La "Fossa Granaria" e le mura quattrocentesche di Barbara
Un probabile malinteso nell'atto di compravendita
L’acquisizione comunale di un cortile nel centro storico di Barbara, sede di un sito archeologico quattro-cinquecentesco, è stata oggetto di attenzione della stampa locale, senza però definire la vera natura del ritrovamento.
Lungi dal voler esprimere alcun giudizio su concittadini dissenzienti o sull’equità della compravendita da parte di chi risulta essere cointeressato, sia pure in misura minima, ma non per questo eticamente meno rilevante, si intende qui descrivere la cronistoria dei fatti che hanno condotto alla proposta di acquisto della sede di una “fossa granaria” e di un tratto delle mura castellane, risalenti almeno al XV secolo, per 6150 euro.
Il cortile ubicato nel centro storico di Barbara in Via Castelfidardo n. 5, 41 metri quadrati di “superficie destinata ad attrezzature ed impianti pubblici di interesse generale”, sede del successivo ritrovamento di una fossa granaria-pozzo da butto tardo medievali, era stato oggetto di contrattazione fra privati, agli inizi degli anni Duemila, per un valore di vendita di circa 5000 euro.
Allorché nel 2005, a seguito di una seconda segnalazione del sottoscritto, la Sovrintendenza Archeologica avalla l’intervento di una cooperativa privata, la precedente Giunta Comunale decide a maggioranza di non accollarsi le spese di 2000 euro per la ricerca, così da rendere necessario l’intervento gratuito della prof. Anna Lia Ermeti, docente di archeologia all’Università di Urbino, coadiuvata dal dr. Claudio Paolinelli.
Gli scavi, regolarmente autorizzati dalla Sovrintendenza, hanno dato risultati superiori alle aspettative, con frammenti e ampie ricostruzioni di anfore, vasi e piatti dipinti risalenti alla fine del Quattrocento, tali da formare e impreziosire un’articolata esposizione museale di ceramica del Comune di Barbara.
Ma un particolare interesse è rivestito anche dallo stesso sito del ritrovamento: prima di essere utilizzato come discarica, il pozzo era una fossa granaria troncoconica in arenaria, con i caratteristici fori prossimi alla base, per la sospensione del supporto ligneo a sostegno del grano; il muro interno del cortile costituiva poi un tratto delle mura castellane quattrocentesche, infatti questi “piccoli silos” erano normalmente collocati fra i due perimetri di mura più esterni, in modo da poter essere vigilati dalle guardie di ronda.
Recenti ricerche hanno altresì permesso di appurare che fra Quattrocento e Cinquecento a Barbara erano presenti due contrade Fossarile: la Superiore, più antica ubicata approssimativamente fra Piazza Cavour e il Corso; l’Inferiore, cinquecentesca, nell’area delle sottostanti abitazioni di Via delle Mura. I sopracitati rioni derivavano il nome da serie di fosse affiancate “atte alla conservazione del grano”, di cui la fossa granaria di Via Castelfidardo resta l’unico esemplare conservato.
Oggi, nell’ambito della valorizzazione di un ideale itinerario storico-turistico e didattico di fortificazioni, grotte, palazzi e artigianato artistico barbaresi, che rappresenta un fiore all’occhiello delle due amministrazioni guidate dal Sindaco Raniero Serrani, il consiglio comunale, con un unico voto contrario, ha deciso di recepire nel patrimonio pubblico il cortile suddetto, per la cifra di euro 6150, onorando e confermando dopo 4 anni la stessa offerta dell’atto preliminare d’acquisto formalizzato nel 2006 dalla precedente Giunta.
Da Ettore Baldetti
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