Volti e nomi della Senigallia celebre ma modesta n°9: Mario Pizzi
Maestro di scacchi e geometra senigalliese giramondo, volontario e frate ma senza saio… "in borghese"
Doveva essere la storia, a scacchi bianchi e neri, dell’attività scacchistica di Senigallia, narrata dalla voce di uno dei maestri di questo sport della mente, ed invece ne è uscito un quadro della sua vita fatto di tinte forti ma anche color pastello. Questo è Mario Pizzi, un uomo grande, grosso e buono come del resto lo sono in maggior parte tutti coloro con masse imponenti. Insomma, come dire il volto di un buon frate Francescano ma senza saio… “in borghese”!
Figlio del titolare di uno dei storici alberghi e Bar di Senigallia, il famoso “Columbia“, inizia il suo racconto di scacchista, aprendo il suo libro di “memorie”, alla pagina “Servizio Militare“. Infatti è lì che durante questo periodo, incontra la sua prima scacchiera e scopre quella che sarà la sua attività futura di atleta della mente. L’appetito vien mangiando, per cui inizia il suo lavoro di approfondimento attraverso lo studio di manuali scacchistici, riviste di settore, soluzioni di problemi posti da Maestri e Campioni.
Terminato il servizio militare, ritorna a Senigallia e si ritrova con alcuni amici nelle sale del Senbhotel, dove il Dr. Perini, il medico odontoiatra deceduto una decina di anni fa che abitava di fronte al Caffè Centrale, dava lezioni di scacchi. Con lui c’era anche un giovanissimo studente liceale, aveva allora solo 17 anni, ma tanto sale nella zucca: Paolo Turchi, destinato poi a raggiungere anche lui la qualifica di Maestro dietro la guida e sotto l’ala protettrice di un altro grande senigalliese in questo sport: Arrigo Guzzonato.
Ma si sa che certi sport, sono destinati, per restare in piedi, a continue sofferenze di carattere logistico ed economico.
Come del resto è comprensibile che chi ha una attività deve guadagnare per andare avanti. Quindi non coglie di sorpresa più di tanto la decisione del Senbhotel, che fa comprendere educatamente a questi giocatori, presi più dalle loro riflessioni che dall’interesse a “consumare”, che forse sarebbe stata cosa migliore, lo scegliersi un altro luogo di incontro. Ad ospitarli, però trovano il Circolo La Fenice che apre le sue porte ed offre i suoi locali.
Intanto la vita continua. Mario già volontario della CRI e con il diploma di Geometra si avvicina al mondo del lavoro che lo porta a fare un’esperienza lavorativa in Algeria e più precisamente ad Annabà (l’antica Ippona città natale di S. Agostino), per conto di una ditta di Parma che stava costruendo un gasdotto. Lascia quindi gli amici scacchisti di Senigallia, ma non di certo la sua scacchiera che porta con sé ben stretta.
C’è da chiedersi che cosa volesse farci con quella scacchiera in mezzo a tutte quelle dune di sabbia. Ma il solo pensiero di una probabile astinenza da “Pedoni”, “Alfieri” ecc, lo fanno divenire tanto “sfacciato” da entrare in un campo di lavoro inglese con la scacchiera sottobraccio facendo comprendere che era disposto a sfidare qualcuno di loro. Dopo qualche momento di sorpresa da parte degli inglesi, trova chi sa cimentarsi in questo sport, ed accetta la sfida ma viene battuto.
Gli inglesi non ci stanno ad essere battuti, prevale il loro nazionalismo, quindi vanno alla ricerca e trovano altri volontari disposti a sfidarlo. Il servizio che il nostro “Marione” serve anche a quest’ultimi è sempre quello di sonore sconfitte. E’ allora che i sudditi di sua maestà, regolarmente battuti, ritengono di dover andare a cercare altre cavie in altri campi di lavoro forestieri, qualcun’altro da battere che non siano però loro inglesi. Scovano così due svizzeri che big Mario batte ancora regolarmente con grande soddisfazione degli inglesi, che prendono gusto a questi incontri e gli vanno a trovare due dell’Est, dove lo sport degli scacchi è più sentito. Gli trovano così due cecoslovacchi che riescono a vincere qualche partita giocando un po’ sporco… facendo partite in “doppio” con uno che giocava al tavolo mentre l’altro faceva da suggeritore!
