Fumi, odori e calore: multe ai ristoranti che "molestano" i vicini
Caso pratico dell'avvocato on line di 60019: come comportarsi con le esalazioni di fumi della cucina
Tempi duri per i ristoranti che non impediscono le esalazioni eccessive provenienti dalla cucina. I gestori di una trattoria sono stati condannati a pagare oltre 22.000 euro ai proprietari di un appartamento sovrastante, costretti a respirare i fumi e gli odori provocati dall’esercizio pubblico.
Nel corso del processo era emerso che il ricambio dell’aria nel locale cucina non veniva fatto regolarmente attraverso l’impianto di aerazione, ma mediante l’apertura delle finestre e ciò determinava l’immissione di esalazioni nel sovrastante appartamento di proprietà. Era anche emerso che l’impianto di aerazione era perfettamente funzionante e che se lo stesso rimaneva aperto durante gli orari di esercizio, mantenendo le finestre chiuse, non sussistevano immissioni termiche e da esalazione.
Tuttavia, per comodità, i gestori della trattoria avevano preferito effettuare il ricambio naturalmente, senza preoccuparsi del fatto che i vicini di casa erano costretti a subire le molestie derivanti dai calori e dagli odori e a nulla erano valse le proteste.
Il giudice ha fatto dunque corretta applicazione dell’art. 844 del codice civile, il quale stabilisce che il proprietario non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi. Pertanto, qualora le immissioni superino la soglia della normale tollerabilità il vicino può chiedere la loro cessazione e il risarcimento del danno.
da Avv. Mirco Minardi
www.mircominardi.it
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