Parigi: Campionato del mondo di Rugby
di Aldo Bottura
In un brumoso pomeriggio del 1823, in un antico e prestigioso college britannico, alcuni giovani studenti giocavano una partita di calcio. Le regole del gioco del calcio all’epoca non erano codificate, e ciascun college giocava una variante diversa del gioco.
Ad un certo punto di quella partita un giovane studente, William Webb Ellis, prese la palla con le mani (cosa all’epoca consentita) e, invece di calciarla, si mise a correre con la palla in mano verso la linea di fondo avversaria.
Il college era la Rugby School, a Rugby, cittadina inglese nella contea di Warwickshire, West Midlands.
Il college era la Rugby School, a Rugby, cittadina inglese nella contea di Warwickshire, West Midlands.
Secondo la leggenda, il gioco del rugby nacque cosí.
Le regole del gioco si sono evolute nel corso del tempo. Una prima standardizzazione e codifica avvenne il 26 gennaio del 1871, in occasione della nascita della Rugby Football Union.
Il rugby si diffuse in tutto il mondo, e in particolare nel Regno Unito, in Irlanda, in Francia e in alcune ex colonie britanniche, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica.
Accanto ai tornei nazionali che si disputano in molti paesi, si svolgono alcuni tornei per nazioni che godono di grande prestigio internazionale.
Intorno al 1880 alle tradizionali sfide fra Inghilterra e Scozia (la prima delle quali avvenne nel 1871) vennero ammessi il Galles e l’Irlanda. Nasceva il torneo chiamato Home International Championship. Nel 1883 si svolse il primo torneo completo, vinto dall’Inghilterra. Da notare che le regole per la classifica finale non furono codificate per molti anni, fino al 1993. Si contava il numero di vittorie conseguite, e in caso di parità di vittorie il torneo era assegnato ex-aequo. Accanto alla vittoria del torneo, altri due trofei erano in palio ogni anno: la Triple Crown, assegnato alla squadra britannica che batte tutte le altre nella stessa edizione, e la Calcutta Cup, assegnata alla vincitrice della partita Inghilterra – Scozia.
Nel 1910 venne ammessa la partecipazione della Francia. Nasceva cosí il torneo delle Cinque Nazioni.
Nel 1973 si verificó una singolare situazione, con ciascuna squadra che vinse due partite e ne perse due. La vittoria venne dunque assegnata ex-aequo a tutte le cinque squadre partecipanti.
Nel 1993, accanto alle regole per la classifica finale in caso di paritá di vittorie, venne creata la coppa, il Championship Trophy. Fino a quel momento la vittoria nel torneo aveva un valore unicamente simbolico e nulla di tangibile veniva assegnato al vincitore.
Dall’edizione del 2000, l’Italia fu ammessa al torneo, che divenne il torneo delle Sei Nazioni.
Ogni anno, accanto al Championship Trophy, vengono assegnati i seguenti titoli simbolici:
– Il Grande Slam, per la squadra che batte tutte le altre conseguendo cinque vittorie si cinque partite
– la Triple Crown, assegnata alla squadra delle isole britanniche che batte tutte le altre
– la Calcutta Cup, assegnata alla vincitrice della partita Inghilterra – Scozia
– il Wooden Spoon (cucchiaio di legno), assegnato alla squadra che si classifica ultima nel torneo
– il Whitewash (Intonaco), assegnato alla squadra che perde tutte le partite del torneo
– il trofeo Giuseppe Garibaldi, assegnato dal 2007 alla vincente della partita Francia – Italia.
Nell’emisfero australe si gioca ogni anno, dal 1996, il Tri Nations, torneo simile al Six Nations giocato fra le squadre di Nuova Zelanda, Australia e Sud Africa. Alla vincente nella partita fra Australia e Nuova Zelanda viene assegnata la Bledisloe Cup.
Il rugby è uno sport dalle origini nobili. Fin dalla sua nascita, il rispetto delle regole e degli avversari è considerato un valore fondamentale. Nessuno discute mai le decisioni dell’arbitro, qualunque esse siano. Può capitare durante la partita che fra i contendenti avvengano delle ‘explications’, delle spiegazioni, a volte piuttosto colorite. Ma l’agonismo non trascende mai, e in ogni situazione il rispetto reciproco è sacro. Alla fine di ogni partita, le due squadre si applaudono reciprocamente.
La stessa regola vale anche per i tifosi. Assistere ad una partita di rugby allo stadio è un piacere; la qualità del gioco degli avversari è sempre applaudita, il clima è sempre di festa, di serenità, di allegria e rispetto.
Una tradizione importante del rugby è il ‘terzo tempo’. Alla fine della partita i giocatori delle due squadre si ritrovano insieme ai tifosi per festeggiare la partita. La tradizione prevede un banchetto, offerto dalla squadra che ha ospitato l’incontro.
Fra le cose piú interessanti e appassionanti che si possono vedere sui campi di rugby c’è senz’altro la Haka, la danza tipica del popolo Maori, che le squadre delle isole del pacifico eseguono prima di ogni incontro. La piú celebre è senz’altro quella della Nuova Zelanda, gli ‘All Blacks’, chiamata Ka Mate.
Si sta svolgendo, in Francia, la sesta edizione del campionato del mondo di rugby. La prima fase è terminata, e il prossimo fine settimana si giocheranno i quarti di finale. Fra le migliori otto squadre l’unica sorpresa è forse la presenza delle Fiji, capaci di eliminare il piú blasonato Galles in una appassionante partita.
L’Italia è stata eliminata, dopo la sofferta sconfitta con la Scozia per 18 a 16, a St Etienne, sabato scorso. Alessandro Troncon, capitano della squadra, ha giocato la sua ultima partita. Uscendo, per ultimo, dal campo, ha detto: "Non volevo uscire dal campo per assaporare il più a lungo possibile questi momenti. La cosa più bella della mia carriera? Aver giocato 29 anni a rugby. E cose brutte non ce ne sono: anche nelle sconfitte, giocare è sempre un piacere."
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