Speciale a Senigallia dedicato al Gruppo di Presenza Culturale
A distanza di 34 anni si torna a parlare del Gruppo di Presenza Culturale e dei suoi animatori
A distanza di 34 anni – era il 22 novembre 1976 – torniamo a parlare del Gruppo di Presenza Culturale e dei suoi instancabili animatori: Valerio Volpini, Gino Montesanto, Carlo Bo, Italo Mancini, Angelo Sferrazza, Leopoldo Elia, Piersilverio Pozzi, Gianfranco Sabbatini ed ancora altre autorevoli personalità dell’Area Cattolica.
Lo facciamo con i protagonisti di quella stagione che la Provvidenza ci ha conservato e anche…. proprio lì, Palazzo Mastai, doveil GPC marchigiano più volte si è riunito ed ha tenuto memorabili dibattiti pubblici, basti ricordare quelli che don Angelo Mencucci, spalleggiato dal Vescovo Odo Fusi Pecci, dal Centro Cattolico di Cultura ha proposto con Mario Pomilio, Rodolfo Doni, Valerio Volpini, Italo Mancini, Adriano Ciaffi, Luca Desiato, Marcello Camilucci.
Chi scrive questa modesta nota, quella volta aveva da poco dismesso i calzoni corti ed ancor oggi ricorda bene l’emozione – quasi tremarella – di un tardo pomeriggio del 197… quando, solo, lui ancora studente dovette intrattenere al Mastai il Rettore Carlo Bo che era arrivato in anticipo.
“Il Gruppo di Presenza Culturale è un’associazione spontanea nel senso più autentico del termine che ha iniziato il proprio momento di aggregazione e di coagulo nell’autunno del 1971. Operatori di cultura, scrittori, registi, giornalisti hanno ravvisato l’esigenza di un impegno più operante, denunciando l’eclisse e il deterioramento progressivo degli ideali maturati nel solco dell’esperienza resistenziale e democratica”, così apriva la prefazione al volumetto Impegno culturale e presenza politica, a cura di Piersilverio Pozzi, Edizioni Cinque Lune (!) 1975, che più avanti proseguiva “Nel settembre del 1972 un centinaio di aderenti al GPC si incontrava ad Alba per individuare, alla luce del comune orientamento, un nuovo modello di sviluppo e di partecipazione culturale. Nel documento conclusivo del convegno, che può considerarsi il momento costituente del GPC, veniva sottolineato che gli intellettuali «chiamati a mettere a disposizione della comunità il frutto delle proprie esperienze e ricerche, non potevano limitarsi soltanto a mediare le esigenze espresse dalla collettività e le soluzioni proposte dai vertici……, ma dovevano invece coglierne la realtà ed interpretarne le contraddizioni sollecitando la presa di coscienza dei doveri e degli impegni collettivi in funzione della crescita della società civile».
Una pregnanza e attualità delle migliori, dunque, che al nostro convegno acquisiscono gli auspici di un fruttuoso ritorno alle ancor verdissime radici per trovare insieme la misura appropriata per collaborare al recupero valoriale e solidale del nostro appannato presente.
da Franco Porcelli
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