
Fino a quando un dirigismo esasperato potrà reggere l’urto di una
domanda sempre più diffusa di cambiamento nel modo di fare politica? Fino a quando la “voce del padrone” riuscirà a coprire la voce di chi vorrebbe ritrovare nelle parole dei politici la condivisione dei problemi di tutti i giorni e invece, al più, ritrova le
solite litanie da campagna elettorale?
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