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20 novembre 2010 – Viaggio a L’Aquila

Venticinquemila persone per la città fantasma a protestare contro la ricostruzione mai partita - FOTO

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Manifestazione a L’Aquila del 20 novembre 2010Puoi leggere mille articoli di giornale o guardare cento servizi del "nostro inviato" da l’Aquila, ma finchè a l’Aquila non ci vai con le tue gambe non puoi capire quel che è successo nella notte del 6 Aprile 2009.

L’Aquila è una città con un Centro Storico stupendo.
Una città unica nel Medioevo italiano, divisa in quattro quartieri, con una magnificienza, un patrimonio artistico e culturale che forse sono secondi solo a Firenze o a Roma a nostro avviso.
L’Aquila è quasi metropoli per essere in mezzo ai monti più alti della penisola non alpina, che unisce in se tutte le criticità di una grande città con quelle della posizione ostica in mezzo ai giganti di roccia.
Se non ci metti piede a L’Aquila, quello che è stato non lo capisci.
Noi c’eravamo.
Io Paolo, Nicola e tanti altri ci siamo andati per aderire ad una dimostrazione che il popolo aquilano e i vari comitati post-sisma hanno indetto per urlare all’Italia che la terra non ha smesso metaforicamente di tremare e che la ricostruzione non è mai praticamente iniziata.

Manifestazione a L’Aquila del 20 novembre 2010Siamo arrivati all’Aquila e abbiamo camminato sotto litri d’acqua, fianco a fianco con i piemontesi della No-Tav, con i parenti delle vittime di Viareggio bruciati vivi dall’esplosione di un treno, con le mamme vulcaniche di Terzigno, con i messinesi del No-Ponte e con tutti coloro che non vogliono essere carne da macello e pretendono che la politica non si dimentichi di loro e soprattutto vogliono giustizia perchè chi li ha privati dei loro cari o ha distrutto i loro territori paghi.

Siamo arrivai sotto il ponte del Belvedere e non ce l’abbiamo fatta a proseguire dritto.
Venticinquemila persone fradicie hanno svoltato a sinistra per la città fantasma passando sotto il lungo striscione con su scritto "Riprendiamoci la città".

E appena si è varcato il ponte ci siamo trovati dentro al silenzio assordante e grondante morte di quel centro storico meraviglioso ferito senza scampo.
Una ferita che difficilmente si rimarginerà.

Non è ricostruire una chiesa o una frazione.
Qui c’è da ricostruire l’identità e la storia di un popolo.

Manifestazione a L’Aquila del 20 novembre 2010Abbiamo girato tra quei palazzi e quelle chiese medievali e nonostante fossimo una marea non volava una mosca.
Come se tutti avessero pudore e rispetto per quelle case martoriate, per quegli edifici spaccati e aperti.
Come quando si cammina in un cimitero e si cerca il silenzio in segno di rispetto.
Poi la piazza, i discorsi dei manifestanti.

Poi la Casa dello Studente. Un palazzo di cinque piani che si è accartocciato su se stesso lasciando sepolti otto ragazzi di poco più di vent’anni.
Mancava un pilastro e al posto del cemento c’era la sabbia.
Per risparmiare. Per rubare.

Poi il viaggio di ritorno con gli amici del Mezza Canaja.
E l’arrivo a Senigallia.
Questo pomeriggio all’Aquila ci ha insegnato molto.
E questa città sfregiata ci è rimasta nel cuore.

IMMOTA MANENT L’AQUILA

Simone Tranquilli
Pubblicato Martedì 23 novembre, 2010 
alle ore 19:10
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