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Navalmeccanico, il Sindaco Angeloni scrive al Ministero degli Esteri

Sull'interminabile contenzioso con Ministero e Demanio: "Se necessario ricorso alla magistratura"

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I "colossi" del Navalmeccanico di Senigallia, fermi da oltre 30 anni in cantiereDi seguito il testo di una lettera riguardante la situazione del Cantiere Navalmeccanico di Senigallia, che il Sindaco Angeloni ha inviato giovedì 11 febbraio al Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per la Cooperazione e lo Sviluppo, alla Direzione Generale del Demanio di Roma e all’Agenzia del Demanio di Ancona, nonché per conoscenza all’Avvocatura Generale dello Stato.

“Gentilissimi Signori,
un’assurda storia che si trascina da oltre trent’anni vede questa città, suo malgrado, involontaria protagonista. Mi riferisco allo stato di degrado e abbandono in cui versano l’area dell’ex cantiere navalmeccanico e le cinque imbarcazioni di proprietà del Ministero degli Affari Esteri ivi depositate.

Non sto qui a ripetere il racconto di una vicenda a tutti nota; il lungo contenzioso tra il ricordato Ministero e la Società Cantiere Navalmeccanico di Senigallia conclusosi nell’aprile del 2006; l’ordinanza comunale per lo sgombero dell’area adottata ai sensi dell’art. 54 del Codice della navigazione adottata nel maggio 2007; le Conferenze dei servizi e gli incontri richiesti e promossi da questo Ente tra il 2007 e il 2009 al fine di giungere ad una soluzione dell’annoso problema.

In questo percorso si inserisce l’incontro del 6 aprile 2009 presso l’Avvocatura dello Stato cui partecipano il Ministero degli Affari Esteri e quello delle Infrastrutture, l’Agenzia del Demanio e questo Comune. Lì si stabilisce che il Ministero degli Affari Esteri, proprietario dei beni, conferirà all’Agenzia del demanio l’incarico di procedere alla attivazione delle procedure per la cessione delle imbarcazioni.

Il 4 maggio 2009 il Ministero proprietario delle navi informa l’Agenzia del Demanio di Ancona di aver trascritto a proprio favore i beni e chiede che si provveda, “con ogni possibile urgenza … alla vendita dei navigli”. Tale richiesta sembra tuttavia cadere nel vuoto se a distanza di circa tre mesi lo stesso Ministero è costretto a chiedere “un aggiornamento in merito allo stato della detta procedura di vendita”.

Finalmente l’8 settembre viene pubblicato l’avviso di gara che però non dà risultati per la mancanza di offerte. Il 23 dicembre viene pubblicato un nuovo avviso di gara che il 28 dicembre seguente l’Agenzia provvede a revocare senza dare motivazioni riguardo la decisione presa. Dopo di che il 18 gennaio scorso il Ministero degli Affari Esteri torna a sollecitare l’alienazione delle navi e il conseguente sgombero dell’area del demanio marittimo di Senigallia.

Sin qui i fatti sommariamente illustrati e che dimostrano, senza ombra di dubbio, che ci troviamo di fronte ad una situazione insostenibile, che è lecito immaginare la mancanza di volontà nel risolvere il grave problema, se non addirittura un atteggiamento pregiudiziale e pregiudizievole da parte di qualcuno dei soggetti in causa.

È una condizione che non può essere ulteriormente sopportata. Questa Amministrazione, la città, l’opinione pubblica non sono disposti a tollerare ulteriori rinvii. Non si comprende cosa si debba attendere perché si proceda alla pubblicazione del nuovo avviso di gara. È tutto così incomprensibile e privo della necessaria chiarezza e trasparenza cui devono uniformarsi i soggetti chiamati a gestire e amministrare il patrimonio della collettività, ciò in ragione anche del reciproco rispetto delle strutture pubbliche coinvolte e dell’indefettibile principio di leale collaborazione tra Amministrazioni dello Stato e l’Amministrazione locale comunale.

Credo a questo punto che ognuno debba assumersi le proprie responsabilità, e forse è arrivato il momento che su questa vicenda sia fatta, una volta per tutte, la necessaria chiarezza individuando eventuali responsabilità, omissioni e colpe.

Il Comune di Senigallia pretende ciò che gli spetta: un’area libera e nella piena disponibilità da restituire all’uso collettivo.

Un obiettivo che intende perseguire rivolgendo, ancora una volta, un pressante invito a tutte le istituzioni affinché compiano il proprio dovere e consentano la rapida e concordata conclusione della vicenda. Laddove però ci si dovesse accorgere che ciò non è possibile per la reticenza e l’ostruzionismo latente di qualcuno, allora ci vedremo costretti a ricorrere a tutti i mezzi disponibili, compreso il ricorso alla magistratura, affinché siano riconosciuti i giusti e legittimi interessi della città.

Vogliate gradire i miei più cordiali saluti.

Luana Angeloni

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