di aziende che caratterizzavano il fertile indotto per qualità, flessibilità e professionalità, ormai decimate prima dalla crisi del settore ed ora dalla concorrenza sui costi di produzione, rischiano di vivere sulla loro pelle, pur con le debite proporzioni, la metamorfosi del distretto di Prato, al quale hanno assistito nel decennio scorso come attenti e preoccupati spettatori.
Beninteso, la CNA non intende esasperare in tal modo una preconcetta demonizzazione dell’imprenditore straniero, che viceversa dovrebbe essere supportato nell’ambito di un efficace, trasparente ed omogeneo inserimento territoriale, ovvero sanzionato duramente alla pari delle imprese nostrane qualvolta si sottragga al rispetto delle regole comuni. Va detto tuttavia altrettanto chiaramente che i primi a dare il buon esempio dovrebbero essere proprio le attività della zona, affinché prevalga in loro un profilo efficiente, costruttivo ed onesto, adottando un atteggiamento moralmente impeccabile con i collaboratori ed inflessibile sul fronte della legalità e della fiscalità, come si addice al tratto identitario del piccole imprenditore.
Diversamente da tale impostazione si rischierebbe la progressiva perdita di competitività sitemica dell’intero territorio, con l’affermazione una deleteria competizione sui costi da cui ne trarrebbero giovamento alcune isolate realtà speculatrici che nulla hanno a che fare con la tradizione locale ed il radicamento nel territorio, mosse da un mascherato e scadente profitto su vasta scala e ben attrezzate per deprimere ed annullare un patrimonio economico e culturale di cui dovremmo tutti andare fieri e tutelare in ogni modo.
dalla CNA di Senigallia
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