Insieme per Senigallia, considerazioni dopo il convegno di Parma
Idee e proposte per una nuova politica: "Fallito il progetto del PD, Mancini non è un'alternativa"
Il Convegno di oggi sancisce il fallimento del Pd. Non di una parte – coloro che avevano partecipato a costituirlo proveniendo dalla Margherita che invece, da oggi, da Parma si proiettano in un futuro ricco di promettenti orizzonti – ma di quel tentativo di formare in Italia un Movimento che non fosse monopolizzato dalla corrente, diciamo, socialdemocratica.
Sono noti a tutti gli eventi che hanno condotto alla costituzione del Movimento Alleanza per l’Italia: eventi diffusi su tutto il Territorio nazionale e che hanno avuto, a Senigallia, manifestazioni di "centralismo democratico" ancora più concrete.
Il "Politburo" dei Ds ha creata una situazione insostenibile per tutti coloro che del Pd avevano un’idea di partito democratico.
Dopo le considerazioni di carattere generale, però, è proprio sulla “questione senigalliese” che vorremo – brevemente – soffermarci sia perché ci riguarda direttamente, sia perché – crediamo – assolutamente emblematica di una piega che l’ennesima, triste, diaspora potrebbe assumere.
Rimproveriamo agli amici della Margherita rimasti all’interno del Pd di fungere da stampella dei comunisti. Non possiamo non prendere, decisamente, le distanze da altri esponenti Margherita anch’essi fuorusciti dal Pd che paradossalmente ripropongono, addirittura peggiorata, la stessa proposta che oggi questa stessa Assemblea vuole dichiarare conclusa, anzi fallita.
Non è in discussione tanto il candidato; peraltro degna persona e sicuramente il “miglior candidato comunista possibile” ma il fatto che lo stesso esponente di quel gruppo lo definisca “l’unica alternanza alla giunta al governo della Città” lo definisce come la “non alternativa” e giova forse ricordare che tra i voti del candidato a sindaco di Rifondazione comunista e quelli conferiti a Massimo Marcellini – alle ultime amministrative – sono in rapporto di circa uno a sei.
L’impegno al quale ci candidiamo sarebbe, invece, quello di dare alla Città la chance di un sindaco espressione della maggioranza non comunista ed evitare che questa, per l’ennesima volta, debba votare “turandosi il naso.”
Infine, oltre il merito, qualcosa da dire anche sul metodo. Gli estimatori ed alleati del candidato di Rifondazione comunista propongono sì una trattativa per poter unire le forze ma in perfetto stile democratico (inteso quello del Partito democratico) ovvero: “la situazione è questa che abbiamo determinata; potete accettarla di buon grado oppure subirla”
Una soluzione indigesta in quanto eterogenea alla scelta di abbandonare il Pd e nemmeno corroborata dagli umori dei Senegalliesi che non ne comprenderebbero la ratio.
L’obiettivo è quello di dare finalmente una casa all’elettorato democratico, cattolico, moderato e riformista. Una casa propria, magari un condominio ma con regole chiare, condivise abitato da famiglie per bene.
Si propone, invece, l’avallo ad una candidatura di sinistra massimalista e proprio nel momento in cui anche per la composizione del cartello elettorale delle regionali lo stesso Pd pensa di scaricare quella sinistra con cui, a Senigallia, si pensa di voler governare.
Una casa da costruire avendo le idee chiare su ciò che si vuole raggiungere e, innanzitutto, sul come.
Proponiamo di partire col piede giusto. Crediamo che la soluzione di fare la “foglia di fico” al candidato di Sinistra conclamata per consentirgli una redde rationem con quello di Sinistra mimetizzata non sia lo scopo del nostro agire politico e tanto meno rappresenti l’interesse dell’elettorato di riferimento.
Pensiamo si debba restituire democrazia al Paese, contribuendo alla fine del bipolarismo-bipartitismo che ha costretto l’elettorato di Centro a dividersi.
In Italia c’è una maggioranza ed è quella di Alleanza per l’Italia. Occorre ridargli un punto di riferimento.
Tenere, quindi, la barra al centro è l’imperativo per non essere fagocitati.
Mostrare coerenza la migliore opportunità di successo.
da Insieme per Senigallia,
Comitato elettorale per Massimo Marcellini Sindaco di Senigallia
"stampella dei comunisti" un piccolo berlusconi. Questa cattiveria è degna del soprannome di marcellinik!
E marcellinik con chi pensa d'andare o sostenere al ballottaggio?
Inviterà i suoi elettori (come non farà mancini) ad astenersi o per un'assessorato-pugno di lenticchie salirà sul carro del vincente?
Come 5 anni fa, stefanelli gli soffierà la cadrega?
Cosà permetterà ai mezzacanna?
Licenzierà le stampelle di questa amm. ad esempio i responsabili dello schifo-monnezza cir33 e manutenccop?
Parteciperà all'inaugurazione del futuro mezzoporto?
La storia, credo d'aver capito, è questa: il dr. Marcellini ha, visto che aveva preso nelle scorse elezioni sei volte i voti di Mangialardi, più diritto di essere candidato sindaco. Vista la mancata candidatura si è creata una spaccatura nella maggioranza ed è nata:"Insieme per Senigallia". Abbia pazienza, caro Comitato, ma l'articolo è un poco oscuro in certi passaggi e dubito fortemente che uno che non conosca tutta la situazione possa capirci qualcosa. Io, ad esempio, non capisco il seguente passaggio: "Si propone, invece, l’avallo ad una candidatura di sinistra massimalista e proprio nel momento in cui anche per la composizione del cartello elettorale delle regionali lo stesso Pd pensa di scaricare quella sinistra con cui, a Senigallia, si pensa di voler governare." Che vuol dire? E poi:"Proponiamo di partire col piede giusto. Crediamo che la soluzione di fare la “foglia di fico” al candidato di Sinistra conclamata per consentirgli una redde rationem con quello di Sinistra mimetizzata non sia lo scopo del nostro agire politico e tanto meno rappresenti l’interesse dell’elettorato di riferimento." Potrebbe spiegarmi meglio? Cordialmente. Ugo Bartolucci
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