Due poesie senigalliesi nella raccolta di Marco Ferrazzoli
Riflessioni marchigiane in versi, compare anche il nuovo porto di Senigallia in "Macchie di Rorschach"
Nel 1921 lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach con il suo “test” fu il primo ad utilizzare l’interpretazione di "disegni ambigui" come strumento di indagine psicometrica per valutare la personalità di un individuo. Marco Ferrazzoli, giornalista, capo ufficio stampa del CNR, ha preso in prestito – o a pretesto? – le ‘Macchie di Rorschach’ per intitolare la sua prima raccolta di poesie.
Come le immagini, infatti, anche le riflessioni espresse in versi prendono forma e suscitano sensazioni che variano a seconda dello stato d’animo del lettore, diventando cupe o leggere, profonde o ariose. Come, d’altronde, i momenti della vita di ognuno di noi. I pensieri racchiusi nei contorni della metrica, come le macchie, esprimono dunque qualcosa di estremamente personale, unico – a volte un istante irripetibile, uno stato d’animo passeggero – eppure condivisibile dagli altri, solo che ci si mostri senza corazze né scudi, indifesi, esponendosi come si è.
Perché “la poesia è lavoro / e mettersi in gioco, / è spogliare l’anima, / è sfogliarla poco a poco / rischiando il ridicolo /con un salto nel fuoco”, come dice l’autore.
Il libro è disponibile a Senigallia presso la Libreria Sapere.
Ferrazzoli, marchigiano di origine, trascorre nella nostra cittadina le vacanze ormai da molti anni e due poesie della raccolta sono legate proprio a esperienze ed emozioni vissute durante queste pause senigalliesi. Ne riportiamo una per gentile concessione dell’editore.
‘La nuova darsena’
“Hanno preso la montagna / e l’hanno fatta a pezzi / mettendola sul mare // Per proteggere le barche / o forse imprigionarle / e non farle più partire // Ma perché mai affilare / tutte quelle punte / senza girarle al largo? // Ora sono rinchiuse / negli angoli più angusti / costrette a prender porto // Anch’io sono rimasto / qui, chiuso dentro casa / non sono più partito // Sono rimasto a secco / non c’è nemmeno un’alga / a farmi da vestito” (26 ottobre 2008)
Alcuni giudizi critici sulle poesie di Marco Ferrazzoli
“Questa raccolta di poesie è un libro dell’anima, di cui ho avvertito l’autenticità e la tensione, anche se non manca qua e là la fluida ironia di chi osserva anche le cose del giorno”. Marcello Veneziani
“Sono testi di sicura qualità e di assoluta originalità, con un marchio molto personale. Ferrazzoli non fa il verso a nessuno. Ha un modo tutto suo di entrare dentro le cose della vita. Con una maturità che è prima umana e poi espressiva”. Paolo Ruffilli
“‘Macchie di Rorschach’ è un libro molto piacevole e ben fatto. Una poesia un po’ ‘audenesca’, direi, nel senso di essere spiritosa e aperta alla vita”. Michael McDonald
“Indubbia è l’abilità di Ferrazzoli nel formulare titoli: bella, innanzitutto, l’idea delle ‘Macchie di Rorschach’, la vita come sequenza di macchie senza significato, cioè, cui siamo costretti ad assegnargliene di volta in volta (…) I testi migliori mi appaiono quelli meno ragionati, in cui si accantonano derive contenutistiche per restituire il cortocircuito di un istante: riti di passaggio, cambi di stagione, impressioni fugaci, tenacemente ancorate al divenire, sguardo dal basso, i poveri strumenti umani avvinti alla catena della necessità…
Siamo in presenza di una musica fatta anche (talvolta soprattutto) di piccole note dissonanti sparse ad arte nel testo tramite un allungamento del verso, che poi si ricompongono in una chiusa armonica di strofa, che ha una sua pienezza espressiva che sigilla («invece io, per non spendere troppo, rimando la vita a domani»; «nel quale l’anima rimanga sempre dentro», «il poco, insomma, mi pare più di niente», «rischiando il ridicolo con un salto nel fuoco», «non c’è nemmeno un’alga a farmi da vestito», «qualcosa per qualcuno e non per niente», e via enumerando).
(…) In alcuni testi si avverte l’eco di un Caproni più assimilato che amato (di rime chiare, in –are) ma più evidente in chiave di teologia negativa – in ‘Da non crederci’, ad esempio –, anche se ‘Religiously correct’ mi ha fatto tornare alla mente il contrappunto del Montale di Satura in Fine del ’68”. Riccardo D’Anna
Note biografiche dell’autore
MARCO FERRAZZOLI
Laureato in Lettere, master in Psicologia di consultazione, giornalista professionista. Attualmente Capo ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha lavorato tra l’altro al quotidiano Libero, a Lo Stato settimanale, l’Italia settimanale, Il Borghese, Tg2-Costume e società, Rai Radiodue 31-31. Ha collaborato con molti giornali e case editrici e curato uffici stampa; svolge docenze in diverse Università e attività convegnistica. Autore di: Padania, Italia (Le Lettere, 1997-Libero, 2008); Giubilando giubilando (Koinè, 2000); Cos’è la destra (Minotauro, 2001); Guareschi l’eretico della risata (Costantino Marco, 2001), Non solo Don Camillo (L’uomo libero, 2008), co-autore del Rapporto Italia (Eurispes, 1997). Ha ricevuto i premi Sulmona 1996, Torre di Castruccio 1998, Capitolium 2001, Assovetro 2001, Luciano Cirri 2008. Segnalato al Premio di poesia Giuseppe Jovine 2008.
da Laura Battisti
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