Con lo spettacolo “Il triangolo degli schiavi” si avvia alla conclusione il XV anno delle attività della scuola di pace “V.Buccelletti” di Senigallia. Venerdì 7 maggio, alle ore 21 presso l’Auditorium San Rocco, si potrà assistere al teatro diretto e interpretato da Ulderico Pesce, con le musiche tradizionali dei popoli Arberesh stanziati in Basilicata e Calabria, dei Greki del Salento e di Matteo Salvatore.

Il Triangolo degli schiavi è la storia di Ambrogio Morra, nato vicino a Cerignola, in provincia di Foggia ed emigrato a Roma in cerca di un lavoro. Abita allo Scalo San Lorenzo, in una camera-veranda che si affaccia sulla tangenziale, dove, in cambio di un piccolo risparmio sull’affitto deve convivere e accudire circa 400 canarini che gli rendono la vita assai difficile. Ambrogio si sente come un clandestino, isolato tra i canarini. Il lavoro non gli cambia, come aveva sperato, la vita che, invece, si trascina tra la costrizione ad “abitare con i canarini” e le pesanti ore passate prima a scaricare la frutta ai mercati generali e poi nei cantieri della capitale come manovale, sempre al nero, assieme ad africani e romeni clandestini.

Ambrogio diventa amico di alcuni immigrati e scopre la bellezza delle loro origini etniche, l’avventuroso viaggio fatto per arrivare nel Sud dell’Italia, il rapporto con gli scafisti, l’ospitalità nei Centri Temporanei di Accoglienza, l’espulsione, la clandestinità, e lo sfruttamento schiavistico a cui sono sottoposti da caporali e padroni che li fanno lavorare per quindici ore al giorno in cambio di venti euro.
Lavoratori che vivono in tuguri senza bagno e senza acqua, spesso picchiati o uccisi dai caporali solo per dimostrare agli altri il loro potere.

Il prossimo e ultimo appuntamento con la Scuola di Pace sarà giovedì 13 maggio alle ore 21 presso la Sala del Trono di Palazzo del Duca, quando si terrà il preannunciato e atteso incontro con il prof. Ilvo Diamanti, Docente di Comunicazione politica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Univ. di Urbino, sul tema “Perché è tanto difficile comunicare la speranza”.

da Scuola di Pace V. Buccelletti