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Freddo, agghiacciante, grottesco il Titus Andronicus di Shakespeare

Secondo spettacolo rappresentato dalla compagnia di Rigillo alla Fenice

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compagnia di RigilloConclusa mercoledì sera alla Fenice di Senigallia la prima sperimentazione della compagnia del maestro Rigillo, in scena per due sere consecutive al teatro cittadino con due grandi classici.Molière e Shakespeare, sarcasmo e terrore, realtà ed incubo interpretati con tale tecnica e passione da strappare applausi anche nel corso delle rappresentazioni.Uno sforzo non indifferente per la compagnia: altra scenografia, altri abiti, diversa forma mentis.
Il Titus Adronicus, prima aspra tragedia partorita dal genio Shakespeariano, viene tradotta in uno spettacolo in cui la malvagità è senza limiti perchè mossa da un senso distorto e personale di giustizia, la vendetta.L’ambientazione è quella della Antica Roma, il generale Tito Andronico, un magistrale Mariano Rigillo, ritorna vittorioso dalla guerra contro i goti, conducendo con sé la regina Tamora, una gelida Anna Teresa Rossini, insieme ai suoi tre figli e all’amante segreto, il Moro Aronne.
Per dare pace alle anime della prole caduta in battaglia, Tito sacrifica uno dei figli della regina, innescando il crudele meccanismo della vendetta.compagnia di RigilloVendetta che si mescola alla corruzione, alla bramosia di potere e ad una sconvolgente malvagità che conduce lo spettatore alle radici profonde della violenza, in “un periodo storico dove il razzismo, la pulizia etnica e il genoicidio trovano ancora uno spazio per attecchire”.Grottesco, a tratti pulp lo spettacolo mostra i personaggi come in un caleidoscopio: prima amabili genitori, poi terribili carnefici alla ricerca di un equilibrio che sembra ritornare solo sulla scena.
La rappresentazione si apre con la veglia funebre ai figli di Tito: corpi avvolti da anonimi lenzuoli bianchi saranno l’inizio di una crudele serie di efferate violenze, e una premonizione di “inconcepibili” omicidi.Stessa scena per la conclusione, solo che questa volta i morti hanno un volto: il volto della vendetta che non porta “pace” ma solo un’incontenibile amarezza.

Gloria Gasparrini

Gloria Gasparrini
Pubblicato Venerdì 14 aprile, 2006 
alle ore 10:38
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