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Appuntamento con la storia a Marzocca di Senigallia: "Distruggete quei Mas"

Lezione in spiaggia su un episodio che contraddistinse la I Guerra Mondiale per anconetani e austriaci

Lezione di storia in spiaggia a MarzoccaVenerdi 27 agosto si è svolta, sulla spiaggia di Marzocca vicino al memoriale creato da R.A.Schiavoni, la seconda delle "Lezioni di Storia" organizzate dalla provincia di Ancona. Si tratta di una storia "itinerante", nel senso che le lezioni vengono tenute nei luoghi  dove si sono verificati gli eventi in oggetto; quest’anno le città prescelte, come da locandina, sono Ancona, Marzocca, Filottrano, Camerano e Numana.

L’intento della rassegna, come ha ribadito il curatore Sergio Sparapani, è quello di collegare la micro con la macrostoria, cioè inserire eventi anche minori in una prospettiva più ampia che ne faccia comprendere il significato. si potrebbe però aggiungere che – cosi – si viene incontro anche ad un più diffuso desiderio di conoscere la storia  locale (che è un pò più la nostra storia).

La lezione di Marzocca, dal titolo "Distruggete quei MAS!", riguardava un episodio della I Guerra Mondiale, lo sbarco di un gruppo di marinai austriaci sulla costa anconetana  con lo scopo di impadronirsi e/o distruggere i motosiluranti di Luigi Rizzo attraccati nel porto dorico.

Due gli interventi. il primo, del generale Massimo Coltrinari, professore alla Sapienza e studioso di storia locale, il quale ha descritto l’episodio in tutti i suoi particolari illustrando il piano austriaco: questo si ispirava ad una tattica, oggi assolutamente normale, ma per quei tempi del tutto innovativa e inusuale, di attaccare il porto di Ancona dietro le linee, ovvero non via mare come prima, ma via terra contando sul fattore sorpresa. Lo sbarco di 120 uomini doveva avvenire all’altezza di Palombina, favorito dalle luci sempre accese delle stazioni di Falconara ed Ancona, in modo da raggiungere nel giro di un’ora o due il porto.

Ma a causa della genericità della preparazione austriaca, i marinai, ridotti poi a 60, sbarcarono a Marzocca. Tuttavia, convinti di essere giunti nel luogo stabilito, lasciarono sull’arenile la barca, alcuni indumenti, qualche paio di scarpe e muniti solo di pugnali, bombe e moschetto per un attacco a sorpresa, si avviarono verso Ancona.
Dopo una sosta vicino a Posatora dove si fanno rifocillare dalla padrona di casa, verso le 5/6 del mattino, il gruppo riprende la sua marcia: ormai non è più una sorpresa e scatta l’allarme. Si attiva la difesa marittima che comincia a perlustrare la costa da Senigallia ad Ancona: nessuno pensa ad un intervento da terra, per cui i marinai austriaci riescono ad arrivare al Lazzaretto, dove trovarono solo il MAS 21 fermo perché in avaria e dove infine vennero infine fermati.

Lezione di storia in spiaggia a Marzocca: Sergio Sparapani, Marco Gemignani e Massimo ColtrinariOra come si può spiegare tanta inosservanza? Il relatore ha sottolineato diversi motivi sia contingenti che di fondo; tra i primi, le scarse conoscenze a partire dalle stesse divise militari, peraltro molto simili nelle marinerie dell’epoca; la conoscenza dell’italiano, specie tra gli sloveni; l’attenzione delle sentinelle tutta rivolta alla ferrovia dove doveva transitare il treno reale; ma la causa fondamentale deve essere individuata nella stessa conduzione della guerra. Era impensato e impensabile, soprattutto dopo tre anni di combattimenti e bombardamenti da mare che potesse essere osata una spedizione via terra. Se proprio qualcuno avesse lontanamente ipotizzato una tale impresa, questa non poteva certo essere diretta contro Ancona, ma contro gli stabilimenti di Jesi o addirittura le acciaierie di Terni.

