GSA, il punto della situazione dopo la tre giorni sull’acqua a Senigallia
Bilancio positivo per “Non dar da bere agli assetati”. Preoccupati i cittadini. E i politici?
Desideriamo redigere un bilancio della tre giorni sull’acqua a Senigallia intitolata “Non dar da bere agli assetati” che ha visto politici, gestori, società civile e artisti dibattere e discutere sul tema dell’acqua. Lo stimolo della discussione è stato il decreto legge del governo che impone di cedere il 60% dell’acqua pubblica ai privati.
Può l’acqua essere trattata come una merce? Certamente no, perché è un bene senza il quale moriremmo. Dalla tavola rotonda è emerso che l’acqua deve essere a disposizione di tutti, ma questo non vuol dire che deve essere sprecata. Senigallia, nel suo passato, ha avvelenato i pozzi dai quali si dissetava in nome di una agricoltura intensiva e a sua volta avvelenata. La scarsa avvedutezza dei politici di allora e la mercificazione del territorio hanno fatto il resto.
Dove saremmo noi senza Gorgovivo? Questa è la sorgente sulla quale tanti comuni, mettendo assieme la risorse, hanno fatto affidamento per dissetare centinaia di migliaia di persone. Ed è lungo il percorso che da Serra San Quirico porta l’acqua nelle nostre case; siamo sicuri che sia saggio affidare il controllo di tutto questo nelle mani di un privato? No, non lo è.
Città e comuni che hanno già fatto questa scelta, hanno pagato un prezzo altissimo: bollette aumentate del 700%, contatori chiusi, famiglie disagiate senz’acqua a causa dei costi elevati, risse e scontri in piazza.Nel suo monologo l’attore Stefano Lucarelli ha detto “Non possiamo inventarci un padrone dell’acqua, a meno che non vogliamo nominare qualcuno padrone delle nuvole…”.
La situazione è inquietante, abbiamo visto e parlato con cittadini seriamente preoccupati, ma a questa preoccupazione non c’è parso corrispondesse un altrettanto preoccupato pensiero politico. Tranne poche eccezioni, abbiamo avuto l’impressione che si tenda a sottovalutare il problema o a rimandarlo a data da destinarsi, casomai dopo le elezioni. Il problema c’è ed è reale ed impone alla politica il ruolo di difendere i cittadini, non di assecondare la volontà di qualche impresa o di qualche multinazionale. Il professor Rosario Lembo del Comitato italiano per il contratto mondiale sull’acqua in questo è stato chiarissimo: ci vuole una politica forte, che sappia decidere e imporsi per l’interesse collettivo. L’acqua è di tutti e lo deve rimanere; chi ci rappresenta deve difendere questo principio. Anche il Vescovo di Senigallia, in una sua missiva a noi indirizzata, ci ha ricordato che i beni del Creato sono per tutti e non per dei privilegiati.
In tutto il Paese la società civile si sta muovendo per scongiurare questo pericolo. L’informazione resta l’arma migliore per conoscere e poter valutare, abbiamo bisogno di un giornalismo che sia più attento alle grandi tematiche che al pettegolezzo. Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte, noi stiamo raccogliendo firme per chiedere alle forze politiche della nostra città una modifica dello statuto comunale nel quale si sancisca l’acqua come un bene pubblico privo di rilevanza economica. Questa petizione sembra l’unica strada per fermare questa follia.
dal Gruppo Società e Ambiente
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