Ad Ostra la pala di Mancini "Sacro Monte del Calvario"
Dal 28 marzo all’11 aprile, nella Chiesa dei Santi Giuseppe e Filippo la scenografia di metà '800
Nella Basilica di Santa Croce in Ostra il Venerdì Santo veniva "sceneggiata" una rappresentazione Sacra a tutt’oggi ricordata con il nome del "Sacro Monte del Calvario". La rappresentazione aveva lo scopo di volgarizzare il racconto della Passione e Morte di Gesù Cristo.
Incaricata da sempre a soddisfare tali compiti era la Confraternita della Pia Unione del Preziosissimo Sangue. I protagonisti sono figure alte circa due metri, dipinte su legno e sorrette da telai. Rappresentano pittorescamente i due ladroni, la Vergine Addolorata, San Giovanni Evangelista, la Maddalena e Maria di Cleofa: autentici gioielli e pezzi d’arte di alto valore storico e artistico che vennero dipinti nel 1868 da Luigi Mancini (1819/1881), valente pittore e decoratore Jesino.
Lo scenario fa da sfondo, con grande effetto emotivo, al dramma della passione rievocato nella specifica funzione delle "Tre Ore", durante la quale si meditano le ultime sette parole del Cristo agonizzante. A ogni parola commentata corrispondeva un tempo lo spegnimento di una delle sette candele, parti vive dello scenario. Dopo la funzione del "battistero", che consisteva nel battere sopra la panca un ramoscello di ulivo benedetto la domenica delle Palme, faceva l’ingresso in basilica il cataletto con il Cristo Morto. Tutti volgevano lo sguardo a tale ingresso e, dallo scenario, veniva tolto il Cristo Morto.
Tutto il patrimonio del Sacro Monte del Calvario, sottolinea Giancarlo Barchiesi, di non poco valore, storico ed artistico, fu dimenticato a partire dal 1956 (ultimo allestimento in Santa Croce) nei ripostigli della Pia Unione del Preziosissimo Sangue. Tra il 1989 e il 1993 venne poi riproposto per ben tre volte da “un Gruppo di Amici” che lo allestì presso la Chiesa dei Santi Giuseppe e Filippo per non ostacolare il "nuovo" svolgimento della liturgia aggiornata e migliorata dal Concilio Vaticano Secondo.
A vent’anni da quell’esperienza la Confraternita ripropone tutto ciò e da domenica 28 marzo sino all’11 aprile presso la stessa Chiesa dei San Filippo di Ostra si potrà ammirare la stupenda scenografia del Golgota di metà ottocento cui parteciparono alla composizione, oltre che il pittore Jesino, anche Enrico Andreani di Ancona e Vincenzo Gagliardini di Ostra.
da Giancarlo Barchiesi
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