Senigallia Plage Sauvage 2006: Nuove pratiche di cittadinanza
da C.S.A. Mezza Canaja
La Plage Sauvage, per noi, è stata un azzardo, un rischio, una scommessa per verificare le potenzialità di mobilitazione del centro sociale, per toccare con mano il reale radicamento che in due anni abbiamo ottenuto, sia in città che in Italia.
La scommessa è stata vinta. Non lo diciamo per egocentrismo o per vana gloria, lo diciamo perché lo dicono i fatti. Tutte quattro le giornate sono state attraversate e vissute da centinaia di persone ed anche oltre; soprattutto della nostra regione e della nostra città.
Portiamo con noi la grande umanità e solidarietà di tutte/i le/i compagne/i che da tutta Italia (Padova, Bologna, Roma, Milano, Trieste, Venezia, Gorizia, Reggio Emilia, Rimini, Pavia, Vicenza, Napoli, Benevento, Cagliari, Perugia, Jesi, Pesaro, Macerata, Ancona, Falconara … Berlino!) sono venuti a condividere con noi queste giornate. Un grazie ed un abbraccio a tutte/i, senza di voi nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile.
Con noi portiamo anche le strette di mano, le domande curiose ed interessate e la condivisione che abbiamo incontrato all’Ipercoop sia da parte di chi faceva spesa sia da parte del personale, durante l’azione per il boicottaggio dei prodotti israeliani. Come portiamo con noi i grazie delle persone a cui abbiamo gratuitamente distribuito i 200 cd masterizzati e gli applausi dei bagnanti della spiaggia libera, (ma di questo le anime candide della politica locale non se ne sono accorte, non è loro interesse vedere!), mentre smontavamo una parte dello stabilimento balneare della UISP.
Le reazioni, scontate, banali, ipocrite e prevedibili, che oggi occupano la stampa locale mettono in evidenza che abbiamo messo il dito nella piaga e che ABBIAMO FATTO BENE A FARLO.
Abbiamo coscientemente smontato una parte dello stabilimento della UISP di Jesi fino a riportare la spiaggia libera alla sua naturale estensione.
A Senigallia vi è un piano degli arenili che vieta la restrizione della spiaggia libera, un piano degli arenili che in 14 anni non è mai stato sconfessato da nessuna amministrazione. Quest’anno il Sindaco e la sua giunta, scavalcando completamente il consiglio comunale tramite una deroga, hanno concesso alla UISP di Jesi la gestione di un pezzo della spiaggia libera, ampliando gli spazi che la cooperativa di Jesi e quella di Senigallia hanno già nella nostra spiaggia.
Quello che tramite la nostra azione siamo andati a contestare (su cos’è la disobbedienza e più in generale su cosa e come sono le pratiche di movimento, lo decide, appunto, il movimento e non chi sta al governo di città, regioni e dello stesso paese), è che in primis si è ristretto uno dei pochi pezzi di spiaggia libera rimasta in città per darlo in gestione, guarda caso, ad una cooperativa, amica del più grande partito di maggioranza al governo sia a Senigallia che a Jesi. In parole povere, sì è temporaneamente privatizzato un bene pubblico, libero e gratuito, sottraendone l’utilizzo a tutti i cittadini per favorire degli interessi particolari ed amicali e il loro lucro. Evidentemente, in città c’è qualcuno che è più uguale di altri.
E’ inutile che Enzo Tesei e Claudio Coppari rivendichino la regolarità della loro concessione, passando per i buoni samaritani ingiustamente colpiti. Il problema per quanto ci riguarda non né tecnico né legale, ma politico. Un esempio? Nessuno contesta che la legge Cirielli sia tecnicamente regolare, si contesta l’uso ad personam della legge. In altre parole, contestiamo il fatto che una legge sia fatta per oggettivizzare e garantire i privilegi di pochi e non i diritti di tutti.
In secundis, quello che si è gridato a gran voce, è lo scandalo che con la scusa delle colonie per bambini, la UISP affitti le proprie attrezzature balneari a privati, facendosi pagare 10euro a giornata per lettino ed ombrellone. Come facciamo a saperlo? Semplice, ce lo avete detto voi.
Le colonie per loro natura non dovrebbero essere a fini di lucro e chiunque faccia il contrario non compie altro che un furto. Tesei e Coppari si dovrebbero vergognare per le loro dichiarazioni. Quando si dichiara coscientemente il falso alla stampa bisognerebbe avere almeno l’accortezza di mettersi d’accordo prima, altrimenti non si capisce se le colonie sono per i bambini o per gli anziani, ma sicuramente s’intuisce che c’è del marcio.
Che la UISP affittasse a privati è risaputo, lo sanno anche i Verdi, ma evidentemente preferiscono tacere, seguendo la logica del "forti con i deboli e deboli con i forti".E’ assolutamente legittimo non condividere le nostre pratiche, quello che è inaccettabile, invece, è che gli effetti vengano confusi con le cause, che l’oggetto dello scandalo sia chi sfila gli ombrelloni e non chi li affitta abusivamente. Quello che è inaccettabile è che dal dissenso, dalla critica politica si passi agli insulti, per altro anche di bassa lega, con espressioni come: "di xenofoba nordica memoria meglio della paventata Marcia su Senigallia", "lo spazio della loro festa il bottegaio utilitarismo", "liberalizzazione della spiaggia" o "l’azione violenta contro chi violento non è". Fino ad arrivare ad una frase come: "La linea d’azione adottata il pomeriggio del 14 agosto dal Mezza Canaja o dal "Pane e le Rose?". Una frase che implicitamente indica pubblicamente alla polizia i responsabili legali da colpire, una frase che rasenta l’infamia. Il fatto che non sia voluta non è una grande attenuante.
L’atteggiamento muscolare, le minacce e la volontà di rompere il dialogo che ci sono imputati li rigettiamo completamente. Siamo sempre disposti a dialogare con tutti – anzi, a questo punto auspichiamo un incontro con i Verdi e con il Sindaco in cui potersi chiarire senza le mediazioni ed i fraintendimenti della stampa – ma il dialogo non è una cosa unidirezionale. Il dialogo, da che mondo è mondo, dovrebbe servire a far trovare un punto d’accordo tra realtà differenti tra loro, rispettando le reciproche diversità, sia teoriche che pratiche. Se questo viene meno non è dialogo – al di là di come pubblicamente lo si sponsorizzi – ma solo un banale tentativo d’omologazione, di normalizzazione che sfocia nel ricatto nel momento in cu si dice "o fate come e quello che diciamo noi o niente". Non è ponendo aut-aut che si dialoga.
C.S.A. Mezza Canaja
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