Vinicio Capossela ed il suo viaggio di mostruose illusioni
Ovunque Proteggi fa il tutto esaurito alla Fenice di Senigallia
Capossela viene spesso abbinato a concerti fatti di pezzi ballabili e di pezzi, come li definisce lui stesso, abbracciabili, ma con Ovunque Proteggi l’artista ci propone una dimensione nuova, un vero spettacolo teatrale, fatto di ombre cinesi, di viaggi che ci portano in luoghi del sud e dell’est: dalla Sicilia, alla Grecia, dalla Turchia, alla Russia, fino alla Cina.Uno spettacolo in cui lo stesso Capossela entra mascherandosi, mostrandosi in tutta la sua poliedricita’ e la sua presenza scenica, vestendo i panni del Minotauro, di Medusa, del naufrago, del mago…. Tutti personaggi che ricorrono nelle canzoni del suo nuovo lavoro, un disco ed un concerto dove spesso il filo conduttore sono i mostri: ciclopi, giganti, draghi, oltre a quelli gia’ citati.
E questa nuova dimensione non e’ affatto dispiaciuta ai tanti spettatori che domenica 7 maggio hanno affollato, riempito in ogni ordine di posti il Teatro La Fenice di Senigallia, dove Ovunque Proteggi e’ stato presentato all’interno della rassegna Sconcerti.
Per piu’ di un’ora e mezza, dopo che Capossela da’ il benvenuto ai Galli Senoni, ci si cala insieme al cantautore in un mondo di leggende con Brucia Troia e Medusa Cha Cha Cha, si fa un viaggio nelle illusioni di Lanterne Rosse e Nel Blu, si partecipa anche ad una sorta di Via Crucis profana e popolana con brani come L’Uomo Vivo (Inno alla Gioia).Per tutta la prima parte dello spettacolo (davvero riduttivo chiamarlo solo concerto) non si esce dall’atmosfera di Ovunque Proteggi, ed e’ piacevole restarci, farsi guidare da Vinicio verso la prossima ambientazione, verso il prossimo luogo da visitare, verso la prossima illusione che si materializza sul fondo del palco, che prende forma nelle ombre cinesi che vengono a completare l’ascolto della canzone.
Ma lo spettacolo resta pur sempre un concerto, ed i fan vogliono il Capossela nuovo, ma anche quello vecchio, ecco allora che nella seconda parte tornano i suoi cavalli di battaglia: Maraja’, Che coss’e’ l’amor, Con una rosa, Morna …, ed alla fine anche la compostezza che all’inizio sembrava star stretta agli spettatori, ma che poi si e’ rivelata quanto mai adatta al tipo di spettacolo, lascia il posto alla voglia di alzarsi in piedi, di ballare, di avvicinarsi il piu’ possibile al palco, e si chiude in un clima certo meno teatrale, piu’ festaiolo!
Dopo oltre due ore e mezza, Capossela esce di scena, dopo averci fatto girare mezzo mondo, sentire suoni spesso arcaici, quasi primitivi, vedere un vero teatro delle ombre; dopo aver anche tenuto testa a modo suo, senza neanche alzare la testa dal piano, a chi, forse arrivato in teatro un po’troppo esaltato, lanciava schiamazzi dagli spalti piu’ alti.
di Luca Ceccacci
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