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Primo appuntamento di Scripta Volant con “La città del Ping-Pong”

Intervista ad Enzo Pettinelli


clicca per ingrandireVenerdì 24 marzo al Centro Sociale Saline a Senigallia, primo appuntamento di Scripta Volant con Enzo Pettinelli che presenterà il suo libro La città del Ping-Pong.
Enzo Pettinelli è onnipresente al Centro Olimpico di Tennistavolo di via Molinello, a Senigallia. Del resto è stato soprattutto lui a volerlo, progettarlo, gestirlo da oltre venti anni.
Già tecnico della Nazionale italiana di ping-pong, allenatore di generazioni di pongisti, tra cui i vincitori di 41 titoli tricolori e campioni del calibro di Massimo Costantini, Enzo Pettinelli ha donato a Senigallia un libro, “La città del Ping-pong”, che è la storia della sua avventura sportiva e di vita, un atto d’amore per il tennistavolo senigalliese e per la sua città.
Enzo, ho terminato di leggere il tuo libro e, chiudendolo, ho rivisto il titolo: “La città del Ping-Pong”. Scusami Enzo, ma il libro non parla di Ping-Pong!
Nel libro il ping-pong è un simbolo di sport. Il libro è il racconto di una storia sportiva, dei giovani protagonisti di quella storia, e della loro città. In fondo al posto del ping-pong potrebbe esserci qualsiasi altro sport. Nemmeno la città o i personaggi reali della storia, pur essendo riconoscibili per molti senigalliesi, non sono mai chiamati per nome.
Ricordo il libro come una bella storia di una squadra vincente, e come un viaggio nella memoria di Senigallia. Lo trovo perfetto come soggetto cinematografico.
Mi hanno anche proposto di farci un film; non vi dico chi è stato a farmelo. Ma in tanti, specialmente chi è stato vicino alla squadra, mi ha detto a proposito: “sembrava di vedere un film”. E questo è molto interessante, perchè spesso, leggendo un libro, siamo spinti a crearci le immagini della storia letta; durante la lettura, cioè, giriamo il nostro “film”. Per uno stesso libro ogni lettore crea il suo film, personale, unico.
“La città del Ping-Pong” nasce da un processo per certi versi simile: le immagini della mia memoria, il film dei miei ricordi, mi danno emozioni, che diventano parola scritta.

In effetti la tua scrittura è composta di frasi brevi, che sono flash quasi visivi. Inoltre hai inserito molti disegni, che rimangono abbozzati. Hai preferito i disegni alle foto?
Per certi versi una fotografia è violenta, perché esatta, e pronta a rinfacciarci tutti quei particolari che col tempo avevamo dimenticato, trasformato, assimilato a nostro modo. Nel mio libro, più che di memoria, possiamo parlare di ricordo. Il ricordo non è mai violento, perché è depurato dal passato, e resta sempre vivo. Un disegno rappresenta il ricordo meglio di una foto.
La città del Ping-Pong è la Senigallia del passato, che evochi con amore. Hai rimpianti di quella Senigallia?
Nessuna nostalgia. Non c’è nulla che si perde per sempre, non c’è nulla che si può ritrovare.Forse un’immagine che ricordo ora con rimpianto è quella del vecchio teatro. E dei coristi della Fenice che, distrutta la loro “casa”, se ne vagavano nelle osterie. Un’immagine che mi ha ferito; non ho avuto il coraggio di scriverne.
C’è un passo del libro in cui critichi la scuola, oppressiva e violenta. Poi tu stesso ne hai fondata una. Non è contraddittorio?
A noi piaceva fare sport, e serviva una struttura che permettesse di farlo. Ed io ho voluto crearla.Ma la nostra scuola si è distinta nel modo diverso di insegnare. La crescita passa attraverso il piacere di fare. Chi soffre non migliora. E la motivazione aiuta a sopportare i momenti di dolore e di fatica. Senza motivazione, alla prima difficoltà si lascia.
A proposito di motivazione, nel libro tracci le importanti differenze tra generazioni nell’approccio allo sport, e non solo.
Dobbiamo innanzitutto stabilire cos’è lo sport. È una medicina? È un intrattenimento? Cos’è? È senz’altro un modo per mantenersi in forma. Ma oggi manca una cultura fisica. Cinquant’anni fa un giovane era da sempre preparato all’attività fisica, perchè ne faceva tanta e da subito, per gioco e per lavoro. Questo lo portava a chiederne ancora. Oggi i giovani ricevono meno stimoli all’attività fisica, e quindi ne sentono meno la necessità. L’immagine simbolica di questo è il prato della Rocca Roveresca, un tempo sempre consumato, oggi è perfetto.
Da qui l’idea dei corsi polifunzionali e, recentemente, la proposta alle circoscrizioni per un progetto motorio e di socializzazione.
La cura del fisico non va trascurata. Per questo servono spazi dove svolgere l’attività fisica, sia al chiuso sia all’aperto, e anche dove facilitare la socializzazione. Occorre considerare gli spazi all’aperto non come semplici piazze per l’incontro dei cittadini, ma come dei veri e propri giardini di gioco, per un loro utilizzo socio-sportivo-culturale. Campetti di prato sintetico, percorsi attrezzati, spazi protetti e isolati dalle strade, strutture coperte dove organizzare serate di ballo, a scadenze frequenti e regolari.Proporremo le nostre idee alle Circoscrizioni che, in collaborazione con il Comune, ma anche grazie a donazioni e sponsorizzazioni, potranno progettare centri per la salute, da realizzare nel nostro territorio.

Tutte le informazioni sulla rassegna Scripta Volant: www.scaloni.it/popinga/scripta_volant

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Giovedì 23 marzo, 2006 
alle ore 9:49
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