Crollo produzione, il tessile si aggrappa al Made in Italy
Focus CNA di Senigallia, appello alla politica. Santini: "il senigalliese va difeso e rilanciato"
Un ampio bacino territoriale in cui la tradizione produttiva tessile, la sartoria e la maglieria su misura, la calzatura, ha per decenni rappresentato un eccellente riferimento manifatturiero per molti marchi blasonati, rischia definitivamente di crollare sotto i colpi della delocalizzazione industriale e di un processo di impoverimento settoriale che sta cancellando una fiorente tradizione imprenditoriale e deteriorando al contempo un patrimonio di competenze e professionalità, che difficilmente si potrà colmare e rilanciare su basi nuove.
Il distretto del tessile che insiste da anni nelle Valli del Misa e del Nevola conta complessivamente oltre 560 imprese, di cui circa 270 produttive, distribuite in micro laboratori di confezioni (140), un numero significativo di aziende strutturate (53), tomaifici (18) e maglierie specializzate (18), laboratori di calzature (20), sartorie su misura (12) e stirerie (9).
La quota più consistente di attività si registra nel comune di Senigallia, dove tuttavia il tessile si caratterizza fortemente con le attività di vendita al dettaglio, all’ingrosso e di rappresentanza, mentre il cuore produttivo è collocato nei comuni di Serra dé Conti (43), prevalentemente per le calzature, Corinaldo (40), Ostra (40) Ripe (40), Ostra Vetere (28) ed altri Comuni in minor misura, per quanto concerne la produzione tessile in ogni sua tipologia di lavorazione. Il fatto stesso che si stia parlando di un bacino produttivo fortemente radicato e ben consolidato negli anni, con oltre 70 aziende che vantano oltre trentenni di onorata operatività ed altre 130 ventennali prevalentemente produttive, consente di comprendere la forte caratterizzazione storica del settore, che ogni giorno vede deteriorarsi il suo tessuto imprenditoriale fino ad oggi assolutamente solido, a fronte di un elevato turn over nell’ultimo decennio composto essenzialmente (per oltre il 50%) da nuove imprese artigianali condotte da cinesi.
Nell’indagine condotta dalla CNA (pdf – 5KB) presso un bacino rappresentativo del distretto in esame, si rileva come il biennio scorso abbia significato per la stragrande maggioranza degli imprenditori l’autentico “anno horribilis” nei processi produttivi, con un significativo ridimensionamento nelle commesse, nei fatturati e una crescente incertezza nella programmazione del lavoro e negli incassi, a tal punto che appena il 20% di loro valuta il 2009 come un anno di relativa tenuta produttiva. La fetta di gran lunga più ampia (80%) ha subito forti contrazioni nei volumi di lavoro con cali anche del 50%, ed è ricorso spesso agli ammortizzatori sociali. Tuttavia il dato più preoccupante è quello relativo alle prospettive di lavoro per l’anno in corso, che per molti imprenditori si preannunciano tutt’altro che rosee ed alcuni ammettono di avere commesse solo per pochi mesi.
In questo clima di sfiducia generale va registrato come fatto positivo a conclusioni di un lungo iter sindacale, in cui la CNA ha esercitato con fermezza il suo ruolo a tutela delle piccole imprese, la notizia dell’approvazione, in Commissione Industria del Senato, del disegno di legge sul Made in Italy, che consente di esplicitare la tracciabilità dei prodotti, garantendo il consumatore sull’origine italiana.
A tal proposito va detto che il tema della tutela del Made in Italy, così caro alla CNA, è da ampliare, poiché, oltre al settore moda, la tutela del Made in Italy viene ritenuta fondamentale da CNA anche per l’agroalimentare e l’artigianato artistico, tipico e di qualità.
dal Segretario della CNA di Senigallia,
Massimiliano Santini
Allegati
Scarica i dati della CNA (pdf – 5KB)
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