Alla mia domanda di che cosa ricordasse con piacere di questo periodo, mi attendevo che rispondesse con “…le innumerevoli partite a scacchi…” ed invece mi risponde in un modo inaspettato, che nulla ha a che vedere nè con il lavoro, né con gli scacchi o il volontariato. Mi risponde con un “…le rondini…“. E mi racconta come le abbia viste arrivare tutte in massa, simili ad un’immensa nuvola e superare il bagnasciuga e con l’ultima, ma immensa e visibile fatica, alzarsi per superare quel leggero altipiano, di appena qualche decina di metri, dove sorgeva il campo. Ma per loro un ultimo sforzo, evidentissimo, dopo il lungo viaggio. E le ricordava anche quando ripartirono per il vecchio continente, ricordandone perfettamente la data, perché era il 21 di marzo, l’entrata della primavera.
Ritornato a casa, fa il libero professionista per tre anni in qualità di geometra ed intanto partecipa alle emergenze post terremoto del ’72 di Ancona, poi a quello dell’80 in Irpinia, a varie alluvioni. Da queste sue esperienze maturate sul campo diviene un esperto in emergenza, cosa questa che lo porta a frequentare a Roma il 1° Corso di Diritto Internazionale Umanitario (Convenzioni di Ginevra), ed ancora al Corso di Aggiornamento per Delegati Internazionali della Lega della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa.
Dopo il Corso, siamo nel 1985, viene chiamato a Ginevra per il briefing prima della partenza per il Ciad, paese in guerra in quel periodo con la Libia, in quanto ritenuto tra i più idonei ad operare in quei terreni sahariani. E qui oltre che in qualità di Delegato Logistico di raccolta e distribuzione viveri in principal modo ai rifugiati, concorrerà anche alle operazioni di contatto con le autorità del posto per il rilascio della Sig.ra Maria Pia Fanfani una signora molto famosa allora impegnata nel volontariato, arrestata e detenuta temporaneamente nelle carceri locali, per incomprensioni di natura burocratica venutesi a creare durante le operazioni di distribuzione degli aiuti umanitari.
Ma anche in queste estese sahariane, il richiamo dei pezzi della scacchiera si fa sentire e si va sempre alla ricerca di qualcuno che calmi i sintomi di questa astinenza. Ed anche qui trova scacchisti dell’Est Europa e neppure gli ultimi arrivati, con cui gioca, vince, ma perde pure!
E ridendo sotto la sua barba, mi racconta il curioso aneddoto dello Scacchista Volante: una specie di “Barone Rosso” o meglio “Bianco e Nero” della scacchiera. Si trattava di un pilota francese che nell’approssimarsi alla base dove Mario si trovava, annunciava il suo arrivo oscillando d’ala più volte a mò di segnale. Nel loro gergo da quando si erano conosciuti, stava a significare “…prepara la scacchiera…“. E la sera interminabili partite che si vincevano, ma anche si perdevano, perché il francesino non era affatto male!
Non fa a tempo a ritornare a casa, che parte nuovamente, con destinazione Olanda in qualità di capo delegazione e caposquadra di primo soccorso gare del D.I.U. (Diritto Internazionale Umanitario). E qui a Naarden ha modo di conoscere, simpaticamente, durante una cerimonia, la Regina Beatrice, con cui scambia anche qualche battuta poiché si scoprono come “due italiani tra una folla di stranieri”.
Ritornato in Italia, non è che vi rimanga per molto, perché si trova spedito da prima in Romania e poi ancora in Albania con un carico di scarpe che la Donatella Raffai aveva raccolto per quelle popolazioni.
Ma non sono questi i tempi esatti, perché prima di queste due esperienze, è riuscito a soli 36 anni ad entrare nel guiness dei primati, con beneficio d’inventario, in qualità di più giovane (o tra i più giovani sicuramente) Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Proposta fatta dal Sindaco di allora Oddo Galavotti dopo che Mario era ritornato dal Ciad, al Presidente della Repubblica di allora Giuseppe Cossiga e al Presidente del Consiglio Bettino Craxi. Proposta per l’appunto che venne confermata.
Non è facile seguirlo nella suoi movimenti cronologici delle sue esperienze, perché salta da una data all’altra e da un argomento all’altro ed infatti così facendo si porta all’anno ’84 e l’argomento ritorna sugli scacchi.
Sono gli anni in cui in collaborazione con gli alunni, gli insegnanti ed i genitori della scuola di Pianello d’Ostra crea corsi di scacchi che sfociano poi nello spettacolo indimenticabile degli Scacchi Viventi. Suggestivo l’intervento degli sbandieratori di Corinaldo con la loro uscita dalla Rocca e la sfilata fino a giungere in Piazza Saffi dove era stata allestita la scacchiera. Poi l’anno successivo, l’85, la sua partenza per il sunnominato Ciad, lo costringe ad istruire e passare la mano per la seconda manifestazione degli Scacchi Viventi.
