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Corinaldo: Settantaquattro commensali “A cena con Casanova”

Successo per la sperimentale performance della Compagnia Teatroluce


A cena con CasanovaSettantaquattro commensali "A cena con Casanova". Lo hanno sentito parlare di sé e delle sue avventure, di amore e di scienza, di premonizioni e destino. In un mondo che sta cambiando. Lo hanno visto vestire la sua maschera tragica e ironica, la sua non più verde età, il rimpianto e la speranza. Ha riscosso grandi apprezzamenti da parte del pubblico la sperimentale performance nata da un’idea del regista Paolo Pirani e allestita dalla Compagnia Teatroluce di Jesi. Cinquantuno in tutto i posti inizialmente disponibili per una serata unica, quella di lunedì scorso, all’interno della storica "locanda" di Corinaldo: I Tigli. A questi la compagnia ha dovuto aggiungerne altri venti, ed altrettanti ne sarebbero serviti viste le richieste di prenotazione.
L’idea è nata con l’intento di unire due tra i piaceri più intensi per l’uomo: il cibo e l’arte. "A teatro al ristorante". Ciò che ne è emerso è stato un raffinato messaggio artistico. "A Cena con Casanova" è una riduzione teatrale di circa quarantacinque minuti tratta da "Una notte di Casanova" dell’autore contemporaneo Franco Cuomo, che per l’occasione ha voluto partecipare incurisito dall’iniziativa di cui ha mostrato un sincero apprezzamento.
Nella prima didascalia del testo di Cuomo "L’ultima notte di Casanova" si narra dell’ambientazione e di un tavolo apparecchiato per due, in modo semplice, raffinato ma semplice, con varietà di pietanze non particolarmente elaborate.
"Ecco l’idea – ha spiegato il regista Pirani – incontrare Casanova di persona, all’interno di un’odierna "locanda", un ristorante che tuttavia non ignori una qualche atmosfera evocativa. Rivivere la suggestione di un incontro a tavola, condividendo il momento topico della rappresentazione e quello successivo della degustazione insieme all’attore "Casanova" ed ai componenti della compagnia. Una messinscena globale, che si sviluppa dall’accoglienza degli spettatori / commensali al commiato finale".
"A cena con Casanova – continua Paolo Pirani nelle note di regia – è stato semplice, casuale; come semplice e casuale è il destino. Leggo un copione di Franco Cuomo, odierno autore di teatro, parla di un Giacomo Casanova a fine carriera: come amatore, come viaggiatore, come contaballe. Si trova, Casanova, all’interno di una locanda (luogo neutro, canonico) di una stazione di posta dell’epoca. Attende una donna, ha spesso l’impressione che stia per arrivare, ma questa donna non apparirà mai. Casanova inganna il tempo parlando di sé, di ciò che è stato; tutto al passato come un "tutto è compiuto". Il suo umore è incostante, altalena tra stati emotivi diversi, uomini e donne che ha incontrato gli sono ora d’attorno come presenze fantasmatiche. Le donne, poi; le donne, sempre; le donne, soprattutto. Un’idea, un’intuizione: niente di nuovo o di speciale. O forse sì, chissà! Magari è solo la curiosità istintiva, la passione, meglio l’amore (o tutte queste cose insieme) con cui l’eterno "fanciullino" che è in noi vorrebbe smontare un congegno e rimontarlo a suo piacimento, svelarne il funzionamento osservandolo dall’interno. E infine farne parte".

Alessandro Piccinini
Pubblicato Giovedì 7 dicembre, 2006 
alle ore 17:23
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