Lo spettacolo Fuochi della Compagnia senigalliese Il Melograno ad Arcevia
Al Teatro Misa venerdì 5 maggio dopo il successo di Ostra
Marguerite Yourcenar è una delle scrittrici più abili nello scavare a fondo l’universo femminile cogliendo anche i lati più nascosti e più "maschili", se così si può dire…
Fuochi, lo spettacolo teatrale che il Melograno di Senigallia ha portato sulle scene sabato e domenica scorsi ad Ostra e che vedrà il teatro di Arcevia il prossimo appuntamento fissato per il 5 maggio per la regia di Loris Barzon, ha certamente provocato un prodigio. Chi era presente in teatro avrà certamente notato la partecipazione profonda del pubblico alla successione dei monologhi dei vari personaggi. Un silenzio totale, di grande rispetto verso quest’opera interpretata da attori per lo più giovani, ma totalmente calati nei vari personaggi. Gli stessi attori avranno d’altro canto, certamente gustato durante la loro "performance", il contatto diretto con il loro pubblico, quasi sentendone il respiro. Il linguaggio dell’amore dunque sembra restare il medesimo in un’unità di tempo teatrale che va e viene, dal mondo classico ai nostri giorni senza soluzione di continuità e proprio questo volo non controllato volutamente ci fa apprezzare le radici del sentimento, ci dà la possibilità di penetrare gli affanni della passione che sconvolsero le prime donne e conseguentemente di rivederci specularmente nelle loro storie: un "fil rouge" che unisce tutte le donne e ciascuna all’altra indipendentemente dalla loro fede religiosa, provenienza, stato sociale.
La gelosia, il tradimento, la solitudine, il rifiuto e il timore di allora sono istintivi e spontanei, con le medesime esternazioni di noi moderni. Risultato: ogni personaggio è al centro del palco, dell’azione, del sentimento. Ogni attore è primo attore, il tappeto musicale, scelto con sensibilità e competenza e che copre tutta la rappresentazione, è l’abito che ciascun attore indossa nella sua drammaticità, la scenografia è attrice e colonna sonora che perfettamente si integra in questo prezioso gioiello, un piccolo diamante che non è possibile sfaccettare. Una regia apprezzabile e alternativa e questa sua "diversità" ha reso questo testo non facile quasi "rotondo", penetrabile da ogni punto lo si voglia indagare.
Gli attori, Daniele Vocino, Catia Urbinelli, Camilla Marcantoni, Graziella Urbinelli, Andrea Tarsi e Alessandro Cicconi Massi, sono stati in grado di calamitare l’attenzione di noi "pubblico", dal primo minuto all’ultimo, tanto che al termine, dopo molti ripetuti calorosi applausi e ormai a sipario chiuso, chi era in platea e nei palchi di questa deliziosa bomboniera che è il Teatro La Vittoria di Ostra, è rimasto fermo, silenzioso, intenzionato a non interrompere questo straordinario incantesimo e diventando un tutt’uno con la magica atmosfera creatasi proprio lì tra l’antico palco ormai muto, l’illusione e il pubblico, la realtà. Solo un timido inizio di un nuovo battimani di uno spettatore ha fatto riecheggiare un nuovo spontaneo applauso quasi liberatorio.
Un applauso diretto anche a coloro che, invisibili, dietro alle quinte, hanno reso possibile movimenti di palco e scenografie originali, leggere e allo stesso tempo inquietanti.
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