Il 1988 è l’anno del suo successo al Torneo di Soluzioni di Problemi Scacchistici, organizzato da Panorama. Il premio, ricorda, consisteva in un viaggio e soggiorno in Costa d’Avorio dove era stato organizzato un altro torneo tra i vincitori di soluzioni di problemi scacchistici.
Nel ’90 quindi è in Romania mentre come dicevo nel ’91-’92 è in Albania.
Non mi vuol raccontare delle cose orribili che ha veduto in Romania, alla bellezza del bel Danubio si contrappongono brutture che al solo loro pensiero, un groppo alla gola lo assale, gli occhi gli diventano rossi ed umidi e dopo un attimo di silenzio mi dice: “… ti basti solo pensare che un bambino di tre o quattro anni è morto di crepacuore dalla gioia di sentirsi coccolato… un’infermiera ha pianto per questo tre giorni… li ho ancora davanti agli occhi! Morire di gioia dopo mille tribolazioni…“.
Quello che ricorda con orgoglio sia in qualità di Ispettore Regionale Volontari Regione Marche (incarico che conserverà per 12 anni) che di Senigalliese, è la creazione ed organizzazione, negli anni ’93,’94,’95, con il sindaco Mariani di una Associazione italo-albanese per far studiare i bambini albanesi in Italia. E qui ricorda come appunto nel ’93, assieme ad altri volontari si sia recato a Bari a prendere dei bambini albanesi che vennero poi ospitati da famiglie senigalliesi.
Altro ricordo quello del reperimento, dopo sondaggi in loco, di materiali ed attrezzature obsoleti dell’Ospedale senigalliese ed il loro trasporto via mare Ancona-Durazzo nella città di Corroda e le varie esperienze condivise e maturate con un altro volto conosciuto di Senigallia: Mauro Bedini dei Vigili del Fuoco nonchè volontario CRI.
Nel frattempo continuano i corsi scacchistici fino al ’94 ed organizza presso il portico della Palazzina del Turismo un torneo di scacchi semilampo, divenuto poi una tradizione a livello regionale, sponsorizzato da quell’AVIS presieduta dal Dr. Massacesi.
Nel ’96, sempre con il Dr. Massacesi – per ciò che riguarda la location – e l’Associazione Albergatori – in qualità di sponsor -, si organizza il 1° festival scacchistico.
Nel ’97 ancora un terremoto lo vede portare il suo contributo a Serravalle del Chienti in qualità di Responsabile Regionale della Componente dei Volontari del Soccorso.
Nel ’98 lascia gli incarichi e nel ’99 lascia il vecchio lavoro di autista del 118 ed entra nel CED dell’Ospedale di Senigallia.
E proprio in questo periodo novembrino di 11 anni fa, va a Monte Fiorentino, dove il Terzordine Francescano della Fraternità di Senigallia organizzava un incontro per e tra le famiglie. Si alloggiava dentro il convento e ricorda che una notte non è riuscito a dormire perché impegnato in una battaglia interna con i diavoli che sentiva dentro sè. E da lì, dopo quella tempestosa ed estenuante nottata è nata in lui una sensazione di pace che lo ha spinto verso un percorso, un cammino di Fede che qui inizia, che prosegue con la visita a Medjugorje e con la frequentazione dal 2006 al 2009 attraverso il corso per Ministeri, al Seminario Vescovile di Senigallia tutti i mercoledì sera, per i tre anni.
Percorso che al momento si è concluso il 31 ottobre del 2010, in occasione delle festività di Ognissanti dove è stato insignito del ministero di Accolito della diocesi di Senigallia dalle mani del Vescovo Giuseppe Orlandoni.
… e per il momento io mi fermo qui, ma sicuramente non Mario, le sue storie di vita, fatte non solo di scacchi, sicuramente continuano e continueranno…
E’ di poche settimane fa, infatti, l’apertura su questo giornale, della sua rubrica di Problemi Scacchistici. Perfino a me è riuscito ad inoculare questo virus, quando durante l’intervista ha trovato anche il tempo di farmi un corso accelerato, spiegandomi “la differenza tra Arrocco corto e quello lungo“.
Però alla fine, come i romantici che si rispettano, ha concluso il nostro incontro porgendo un gentile pensiero e ringraziamento a sua moglie che lo ha sempre lasciato fare sopportando in silenzio e con pazienza tutte le sue assenze per le innumerevoli peregrinazioni fatte. Questo suo ultimo pensiero però, in questo caso, non mi ha colto di sorpresa… infatti ciò è solo un’ulteriore conferma della bontà d’animo del nostro Mario!
di Franco Giannini
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