Venerdì 14 luglio i funerali di Mons. Angelo Mencucci a Senigallia
L'omelia del Vescovo Odo Fusi Pecci ed il testamento spirituale
Qualche stralcio dalla Omelia del Vescovo Odo Fusi Pecci in occasione dei funerali di Mons. Angelo Mencucci svoltosi a Senigallia venerdì 14 luglio in Cattedrale.
Don Angelo lo ricordiamo come una persona di cultura perché una persona colta è attenta e sensibile a tutto quello che vede attorno a sé, sa dare senso a tante realtà e a tante evenienze della storia degli uomini. Don Angelo dopo aver coltivato gli studi in preparazione al sacerdozio, aveva sentito il desiderio di approfondire questa sua cultura. Nel 1943 ottenne dal Vescovo mons.Ravetta di recarsi come cappellano militare e, trovandosi a Genova, approfittò del tempo a sua disposizione per frequentare l’Università di quella città; ebbe così modo di approfondire lo studio dei classici e si laureò in lettere per tornare poi a Senigallia e dare come insegnante a tanti nostri sacerdoti l’amore alla cultura perché potessero essere attenti ai segni dei tempi.
Don Angelo, però, aveva delle preferenze per la storia. Aveva un fiuto particolare per gli archivi, andava a ricercare le origini di tanti fatti storici e anche di tante persone. Amava soprattutto la storia della nostra chiesa locale e nacque così la voluminosa storia della nostra diocesi. Insieme a tanti altri volumi, ha dedicato una ricerca a San Paolino da Nola, patrono della nostra comunità. Per questo suo amore alla cultura ha voluto dar vita a quella istituzione chiamata "Centro di cultura e promozione sociale" nel palazzo Mastai, raccogliendo una bella biblioteca di oltre quarantamila volumi. Il tempo che aveva a disposizione lo passava lì, specialmente per dialogare con i giovani, per capire le domande e le sfide che la cultura di oggi ci pone ed anche le risposte che possiamo dare.
Fu un appassionato studioso del nostro concittadino Pio IX. Quando nel 1972, in diocesi si prese in esame la situazione della beatificazione di Pio IX, ci si trovò di fronte a quattordici punti da chiarire e Mons. Mencucci organizzò tre convegni di cultura con relatori favorevoli a Pio IX e relatori che avevano riserve nei suoi confronti, docenti di università ecclesiali e di università statali per poter far emergere la verità. Un confronto portato avanti per tanti anni e giudicato positivo dalla Congregazione dei Santi e benevolmente accolto dal Papa Giovanni Paolo II che ne proclamò la beatificazione. Per vari anni è stato segretario dell’Opera Pia Mastai Ferretti, cercando di essere vicino agli ammalati, agli anziani e alle ragazze del collegio pio.
Don Angelo è vissuto in mezzo a noi "in persona Christi"; ha cercato nelle varie situazioni in cui si è trovato di essere modello per configurarci a Cristo.
E’ stato parroco, pastore, sacerdote. Ammirava i parroci suoi predecessori, in special modo il parroco don Mercuri perché andava a far visita alle famiglie. E anche lui cercava di avvicinarle perché diceva: "Il buon pastore è colui che conosce le sue pecorelle, condivide le gioie e le speranze". Per questo si è inserito non solo nella storia della nostra comunità ma particolarmente nel cuore e nella mente di tante persone.
Quell’amore che egli ci ha dimostrato vivendo in mezzo a noi ora lo intercede dal cielo, chiedendo a Dio bontà, amore, misericordia e tanta speranza per il futuro delle nostre generazioni.
Testamento spirituale di don Angelo Mencucci
"O adorabile Santissima Trinità, nel tuo nome ho iniziato il mio cammino sacerdotale, nel tuo nome intendo santamente chiuderlo. O Salvatore Gesù, mio beneamato e adorabile maestro, quando mi chiamerai per giudicarmi imploro la tua benevola sentenza non confidando affatto sopra i miei meriti e nel servizio per tanti anni compiuto nella tua Chiesa ma solo nella infinita e gratuita generosità della tua redenzione. Tu che mi hai amato per primo, usami sino all’ultimo un gesto di bontà, di amicizia e di amore divino. O Maria, madre dolcissima del mio redentore Gesù, custode della mia adolescenza sofferta, stella del mio sacerdozio, suprema speranza del mio itinerario terreno che volge al tramonto, nell’ora del mio passaggio da questa valle di lacrime alla sponda misteriosa dell’oltretomba, porgimi una mano benigna, o clemente, o pia. Io ti ho tanto amato e sempre di te ho parlato e scritto. A te sono ricorso dalla prima giornata della consacrazione del mio vario e cruciato ministero. Nel tuo rosario, che ha scandito i giorni del mio pellegrinaggio, si chiuda e si coroni il lungo ministero della mia vita. Voi tutti, compagni di viaggio, che rimanete ancora sulla terra: parenti, sacerdoti, fedeli, amici, collaboratori, usatemi la carità di implorare dal Datore di ogni bene il perdono e la grazia di essere accolto tra le sue braccia come il figlio prodigo che ritorna alla casa del Padre dopo l’esilio. Perdonate le mie colpe, i miei difetti, le ombre del mio carattere e le deficienze del mio ministero. Stendete pietosi un velo di oblio e di preghiere su tante pagine della mia esistenza non esemplare: ("parce sepulto") e intercedete presso il sommo sacerdote e mediatore Gesù perché il mio nome sia iscritto come il vostro nel libro della vita".
Intervento e saluto del Vescovo Giuseppe Orlandoni
Da queste parole traspare il vero animo di don Angelo. In queste parole si rivela e si manifesta l’identità più profonda del nostro caro fratello. E’ vero che don Angelo è stato un uomo di cultura, è vero che è stato la memoria storica della nostra diocesi e città di Senigallia, è vero che è stata una persona socialmente impegnata, che ha partecipato alla vita della città, culturale soprattutto, è vero che ha servito il nostro paese come cappellano militare, ma fondamentalmente è vero che don Angelo è stato sacerdote dall’inizio alla fine. Lo abbiamo sentito nel suo testamento. Nel testamento non si dicono sciocchezze, nel testamento si dicono le cose che sono veramente e profondamente sentite. Nel suo testamento, don Angelo apre il suo animo, il suo cuore e la sua mente. Ha voluto essere fondamentalmente sacerdote di Cristo e prima di dirgli addio, ma il nostro è un arrivederci, vogliamo dirgli grazie per la testimonianza che ci ha dato. Una testimonianza di fede, la testimonianza di un sacerdote fedele, generoso, sapiente, che si è speso per il bene della Chiesa. Gli diciamo grazie con tutto il cuore per il bene che ha compiuto in mezzo a noi e vorrei anche esprimere un ringraziamento, un sentimento di gratitudine a tutti coloro che gli sono stati vicino da sempre e soprattutto in questi ultimi tempi. Vorrei dire grazie ai collaboratori che ha avuto nei vari incarichi negli uffici che ha svolto; vorrei ringraziare i membri delle varie associazioni in cui egli è stato animatore, soprattutto in particolare vorrei dire grazie ai suoi parenti che lo hanno assistito in questi ultimi tempi con tanta premura e con tanto amore. Il Signore lo accolga nella sua casa e lo ammetta a celebrare in eterno la liturgia del cielo.
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