Zootecnia, mercato del latte in grande sofferenza anche a Serra de’ Conti
Chiappa: "Un litro di latte subisce anche un aumento del +350% dalla stalla al bancone del supermercato"
“Il mercato del latte è in grande sofferenza. Malgrado investiamo continuamente per ottenere un prodotto di qualità e di garanzia per il consumatore e per mantenere gli standard richiesti dal marchio QM-Qualità Marche, noi produttori non riusciamo più ad avere un guadagno dignitoso dalla vendita del nostro latte. Assistiamo sconcertati all’incremento che un litro di latte può subire nel passaggio di filiera, dalle nostre mucche al bancone del supermercato, dove il consumatore può arrivare a pagare un prodotto 1,60-1,70 euro al litro, con un rincaro che può toccare fino al 350 percento”.
E’ il grido d’allarme che ha lanciato Bruno Chiappa, presidente della cooperativa agricola Stalla San Fortunato di Serra de’ Conti, durante l’assemblea dei 136 soci per l’approvazione del bilancio 2009 dell’azienda. “Siamo l’unica struttura di allevamento da latte ancora in attività nella provincia di Ancona – ha sottolineato Chiappa – e che sta mantenendo, seppur con importanti sacrifici e impegno, la produzione di latte di qualità. La costante diminuzione dei prezzi alla produzione ha portato a una diminuizione degli incassi e il risparmio conseguito sugli oneri finanziari non ha affatto compensato lo squilibrio che si è creato sui valori di vendita. L’intero settore denota un momento di sconforto perché vengono meno le marginalità prodotte dalle varie colture o dalla gestione degli allevamenti. Come allevatori dobbiamo sostenere costi che vanno da 38 a 40 centesimi per produrre un litro di latte mentre poi siamo costretti a rivenderlo anche a 34 – 35 centesimi al litro, anche a imprese cooperative che si occupano di raccogliere e vendere il latte e che, malgrado dovrebbero fare principalmente gli interessi dei soci produttori, si muovono come tutte le imprese del mercato”.
Proprio per questo, la Stalla San Fortunato nonostante chiuda il 2009 con una leggera perdita, non si arrende alle difficoltà del settore e si vede costretta a puntare sulla diversificazione delle attività aziendali. “Durante l’anno, per affrontare in modo diverso il progressivo rallentamento dei prezzi delle materie prime – ha detto Chiappa –, abbiamo intrapreso una serie d’investimenti volti a perseguire una migliore marginalità nella vendita del latte presentandoci in forma diretta ai consumatori, mediante l’installazione di quattro distributori automatici di latte crudo, due a Serra de’ Conti e due a Senigallia, e allestendo un punto vendita di latticini e carne prodotti dalla nostra cooperativa e di altri prodotti primari forniti in massima parte da altre cooperative o da soci che operano nel nostro territorio”.
Il numero di capi presenti in allevamento è passato da 551.214 del 2008 a 586.030 del 2009. La cooperativa, grazie alla collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche di Ancona, sta portando avanti delle prove sperimentali per le produzioni dedicate all’alimentazione animale e sta studiando una diversa gestione della mandria in modo da ottenere migliori risultati nella presenza di mucche da riproduzione e di vitelli maschi con migliori caratteristiche da carne.
La produzione di latte, nel 2009, è stata di 41.073 quintali contro i 43.679 quintali del 2008 con ricavi medi del prodotto, per le partite conferite a Latte Marche, pari a 38,79 euro il quintale nel 2008 contro 36,68 euro nel 2007, mentre, per quanto riguarda il latte di qualità, il ricavo è stato di 7,89 euro la tonnellata contro 1,31 euro nel 2008.
La Stalla San Fortunato, inoltre, ha deciso di cogliere le opportunità di sviluppo offerte dalle energie alternative. Sta completando l’iter per la realizzazione dell’impianto a biomassa che dovrà essere operativo per la fine del 2010. Questa iniziativa dovrebbe consentire un incremento dei volumi del fatturato diversificando ulteriormente le entrate della cooperativa e incrementando la possibilità per i soci di fornire colture dedicate che possano essere inserite nella gestione della produzione di biomassa da energia. Colture che oggi che sono anche destinate all’alimentazione del bestiame, con una quantità che ancora non garantisce l’autosufficienza ma per le quali la cooperativa sta lavorando per ampliare la gamma di prodotti che possono essere coltivati e utilizzati.
“La cooperativa – ha detto Teodoro Bolognini, responsabile settore Agroalimentare di Legacoop Marche – ce la sta mettendo tutta per ridurre i costi e migliorare la produttività aziendale. Sta anche rischiando sul piano imprenditoriale, organizzando la vendita diretta del latte crudo con i distributori automatici, che però non sono la panacea di tutti i mali. E’ vero che si ricava 1 euro al litro, rispetto ai 33 centesimi che ti paga l’industria, ma c’è il costo del distributore, della sua manutenzione, della gestione, del rifornimento quotidiano, del livello di gradimento che incontra, della concorrenza delle grandi catene distributive che offrono lo stesso latte a pochi centesimi in più o, addirittura in meno, nei periodi delle offerte speciali”.
Bolognini ricorda che “il problema è complesso e che la soluzione, se c’è, non va trovata a livello locale. C’è da sperare in un aumento del prezzo, come gli attuali indicatori di mercato lasciano intravedere ma ciò non significa che la politica e le istituzioni debbano ritenersi dispensate dall’intervenire per smussare le palesi contraddizioni oggi presenti lungo la filiera, visto che c’è chi guadagna troppo e chi rimette!, perché un abbandono della zootecnia e delle coltivazioni produrrebbe dei danni ambientali e, quindi, dei costi economici e sociali ben più onerosi dei pochi centesimi che servirebbero per arrivare almeno al pareggio costi/ricavi”.
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