L’Idv Senigallia sull’intitolazione delle vie a Craxi, Tambroni e Almirante
"Atto di coraggio? Atto di forza in verità. Necessario avviare prima un dibattito culturale"
Il sindaco di Ostra Vetere, Massimo Bello, “ha pensato, per un istante, di trovarsi catapultato nei primi anni del dopoguerra, in quell’Italia divisa da rancore, odio e aggressività” dopo il suo annuncio di intitolare tre vie, una a Craxi, una ad Almirante e un’altra a Tambroni. Noi dell’Italia dei Valori Senigallia non siamo d’accordo con ciò
Ci sembrano normali le reazioni a un atto visto come imposto con forza e autoritarismo, e avente come protagoniste figure che, proprio per la loro personalità, vita, realtà storica, naturalmente dividono.
Noi apprezziamo che, finalmente, in un’età post-ideologica si cerchi l’intenzione al confronto e alla discussione su quelle realtà, dove, fino ad oggi, per via della divisione, naturale nel nostro Paese, non ha potuto avere luogo; perché è l’essenza della Democrazia stessa che richiede confronto e discussione. Ma, questo non ci sembra il modo adeguato.
Nell’azione di Massimo Bello non vi abbiamo trovato molte intenzioni al confronto e alla discussione su delle realtà storiche, ricercando un clima di condivisione della storia del Paese. Vi abbiamo trovato, invece, più che altro un’imposizione autoritaria che accompagnata a non adeguate spiegazioni sul perché di queste onorificenze lascia trasparire anche un subdolo pensiero ideologico.
Ci sembra perciò “ardito” (usando un termine sicuramente caro a Massimo Bello) chiamare quello del sindaco di Ostra Vetere un “atto di coraggio”, come fatto da Zinni. Noi dell’Italia dei Valori di Senigallia lo chiamiamo con il suo vero nome: un atto di forza. Un atto di forza autoritario quello di Massimo Bello a lui sicuramente caro.
Consigliamo al sindaco di Ostra Vetere di avviare prima un dibattito culturale su tali personaggi e poi l’intitolazione di vie, piazze o quant’altro. Occorre spiegare ai cittadini cosa hanno dato essi all’Italia, alla Costituzione Italiana e alla democrazia o perché, per quale motivo, attribuirgli qualcosa; e anche, soprattutto, sottolineare le loro negatività dove vi sono (ad esempio Craxi) e i loro errori politici e umani (ad esempio sostenere tesi razziste come fatto da Giorgio Almirante, firmatario nel 1938 del Manifesto della razza e collaboratore di una rivista dal titolo “La difesa della razza”).
Solo così si può guardare, veramente, senza paura alla storia. Diversamente si cerca solo una strumentale polemica per ragioni poco chiare.
da IdV Senigallia
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