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Un bilancio della rassegna di storia senigalliese

Intervista a Lidia Pupilli

Rassegna di storia senigallieseAnche martedì sera la Sala del Palazzo del Duca del Palazzo del Trono era piena di gente, a conferma che la domanda di storia si dimostra crescente ed è portata avanti da un pubblico “trasversale” sul piano anagrafico.
A fine serata, gli organizzatori hanno comunicato che tutte le 140 copie messe a disposizione gratuitamente dal Gruppo di ricerca del Centro sono state distribuite.
Cittadini, appassionati e turisti sono giunti ad ascoltare l’ultimo appuntamento della Rassegna di storia Campanile, rivoluzione, nazione, promossa dal Centro Cooperativo Mazziniano “Pensiero e Azione” e curata dal prof. Marco Severini (Università di Macerata).
Il prof. Roberto Balzani, ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna (sede di Ravenna), è stato introdotto da Mauro Pierfederici, che ne ha ricordato il folto curriculum di studioso dalla carriera più che ventennale e le diverse presenze tenute, negli ultimi anni, a Senigallia per convegni, conferenze, etc.
Il prof. Balzani ha poi parlato del volume Le Marche in età giolittiana (1900-1914), affrontando con perizia temi quali Giolitti e l’età giolittiana, il risveglio delle Marche agli inizi del Novecento, i contrasti tra amministrazioni periferiche e centrali, citando anche un documento dell’epoca che testimonia il ricorso continuo allo scioglimento dei Consigli comunali di amministrazioni politicamente “non gradite” da parte del ministero dell’Interno.
Temi tutti che si ritrovano argomentati appunto nel suddetto volume, opera di una decina di storici marchigiani, edito dalla Deputazione di Storia Patria per le Marche (2007) e curato da Lidia Pupilli, giovane vice presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento-Comitato di Ancona, con all’attivo oltre una ventina di pubblicazioni che spaziano dalla storia risorgimentale a quella contemporanea.
Dopo le dichiarazioni degli organizzatori, a Lei abbiamo rivolto alcune domande sulla Rassegna appena conclusa.
 
Un giudizio su questa terza edizione della Rassegna.
Ho notato una partecipazione intensa e progressiva, in tanti hanno acquistato i libri presentati e sono già al varo nuovi progetti di ricerca. Il Centro Mazziniano si è prodigato con tutte le energie a disposizione, segnalandosi per un ottimo lavoro anche in sede organizzativa. Dunque un bilancio più che positivo.
 
Si assiste dunque una rinnovata richiesta di storia da parte del pubblico?
Senza dubbio. Anche se la disciplina ha un suo versante specialistico, richiede un lungo lavoro di ricerca e di stesura e non pochi sacrifici: inoltre, sul fronte dei finanziamenti, la situazione non è delle più rosee.
 
La presenza a Senigallia di storici di fama nazionale ha forse costituito un valore aggiunto?
Certamente. E questo è un segnale chiaro della crescita qualitativa della Rassegna, sempre più orientata a superare i confini del “campanile” e a trattare anche temi di rilevanza nazionale e fortemente intrecciati con l’attualità. Con questo non si intende dimenticare la “storia locale” che continuerà a costituire il fondamento di ogni altra ricerca: la presenza di diversi storici marchigiani alla Rassegna lo ha confermato appieno.
 
Ci parli del libro da Lei curato?
Il libro è il risultato di un progetto di ricerca finalizzato a rilanciare la storia marchigiana del XX secolo attraverso l’indagine delle diverse realtà periferiche e i casi di studio maggiormente interessanti: il coinvolgimento di ricercatori qualificati e di differente formazione, fra cui alcuni tra i maggiori studiosi di storia politica marchigiana dell’età contemporanea, è garanzia dell’intrinseca validità del lavoro.
 
Quali sono gli eventi più significativi di questo periodo storico per le Marche?
Mi limito ad alcuni. La “questione marchigiana” costituì un forte input per il risveglio politico e civile di una regione lasciata dallo Stato nel dimenticatoio dal 1861 in poi; la “sentenza Mortara” del 1906, concedendo a dieci maestre del Senigalliese il diritto di voto, sia pure per soli cinque mesi, rilanciò nella nostra regione la questione femminile che, negli anni successivi, si sarebbe sostanziata di nuovi, significativi episodi; il “terremoto elettorale” del 1909 e le elezioni del 1913 sottolinearono, da una parte, l’avanzata delle forze di sinistra nel quadro politico-parlamentare e, dall’altra, la forza di un movimento cattolico non più disposto a recitare una parte da comprimario rispetto al liberalismo moderato. Tutti segnali di chiusura di un’epoca, quella risorgimentale, chiusura che la Grande Guerra avrebbe definitivamente sanzionato.
 
Centro Cooperativo Mazziniano "Pensiero e Azione"
Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Mercoledì 18 luglio, 2007 
alle ore 17:55
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