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Rigassificatore e termoelettrico: il no "ideologico" della sinistra

Fiamma Tricolore sulle energie alternative: "La sinistra ecologista ci farà tornare all’età della pietra"

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Fiamma TricoloreNo al rigassificatore di Falconara, no alla centrale termoelettrica di Corinaldo. Il sindaco Mangialardi insieme a tutti gli altri sindaci locali del PD ha ribadito il suo no. Un no che denota ancora oggi l’appartenenza ad un ideologismo mai nemmeno ben riflettuto e ad un riflesso da cani di Pavlov. In una democrazia le scelte politiche non sono tra «bene» e «male assoluto», ma tra «male minore» ed uno maggiore. Ed in questo caso la scelta è abbastanza facile. Perché?

Il regime planetario in cui viviamo è la globalizzazione, cioè la libera circolazione di merci, di uomini e soprattutto di capitali. I suoi ideologi la chiamano anche «interdipendenza», cioè ogni Paese deve specializzarsi nella produzione delle poche merci in cui ha un «vantaggio competitivo», per comprare tutte le altre (esserne dipendente) là dove sono prodotte competitivamente a prezzi più bassi. Il fatto è che in decenni di globalizzazione, comprando all’estero materie prime, energia, prodotti alimentari, computer e quasi tutto il resto anziché fabbricarcelo in casa perché «costano meno», non abbiamo solo trasferito a Cina e India posti di lavoro. Abbiamo perso qualcosa di più prezioso: le competenze, le conoscenze tecniche e professionali plurime e varie per fabbricare e produrre quei beni.

Abbiamo già perduto una decina di primati, abbiamo rinunciato alla corsa verso il meglio nel nucleare, nella chimica, nell’elettronica (il primo computer da tavolo fu un Olivetti: non rendeva, si buttò via), nell’energia, nell’armamento avanzato. Di tutto questo ci ha privato la globalizzazione. Bastano due o tre anni e queste competenze tecniche sono perdute per sempre. In breve, non si trova nessuno che sappia più come fare quella merce, quel prodotto industriale, quella macchina utensile, quella mescola di gomme o quel prodotto chimico. In questo modo, è la qualità umana dell’intera società che s’impoverisce. È il tessuto civile e sociale che si sfilaccia. È il senso di responsabilità che si perde, insieme con la serietà e l’applicazione. La società si «semplifica» allo stesso modo in cui un frutteto fertile «si semplifica» diventando deserto.

La sinistra ecologista malthusiana che vorrebbe farci tornare all’età della pietra parla di fotovoltaico, energia dal vento, pannelli solari. Ma hanno una minima idea questi signori dell’enorme quantità di energia che esige e consuma la nostra società moderna di massa? E di quanta ne dà il fotovoltaico o il solare? In attesa della soluzione ideale, migliore, senza contro-indicazioni, si conclude nell’immobilismo. E nella storia umana, l’immobilismo è impossibile: diventa arretramento, si ritorna ai tempi dell’uomo di neanderthal. Senza inceneritori non è che si vive meglio: si vive con l’immondizia a monti davanti al portone. Senza rigassificatori si «dipende» dai capricci del beduino del Golfo della Sirte.

Ed allora perché non restituire alla provincia di Ancona un minimo di autosufficienza energetica? Perché non trasformare un’opportunità non come una merce fra le altre, bensì come una leva strategica politica? Le aziende produttrici (Merloni, Elica) avrebbero un fattore in più per essere competitive nel mercato globale. Allo stesso tempo due impianti così altamente tecnologici darebbero un forte impulso alla ricerca e quindi ai poli scienifici di Ancona e Camerino coinvolgendo riceratori, tecnici e specialisti costretti oggi ad emigrare. In più si creerebbe quell’«indotto» e cioè tutta una serie di aziende, di nuovi posti di lavoro che si adopererebbero per lo sviluppo, la gestione e la manutenzione dei due siti.

Da 15 anni non si trovano più nuovi importanti giacimenti petroliferi; tra una ventina, il costo dell’energia sarà molto più caro ed allora converrà tornare a produrre cose e alimenti vicino, a trasformare materie prime anziché comprarle lontano. Sarà vincente di nuovo chi ha conservato competenze diverse (oggi «non competitive» per la miopia di un affarismo ossessionato dalla finanza e da un ecologismo di Neanderthal), società articolate e complesse e non già semplificate-desertificate: chi ha ancora contadini sulla terra nazionale capaci di coltivare, operai orgogliosi nelle fabbriche, ingegneri tecnici, ricercatori e matematici, chimici capaci di sintetizzare «surrogati» di materie prime introvabili. Perdente sarà chi avrà società «semplici».


dal Movimento Sociale Fiamma Tricolore
Ing. Riccardo De Amicis segretario provinciale
Roberto Chiappetti responsabile politiche energetiche e sviluppo del territorio

Riccardo De Amicis
Pubblicato Domenica 19 settembre, 2010 
alle ore 15:35
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