Francesca Paci, "le donne ringraziano"
"Regalo del Governo alle lavoratrici donne proprio in occasione dell'8 marzo"
Il collegato lavoro (d.d l. 1177-B) è stato approvato in via definitiva dal Senato lo scorso 2 marzo. Tra le molte previsioni contenute nel testo di legge alcune sembrano proprio un bel regalo che il ministro Brunetta ha voluto fare alle lavoratrici donne in occasione dell’8 marzo.
Nel pubblico impiego il part–time (di cui, per evidenti ragioni, fruiscono, in più dell’80% dei casi le donne) potrà per esempio essere negato o revocato nei casi in cui è già stato concesso e i benefici previsti dalla legge 104 (permessi per l’assistenza ai portatori di handicap, di cui il più delle volte sono le donne a farsi carico) subiranno un drastico giro di vite. La logica di questo governo e del suo ministro è sempre la stessa: anziché intervenire in maniera severa sugli abusi, che certamente non mancano, conculcare i diritti, fare di ogni erba un fascio, umiliando i tantissimi dipendenti pubblici che ogni giorno compiono con onestà, serietà e competenza il loro servizio.
In maniera demagogica e populista, anziché punire i colpevoli e responsabilizzare i dirigenti affinchè non si sottraggano all’esercizio del potere disciplinare che loro compete e per il quale sono lautamente retribuiti, si colpisce un’intera categoria additandola al pubblico ludibrio sotto la comune etichetta di “fannulloni”. Ulteriore effetto è quello di mettere una parte di paese (i dipendenti pubblici) contro un’altra parte di paese (lavoratori autonomi e dipendenti del settore privato) innescando in maniera irresponsabile meccanismi di contrapposizione che pongono a rischio la coesione sociale dell’intero sistema.
Ma non c’è solo questo nel collegato lavoro. La norma contiene anche un attacco subdolo all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (quello che dal 1970 impone che si possa licenziare solo in presenza di giusta causa o giustificato motivo). Se nel 2002 l’art. 18 era stato oggetto di una attacco frontale, teso alla sua cancellazione, dal parte della maggioranza di governo (attacco fallito grazie alla mobilitazione di milioni di lavoratori) oggi si mira a svuotare l’efficacia di questa fondamentale norma di tutela del diritto al lavoro. Alla competenza dei giudici in materia di controversie di lavoro si preferisce quella degli arbitri che potranno deliberare secondo equità e cioè svincolati dal rispetto delle norme di legge e contrattuali.
Complessivamente, nel momento drammatico attuale, in cui la crisi economica sta mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e i giovani sono condannati, grazie alla Legge Biagi, ad una cronica condizione di precarietà lavorativa, il governo Berlusconi, anziché rafforzare le tutele, sferra ancora un duro colpo ai diritti di chi lavora.
da Francesca Michela Paci
La Città Futura
lacittafutura@email.it
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