Senigallia al via il progetto RAP VITE
Tratta degli umani, violenza sulle donne e cultura dell'immigrazione i temi del progetto europeo
Si sono svolti lunedì 15 e martedì 16 febbraio i primi due incontri del progetto promosso dal Comune di Senigallia e finanziato dall’Unione europea RAP VITE: un lungo acronimo che sta a significare una "Ricerca-azione partecipata sulle vittime della tratta degli esseri umani, dei crimini d’onore e dei matrimoni forzati all’interno delle comunità immigrate africane e dell’Europa dell’Est". Dal 1 gennaio 2010 al 31 dicembre 2011 Senigallia ne è il comune capofila e in tutte le fasi collaborerà con partner stranieri, sia istituzionali che associazioni.
Tematiche, quelle che rientrano nel progetto, cui anche Senigallia è sensibile. "Il riferimento, sottolinea Maurizio Mandolini, responsabile dei servizi sociali del Comune di Senigallia, è rivolto al caso della ragazza pakistana rapita dai genitori, per cui anche Senigallia ha la necessità di attrezzarsi su temi e problematiche che aumentano e si differenziano".
Lo scopo del progetto, finanziato con circa 320.000 €, è quello di confrontarsi con gli altri paesi europei e di ideare un percorso strategico comune che poi si realizzerà con interventi locali integrati. Come? Attraverso il ruolo e le capacità di "mediatori culturali", cioè insegnanti, operatori dei servizi sociali e sanitari, forze dell’ordine, che possano rispondere in maniera concreta alle sfide che la nuova società globale ci pone davanti.
Questi mediatori dovranno essere individuati tra persone anche integrate in determinate comunità, che possano poi creare una rete sia di prevenzione che di educazione e risposta alle problematiche che si verificano ogni giorno.
A collaborare con il Comune di Senigallia: la Bulgarian Gender Research Foundation, l’associazione tedesca Terre des femmes, il Centre d’Etude et de mémoire des migrations subsahriennes (Belgio) e il Centro Interateneo per la Ricerca Didattica e la Formazione Avanzata dell’Università Cà Foscari.
"Un’occasione per lavorare in sinergia – sostiene Kagne Bonaventure del centro studi del Belgio – su temi che presenti in tutti i paesi del’Unione Europea può fornire gli strumenti per prendere coscienza della situazione e affrontarla al meglio con chi la vive direttamente".
di Carlo Leone
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