La seconda relazione tenuta dal prof. Marco Gemigniani, docente all’Accademia navale di Livorno, ha trattato appunto della storia  delle tecniche militari e dei MAS in particolare.
Fino alla I G.M. le strategie militari sia di terra che di mare non avevano subito cambiamenti rispetto a quelle consacrate nell’età napoleonica: lunghe marce a piedi o a cavallo; grandi dispiegamenti di uomini e mezzi; battaglie campali di pochi giorni: la vittoria e la sconfitta dipendevano dalle perdite subite.
Una prima trsformazione si ha con la guerra franco-prussiana del 1870 quando si possono osservare i primi fenomeni della guerra meccanizzata, che sarà uno dei principali caratteri del conflitto mondiale: trasporto ferroviario delle truppe, armi a più lunga gittata, etc.

Con la I.G.M. tutto cambia. In terra, dopo il fallimento della guerra-lampo tedesca per la resistenza francese alla Marna (settembre 1914), le grandi offensive sui vari fronti, nonostante la durata di mesi e le centinaia di migliaia di morti, non producono alcun effetto utile che possa essere interpretato come inizio di una vittoria: la guerra si è trasformata in guerra di trincea e di logoramento.
Occorre trovare una nuova strategia e questa viene individuata studiando la battaglia di Canne, (sconfitta romana da parte di Annibale, 216 a.C.): attaccare con tutte le forze in un solo punto l’esercito avversario fino al suo sfondamento. Per l’Italia questo significò Caporetto (ottobre 1917).

Anche in mare i cambiamenti tattici furono altrettanto radicali. Alle grandi flotte che si fronteggiavano in memorabili battaglie vengono affiancati nuovi mezzi navali, come i sottomarini, e nuove armi, come mine di superficie o di profondità.
Nell’Adriatico la situazione è un pò complessa per la diversa natura delle due sponde: quella orientale, slava, presenta coste alte e frastagliate, con profonde insenature, protette da una miriade di isole e isolotti, adatte quindi a navi di grande stazza come le corazzate; quella occidentale, italiana, è invece bassa e sabbiosa,frequentabile al più da torpediniere e sommergibili. Prima di Otranto e Taranto non ci sono attracchi adatti alle corazzate, salvo Porto Corsini e Ancona, per cui per tutti i primi anni di guerra le coste marchigiane furono oggetto di bombardamenti: Senigallia ad es. fu una prima vittima di tali attacchi dal mare (testimoni le colonne dei portici Ercolani).

Lezione di storia in spiaggia a Marzocca: un modellino dei MAS - motoscafi anti sommergibiliIn questa situazione la Marina italiana con a capo l’ammiraglio Thaon De Revel cercò di escogitare nuove strategie e nuovi mezzi per poter sbloccare la situazione e attaccare i muniti porti austriaci: Trieste, Pola, Fiume, Sebenico, Cattaro e colpire le grandi corazzate. Grazie all’ing. Bisio, vennero così costruiti i motoscafi anti-sommergibili, i MAS, (che D’Annunzio tradusse in: Memento audere semper), con scafi in legno, molto veloci e silenziosi perchè dotati di un secondo motore elettrico, così da poter entrare nei porti senza essere uditi e, lanciati i siluri laterali, virare rapidamente per tornare alla base: il tutto in poche ore.

Delle imprese dei MAS, quelle che vengono per lo più ricordate sono l’affondamento dalla corazzata "Wien" nel munitissimo porto di Trieste (giugno del ’16), la Beffa di Buccari, con Rizzo, Costanzo Ciano e D’Annunzio (febbraio del ’18), e soprattutto la distruzione a Premuda dell’ammiraglia austro-ungarica "Santo Stefano"(10-6-1918) ad opera di Rizzo con i MAS 15 e 21 (lo stesso di cui sopra).

Le imprese dei MAS, specie quella di Rizzo a Premuda, ebbero anche il ben più importante effetto di bloccare l’offensiva austriaca via mare che dalle Bocche di Cattaro intendeva giungere ad Otranto e Taranto per distruggere le corazzate italiane. Convinta che gli italiani avessero scoperto i propri piani strategici, la marina austriaca rinunciò ai suoi progetti.

La riscossa dal Piave e la vittoria italiana a Vittorio Veneto conclusero la guerra contro l’impero austro-ungarico.
Purtroppo non è stato possibile vedere il ricco materiale iconografico che doveva accompagnare le due relazioni perché il forte vento ha impedito allo schermo di rimanere in piedi, nonostante gli sforzi degli operatori, per cui si spera cha la provincia lo possa renderlo accessibile tramite il suo sito web.

di Laura Pierini

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Lunedì 6 settembre, 2010 
alle ore 19:59
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