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Mondolfo: Premiato il lavoro di demografia storica del Dott. Piccioli

Il riconoscimento dall'Archeoclub


"Non una semplice genealogia, ma un vero e proprio lavoro di demografia storica", così Paolo Sorcinelli, assessore provinciale ai beni storici-artistici, ha definito la ricerca condotta dal dottor Roberto Piccioli di Fano, intervenendo durante la premiazione con cui, sabato scorso, l’Archeoclub di Mondolfo ha reso omaggio al medico fanese. È stato poi lo stesso Piccioli ad illustrare i particolari della sua ricerca, consultabile sul sito internet www.piccioli.com.
"È iniziato tutto un po’ per caso sei anni fa. I miei nonni erano di origine mondolfese, così per curiosità volli ricostruire il percorso genealogico della mia famiglia. Non avrei mai immaginato gli incredibili risultati di questa ricerca".
Consultando una mole enorme di dati ricavati dagli archivi parrocchiali e dall’archivio di Stato di Fano, Piccioli non solo è riuscito a ricostruire, a ritroso, la discendenza della sua famiglia, ma è arrivato a delineare la genealogia della quasi totalità delle famiglie residenti a Mondolfo.
"Ho ricostruito le ramificazioni familiari dal 1900 fino al 1500. Diversamente da oggi, a quei tempi era raro che le famiglie si spostassero dal luogo natìo. E così, nei piccoli centri urbani come Mondolfo, tutti finivano per avere parenti in comune".
19.442 persone censite, 10.000 alberi genealogici di 7.000 famiglie ricostruiti a ritroso per 16 generazioni: ecco alcuni dei numeri alla base dello scrupoloso e appassionato lavoro di Piccioli. Grazie a questa ricerca il medico fanese è diventato un esperto archivista autodidatta ed ha così potuto spiegare l’origine dei cognomi di diverse famiglie mondolfesi: "Il Concilio di Trento impose ai parroci di tenere degli archivi in cui venissero registrati battesimi, cresime, matrimoni, decessi. Successivamente vennero istituiti, sempre nelle parrocchie, gli "status animarum", una sorta di censimento ante litteram. Ad eccezione delle poche famiglie nobili, all’epoca la maggior parte del popolo era analfabeta e nessuno aveva un cognome. Ricordo che i miei nonni, se volevano chiedere il nome a una persona non usavano la classica domanda "tu come ti chiami?", ma preferivano dire "ma te cum te dicen?"(cioè,"come ti chiama la gente?"). E ho scoperto – prosegue Piccioli – che alcuni cognomi di oggi derivano dai soprannomi con cui gli antenati venivano identificati. Un caso interessante sono i Bernacchia. Negli archivi si trovano fino a una certa data, prima di quella è come se non esistessero. Un giorno trovo nell’archivio un certo Bernabeo Matteoni o Mattioni, in riferimento a una persona particolarmente robusta. Questo Bernabeo diventa poi Bernacci, a causa di un soprannome ("bernaccio") che oggi non possiamo capire. E da lì viene poi l’odierno Bernacchia".
Sulla sua email, Piccioli riceve ogni girono attestati di stima da tutto il mondo, in particolare da quelle famiglie di emigranti che da decenni hanno lasciato Mondolfo.
"I loro complimenti – afferma Picciolo – mi danno un enorme gratificazione e mi spingono ancor di più a proseguire in questa ricerca".

Jacopo Zuccari

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Giovedì 4 maggio, 2006 
alle ore 10:38
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