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Bandiera Nera all’Api di Falconara, la denuncia di Legambiente da Senigallia

Marche, 116 mln di tonnellate di prodotti petroliferi ogni anno. Legambiente: "A rischio mare e coste"

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Bandiera nera per l’Api di Falconara per il settimo anno consecutivoAl secondo giorno della sua tappa marchigiana Goletta Verde di Legambiente consegna simbolicamente la Bandiera Nera dei "nemici del mare" alla raffineria Api di Falconara. Un poco onorevole riconoscimento, che l’impianto di Falconara conquista honoris causa per il settimo anno consecutivo per il rischio costante di sversamenti di idrocarburi in mare a cui sottopone le coste e il mare delle Marche e per la pervicacia con cui continua a proporre di realizzare altri due impianti di generazione elettrica (di 530 e di 70 megawatt), accanto a quello già esistente di 290 megawatt di potenza, nonostante il parere contrario espressamente manifestato dalla maggior parte dei cittadini e dal Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR).

La consegna della Bandiera Nera è un’azione simbolica con cui il veliero ambientalista accende i riflettori su tre dei principali pericoli che minacciano il Mediterraneo: il traffico di petroliere, l’inquinamento derivante da stabilimenti industriali sulla costa e le trivellazioni off-shore.

Pur essendo un bacino chiuso dalle dimensioni ridotte, infatti, il Mare Nostrum assorbe il 20% del traffico petrolifero marittimo mondiale.

"Forse non tutti lo sanno – spiega Giorgio Zampetti, coordinatore scientifico di Legambiente – ma ogni giorno le acque del Mediterraneo sono solcate da 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna che trasportano ogni anno oltre 340 milioni di tonnellate di greggio, ben 8 milioni di barili al giorno. Un traffico intenso a cui si accompagnano, in media, 60 incidenti marittimi all’anno, 15 dei quali coinvolgono navi che provocano versamenti di petrolio e di sostanze chimiche. Così il bilancio degli incidenti verificatisi dal 1985 ad oggi nel Mediterraneo parla di 27 incidenti rilevanti, con uno sversamento complessivo di oltre 270.000 tonnellate di idrocarburi. E l’Italia ’vanta’ il primato del greggio riversato in mare con 162.600 tonnellate. Seguono la Turchia, con quasi 50.000 tonnellate, e il Libano, con 29.000".

Se lo Stivale è un Paese a rischio sversamenti, questo pericolo non è uniformemente diffuso su tutto il territorio nazionale e proprio grazie alla presenza sulle coste di Falconara Marina della raffineria Api, le Marche sono una delle regioni italiane maggiormente esposte alla minaccia idrocarburi. Tanto più che affacciano sull’Adriatico, mare basso e vulnerabile per antonomasia. Un primato che ci rende secondi solo ad Abruzzo e Sicilia conquistato per la presenza sul nostro territorio dell’Api di Falconara, del porto petrolifero di Falconara, di 16 depositi costieri e di 2 piattaforme. Il pericolo per le nostre coste e per il nostro mare viaggia principalmente lungo tre rotte: Golfo di Sidra (Libria)-Trieste, Golfo di Sidra-Venezia e Golfo di Sidra-Falconara.

"Anche per il pericolo continuo a cui sottopone il nostro sistema marino-costiero, ma soprattutto perché ripropone con forza la realizzazione di una nuova centrale oltre a quella già esistente sul territorio di Falconara – commenta Luigino Quarchioni, Presidente Legambiente Marche – la raffineria Api è stata insignita dell’ennesima Bandiera Nera honoris causa. Un riconoscimento conquistato sul campo mettendo a rischio la vocazione turistica del nostro territorio. Purtroppo, infatti, l’Api è stata più volte protagonista delle cronache per l’inquinamento cui ha sottoposto le nostre coste. Citiamo a tal proposito i due incidenti dell’ 8 settembre 2004, in seguito al quale si sono riversati in mare 40 metri cubi di bitume, e del luglio 2007, in seguito al quale sono finiti in acqua 4 tonnellate di olio combustibile. Anziché continuare a investire su petrolio e combustibili fossili, per uscire dalla dipendenza dell’oro nero bisogna invece puntare su generazione diffusa e rinnovabili. Una politica indicata anche dal PEAR, da percorrere senza esitazioni e sulla quale investire in modo ancora convinto".

Come se non bastasse il pericolo rappresentato dalle petroliere e dalle navi cisterna che solcano le nostre acque,o quello rappresentato da raffinerie, impianti industriali e depositi di idrocarburi sulla costa, il mare delle Marche è minacciato anche dalla presenza di due piattaforme petrolifere, la Sarago Mare 1 e la Sarago Mare A, che insieme producono quasi 110 mila tonnellate di greggio l’anno, ossia il 21% delle estrazioni nazionali da piattaforme offshore.

da Legambiente Marche

Legambiente Marche
Pubblicato Lunedì 5 luglio, 2010 
alle ore 12:38
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